Benedetto XVI, testimone di una fede cristiana vissuta nell’incontro con gli altri

Intervista con il ragazzo palestinese che quest’oggi ha pranzato con il Papa

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COLONIA, venerdì, 19 agosto 2005 (ZENIT.org).- Johny Bassous, il ragazzo 20enne proveniente dalla Palestina che ha avuto la possibilità questo venerdì di pranzare insieme a Benedetto XVI, ha raccontato di questo incontro come di una esperienza toccante che gli ha dato impulso a vivere cristianamente il dialogo e l’incontro con gli altri.

In questa intervista concessa a ZENIT, Bassous parla del bagaglio di esperienza umana che porterà con sé nel fare ritorno a casa.

Parlaci dell’incontro di quest’oggi con il Papa.

Johny Bassous: Sono venuto alla Giornata Mondiale della Gioventù con un gruppo di giovani cristiani provenienti dalla Terra Santa che ho rappresentato in occasione dell’incontro con il Papa. Per me l’incontro è stato così piacevole e di una tale benedizione da farmi sentire totalmente sollevato nel cuore. Il Santo Padre con la sua spiritualità mi ha fatto sentire molto vicino a sé.

Le sue parole, così toccanti ed edificanti, sono state di grande incoraggiamento per la nostra fede cristiana. Egli ci ha chiamati a più riprese ad “approfondire la nostra fede” e a vivere pacificamente la nostra fede cristiana fuori, in mezzo alle altre persone provenienti da background diversi dal nostro, in special modo con coloro che vivono in Paesi composti da religioni differenti.

Egli ha poi menzionato un passaggio della Bibbia tratto dalla prima lettera di San Pietro, nel quale si sottolinea il nostro dovere a farci portatori di ragioni di “speranza viva” a coloro che ci chiedono della nostra fede cristiana. In altre parole, è con la nostra vita che parliamo alle altre persone, dando loro argomenti per interpellarci sulle ragioni della nostra fede.

Hai menzionato quanto detto dal Papa nell’incoraggiarvi a gettare ponti fra le distanze che separano popoli di diverso credo, razza e cultura, tema questo, peraltro, molto sentito nella Terra Santa. In che modo senti che l’incontro d’oggi con il Papa ti aiuterà a livello personale a promuovere con maggiore convinzione la pace nella tua terra?

Johny Bassous: Sai, uno dei più grandi comandamenti che Dio ci ha donato è quello di amare il nostro prossimo come noi stessi, e persino di amare i nostri nemici e di cercare di vivere con loro in comunione. Per quanto mi riguarda, incoraggiato dagli appelli di questo Papa, credo che amare gli altri, amare i musulmani, gli ebrei insieme con gli altri cristiani sia una delle cose più solide che io posso fare per dare impulso al nostro dialogo di pace. Questo è il messaggio di riconciliazione che voglio portare indietro con me a casa, per poi incarnarlo quotidianamente nella mia vita di cristiano.

Il Papa stesso ha già dato un mirabile esempio di questa testimonianza nel mondo, nel pranzare ad esempio insieme a tutti voi, nell’incontrarsi con la comunità ebraica di Colonia all’interno della Sinagoga della città. Riguardo questo ultimo gesto, che valore ha avuto per te?

Johny Bassous: Quando sento di questi avvenimenti, provo una profonda gioia perché in quanto cristiani, siamo chiamati a superare i confini e ad infrangere ogni barriera che ci separa dagli altri popoli. E’ nostro dovere – come anche lui ci ha mostrato – andare incontro alle persone con espressioni d’amore. Ricordo ancora quando il suo predecessore, Giovanni Paolo II, si avvicinò al muro del pianto per pregare e di quando si recò in visita alle moschee, gesti questi che dimostrano come questi veri uomini di Dio non si affidino solamente alle loro parole ma anche alle loro azioni. Questo è un esempio di cosa siamo chiamati a fare nei confronti degli altri.

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ZENIT Staff

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