E’ finita la Riforma? Domanda un autore protestante

Mark Noll parla del miglioramento dei rapporti tra cattolici ed evangelici

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WHEATON, Illinois (USA), martedì, 25 ottobre 2005 (ZENIT.org).- Da antagonisti durante il periodo della Riforma, ad alleati negli ultimi anni, i cattolici e i protestanti evangelici stanno stringendo nuovi legami e identificando delle posizioni comuni sui fondamentali insegnamenti cristiani.

Così si esprime Mark Noll, docente di Storia del Pensiero Cristiano presso il Wheaton College, Consigliere anziano dell’Institute for the Study of American Evangelicals, e Co-autore, insieme a Carolyn Nystrom, del libro “Is The Reformation Over?: An Evangelical Assessment Of Contemporary Roman Catholicism” [La Riforma è già finita? – Una valutazione evangelica del cattolicesimo contemporaneo] (ed. Baker Publishing Group).

In un’intervista rilasciata a ZENIT, Noll ha parlato del riavvicinamento tra cattolici ed evangelici, e di ciò che ancora si frappone all’unità dei cristiani.

Quali elementi la inducono a vedere un rafforzamento nelle relazioni tra cattolici ed evangelici oggi? Ci può descrivere brevemente il percorso che questi rapporti hanno attraversato nel passato?

Noll: Storicamente i protestanti evangelici e i cattolici romani sono stati antagonisti.

Poco dopo l’inizio della Riforma, negli anni ’20 del XVI secolo, fino agli anni ’60 del XX secolo, l’immagine classica dei protestanti era che la Chiesa cattolica aveva distorto il Cristianesimo, mentre l’immagine cattolica era che i protestanti avevano distrutto l’unità del Cristianesimo.

Le cose hanno iniziato a cambiare veramente solo negli anni ’50 e ’60 del XX secolo, sebbene è possibile scorgerne delle anticipazioni nei secoli precedenti. Oggi la prova di questi cambiamenti è ovunque riscontrabile.

Sempre di più, gli evangelici e i cattolici partecipano congiuntamente in contesti ad hoc o para-ecclesiastici quali ad esempio Alpha.

Sempre maggiori contatti sono stati stabiliti per la collaborazione su questioni politiche, soprattutto tra i cattolici culturalmente conservatori e gli evangelici del medesimo orientamento, ma anche su alcune questione tra i cattolici culturalmente progressisti e gli omologhi protestanti.

Cresce sempre di più il rispetto degli evangelici per alcune figure cattoliche come Madre Teresa e Giovanni Paolo II, e il rispetto cattolico per personalità evangeliche come Billy Graham.

Molti evangelici nella vita accademica ricevono l’insegnamento o l’esempio di intellettuali cattolici come Alasdair MacIntyre o Charles Taylor, e alcuni accademici cattolici godono del lavoro di intellettuali protestanti come Alvin Plantinga.

In molti quartieri si svolgono corsi di studio biblici – solitamente organizzati da e per le donne – con la partecipazione congiunta dei cattolici e degli evangelici.

Il dialogo formale iniziato dal Vaticano dopo il Concilio Vaticano Secondo ha aiutato a ridurre le tensioni, così come ha contribuito anche il crescente numero di occasioni di dialogo più informale tra cattolici ed evangelici.

Anche i movimenti informali ma visibili, come Evangelicals and Catholics Together, hanno creato occasioni per una maggiore collaborazione.

Quali sono gli argomenti che stanno riavvicinando evangelici e cattolici? Si tratta dei temi relativi al matrimonio omosessuale e alla crescente ostilità contro il matrimonio tradizionale?

Noll: Certamente alcune questioni politiche di primo piano come l’opposizione all’aborto su richiesta e il matrimonio tra persone dello stesso sesso hanno avuto un ruolo importante.

Ma a mio avviso e anche secondo il mio Co-autore Carolyn Nystrom, alcuni movimenti sismici – per così dire – relativi a questioni prettamente religiose possono aver svolto un ruolo ancora più importante.

Abbiamo constatato l’impegno di alcuni cattolici e alcuni evangelici nell’intento di identificare delle comuni posizioni cristiane – sulla Trinità, sull’opera di Cristo nella salvezza dei peccatori, sul carattere veritiero della Bibbia – e poi, sulla base di esse, di avanzare nel dialogo sulle restanti differenze, ma anche di collaborare su una serie di questioni sociali e religiose.

In che misura sono state effettivamente superate le ostilità di vecchia data degli evangelici verso i cattolici?

Noll: La migliore risposta sarebbe proprio “in una certa misura”. Giusto oggi ho ricevuto due e-mail a pochi minuti di distanza l’una dall’altra.

Una riportava un’analisi, apparsa su un quotidiano canadese, in cui l’autore grosso modo celebrava il crollo delle ostilità tra i due campi. L’altra recava una lunga lista di circa 30 brani tratti dalle Scritture che il redattore, un ex cattolico diventato evangelico, proponeva per dimostrare la malvagità e la pericolosità della Chiesa cattolica.

Credo che questi due messaggi rappresentino i due atteggiamenti evangelici antitetici nei confronti dei cattolici, all’interno dei quali esistono infinite posizioni intermedie.

