CASTEL GANDOLFO, giovedì, 25 agosto 2005 (ZENIT.org).- Salutando il nuovo Ambasciatore di Caracas presso il Vaticano, Benedetto XVI ha proposto questo giovedì di superare le tensioni tra il Governo di Hugo Chávez e la Chiesa cattolica per promuovere la collaborazione reciproca al servizio del popolo venezuelano.
“Spero vivamente che si dissipino le difficoltà attuali nei rapporti Stato-Chiesa e si torni ad una feconda collaborazione in continuità con la nobile tradizione venezuelana”, ha affermato il Santo Padre ricevendo le lettere credenziali presentategli dal signor Iván Guillermo Rincón Urdaneta, finora Presidente del Tribunale Supremo di Giustizia.
Il rapporto tra i Vescovi del Venezuela e il Presidente Chávez è diventato teso, poco dopo il suo arrivo alla Presidenza, il 2 febbraio 1999, quando ha preso provvedimenti che hanno notevolmente ostacolato i programmi caritativi ed educativi portati avanti dalla Chiesa cattolica nel Paese.
Da allora, in alcune dichiarazioni pubbliche, il Presidente venezuelano non ha esitato a rivolgere durissime accuse contro i Vescovi e il Nunzio apostolico, che avevano manifestato la propria opposizione ad aspetti concreti del suo governo.
Il 17 luglio scorso, ad esempio, nel suo programma domenicale – radiofonico e televisivo – “Aló Presidente”, Chávez ha insultato il Cardinale Rosalio José Castillo Lara, Presidente emerito della Commissione Pontificia per lo Stato della Città del Vaticano, di 82 anni, già ritiratosi nel suo villaggio natale di Güiripa (Venezuela), che aveva messo in dubbio le pratiche democratiche dell’Esecutivo.
Nel suo discorso al nuovo ambasciatore, Benedetto XVI ha cercato di rasserenare gli animi, riconoscendo, ad esempio, “il rilievo dato dal Governo al lutto per la morte del mio venerato predecessore, Papa Giovanni Paolo II”.
“Da parte sua – ha affermato –, la Santa Sede segue molto da vicino gli avvenimenti di quella cara ‘terra di grazia’, e lo ha manifestato in numerose occasioni”.
Il Pontefice ha anche riconosciuto “l’importanza che le autorità pubbliche venezuelane danno” ai “vari programmi di alfabetizzazione, istruzione o assistenza sanitaria”.
Allo stesso tempo, ha chiesto al Governo di rispettare la libertà propria della Chiesa perché questa possa svolgere la sua missione in Venezuela.
“I Governi degli Stati non hanno nulla da temere per l’azione della Chiesa, che nell’esercizio della sua libertà cerca solo di portare avanti la propria missione religiosa e di contribuire al progresso spirituale di ogni Paese”, ha affermato.
“La Chiesa non può smettere di proclamare e difendere la dignità della persona umana nella sua integrità e apertura alla trascendenza divina, e reclama di poter disporre, in modo stabile, dello spazio indispensabile e dei mezzi necessari a compiere la sua missione e il suo servizio umanizzatore”, ha spiegato.
“La Chiesa – ha proseguito – vuole soltanto libertà per poter prestare un valido servizio di collaborazione con tutte le istanze pubbliche e private che si interessano al bene dell’uomo”.
Di fronte alle sfide che la giustizia sociale pone nel Paese latinoamericano, il Pontefice ha affermato che “è imprescindibile il dialogo leale e rispettoso tra tutte le parti sociali, come mezzo per raggiungere un consenso sugli aspetti che riguardano il bene comune”.
Rivolgendosi personalmente all’Ambasciatore Rincón Urdaneta, il Pontefice ha auspicato che “durante l’esercizio della sua importante missione le tradizionali e storiche relazioni tra Venezuela e Santa Sede vengano rafforzate da uno spirito di collaborazione leale e costruttiva”.
L’88% degli oltre 25 milioni di abitanti del Venezuela è stato battezzato in seno alla Chiesa cattolica.