Esiste qualcosa della Chiesa cattolica che gli evangelici trovano attraente? La dottrina sociale? Il Magistero di Giovanni Paolo II?

Noll: Le Chiese evangeliche sono generalmente populiste e non molto intellettuali, ma tra gli studiosi evangelici credo che vi sia una crescente considerazione per le tradizioni intellettuali cattoliche come la filosofia di San Tommaso d’Aquino o l’insegnamento sociale di Leone XIII.

Certamente molti evangelici ammirano Giovanni Paolo II per la sua coraggiosa vita di servizio sotto il regime nazista e comunista, nonché ovviamente per la sua carità cristiana dimostrata come Pontefice.

Sia Carolyn Nystrom che io conosciamo personalmente evangelici che sono giunti ad apprezzare maggiormente la tradizione cristiana, la dimensione corporea della fede e a godere della letteratura cristiana attingendo all’intero passato della Chiesa.

Inevitabilmente, queste persone riescono ad apprezzare soprattutto alcuni aspetti della tradizione cattolica e alcuni testimoni della storia cattolica.

Senza contare che su molte questioni politico-culturali scottanti, come l’opposizione all’aborto su richiesta, molti evangelici hanno ricevuto grandi stimoli da esponenti cattolici.

Qual è il sentire comune degli evangelici verso la Madonna? Ne sono affezionati? Quali sono gli ostacoli che rimangono?

Noll: Maria rimane un elemento controverso per una serie di ragioni. Per via della nostra forte attenzione verso Cristo come l’unico redentore dei peccatori, a noi evangelici stona qualsiasi discorso riguardo Maria che la fa apparire come una salvatrice.

In sostanza, mi sembra che ciò che i cattolici considerano devozione è percepita dagli evangelici come un vero e proprio culto di Maria.

Inoltre, gli evangelici hanno in genere qualche difficoltà a comprendere ciò che in effetti è scritto chiaramente su Maria in documenti come il Catechismo della Chiesa cattolica: Maria è la prima dei fedeli nella Chiesa, Sposa di Cristo.

In questo senso, la centralità di Maria nella Chiesa e l’identificazione della Chiesa con Cristo sono convincimenti cattolici che molti evangelici non comprendono. Sono questioni molto sensibili perché tendono a mettere insieme una dottrina raffinata con la pratica popolare.

Qualche progresso su questi argomenti probabilmente è stato raggiunto, grazie all’impegno di esponenti cattolici, impegnati a chiarire attentamente ciò che la tradizione cattolica in effetti afferma o non afferma riguardo a Maria.

Gli evangelici che si prendono la briga di studiare con attenzione tali documenti ne escono fuori rassicurati, almeno in una certa misura, rispetto alla pratica cattolica, ma l’atteggiamento verso Maria rimane una delle principali differenze tre le due tradizioni.

Soprattutto tra i fervidi credenti laici – che sanno bene quali pratiche essi custodiscono o temono, ma che non san
no offrire spiegazioni teologiche sofisticate – rimane potenzialmente un alto grado di reciproco sospetto.

Qual è il senso dell’attuale interazione tra cattolici ed evangelici, in un Cristianesimo oggi ancora diviso?

Noll: I cristiani, siano essi cattolici o evangelici, che credono nella “comunione dei santi”, dovrebbero rallegrarsi degli alti livelli di discussione, di reciproca informazione e di dialogo, mai raggiunti sin dai primi anni del XVI secolo.

A me sembra che, mentre le culture occidentali continuano a secolarizzarsi, diventa sempre più facile per i credenti appartenenti alle diverse tradizioni di ritrovarsi ad affermare insieme i fondamentali insegnamenti cristiani – sulla Trinità, su Cristo come Parola di Dio, sulle Scritture come autorevole rivelazione di Dio – pur essendo, ciò nonostante, in grado di riconoscere le sostanziali differenze che ancora separano le principali correnti del Cristianesimo.

Da un altro punto di vista, la fede cristiana che avanza rapidamente nelle diverse parti del mondo che non sono passate attraverso la Riforma e la Controriforma – gran parte di Africa, Asia ed Estremo Oriente – genera nuovi movimenti cristiani che non sono invischiati in antiche contese religiose come i cattolici e protestanti dell’Occidente.

Essi sono più intenti a trarre dalla fede cristiana delle risposte per le difficoltà presenti e meno preoccupati delle reciproche differenze storiche. Quando questo atteggiamento si ripercuote sull’Occidente, l’importanza data ad antichi antagonismi svanisce.

Carolyn ed io, nel lavorare insieme su questo libro, siamo giunti alla conclusione che è difficile prevedere i futuri sviluppi, proprio perché sia la Chiesa cattolica che il mondo evangelico stanno attraversando rapidi mutamenti.

Sembra tuttavia probabile che il rapporto tra un certo tipo di evangelici e un certo tipo di cattolici continuerà ad espandersi e ad approfondirsi, ma non credo di poter fare la stessa previsione per tutti gli evangelici e tutti i cattolici nel loro insieme.

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ZENIT Staff

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