Alcuni all’interno della Chiesa non credevano nelle Giornate Mondiali della Gioventù

Parla l’autore del libro “Generazione Giovanni Paolo II”

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CITTA’ DEL VATICANO, giovedì, 18 agosto 2005 (ZENIT.org).- Che Giovanni Paolo II abbia influito positivamente sulle vite di milioni di giovani non rappresenta alcun segreto, ma che sia riuscito a plasmare una intera generazione di ragazzi è certamente stupefacente. A descriverlo è Mimmo Muolo in un suo libro di recente pubblicazione.

“Vaticanista” di “Avvenire”, il quotidiano della Conferenza Episcopale Italiana, Muolo, di 41 anni, ha seguito con interesse la nascita e la storia delle Giornate Mondiali della Gioventù (GMG), dedicandogli un libro dal titolo “Generazione Giovanni Paolo II. La storia della Giornata Mondiale della Gioventù”, pubblicato dalla casa editrice “Ancora” (Collana “La Tenda”, giugno 2005, pagg. 128 + 16 pagg. a colori, Euro 9,00).

In questa intervista concessa a ZENIT, il giornalista italiano confessa di non essere per nulla sorpreso dalla buona sintonia esistente fra il nuovo Papa, Benedetto XVI, e i giovani, con i quali si incontrerà nella Giornata Mondiale della Gioventù di Colonia dal 18 al 21 agosto.

Qual è la “Generazione Giovanni Paolo II” e cosa la caratterizza?

Mimmo Muolo: C’è nel libro un passaggio in cui tento di analizzare più in dettaglio il titolo del volume. Giovanni Paolo II è stato Papa per oltre 26 anni, il tempo di una generazione, appunto. Dunque tutti i giovani nati dal 1978 ad oggi si sono formati con i suoi insegnamenti.

Questa è la “Generazione Giovanni Paolo II”. Questi sono i giovani di Papa Wojtyla, che lo hanno seguito fino all’ultimo e ai quali lui stesso ha dedicato la sua frase di addio: “Vi ho cercati, adesso voi siete venuti da me. Vi ringrazio”. Questa “Generazione Giovanni Paolo II” ha una caratteristica fondamentale. E’ la generazione dei giovani che pensano in maniera affermativa.

E’ la generazione del “sì”. Sì alla vita, intesa come vocazione e quindi come dono di Dio. Sì all’impegno, conseguente a questa vocazione. Sì a Gesù Cristo, cioè a colui che chiama. Sì anche alla Chiesa, tramite della chiamata. In sintesi sono proprio questi “sì” che Giovanni Paolo II ha predicato nel corso del suo pontificato. Vivendoli e testimoniandoli in prima persona, fino all’ultimo.

Giovanni Paolo II e i giovani avevano un “feeling” reciproco. Sembra che anche con papa Benedetto ci sia, le sorprende o se lo aspettava?

Mimmo Muolo: Non mi sorprende. In tutto il suo pontificato Giovanni Paolo II, pur esercitando uno straordinario ascendente sui giovani, non ha mai attirato la loro attenzione sulla sua persona. Anzi, ha sempre fatto, in un certo senso, il “vigile urbano”, indicando a chi gliela chiedeva la direzione di marcia. Papa Wojtyla ha sempre detto ai giovani che l’incontro vero non era con lui, ma con Cristo.

Ecco perché sono convinto che anche con Papa Ratzinger – come si è visto in questi primi mesi del nuovo pontificato – il feeling sarà lo stesso. La “Generazione Giovanni Paolo II” è abituata a vedere nel Papa il rappresentante di Cristo sulla terra. E oggi questo rappresentante si chiama Benedetto XVI.

Le Giornate Mondiali della Gioventù confermano la fede dei giovani. Perché fino a GPII non esistevano?

Mimmo Muolo: Forse perché fino a quel momento la Chiesa – rispetto ai giovani – aveva giocato in difesa. La pastorale giovanile, in realtà, almeno qui in Italia, non è mai mancata. Ma si riteneva che essa fosse un’attività di nicchia, da gestire nel porto sicuro degli oratori e dei gruppi parrocchiali. Giovanni Paolo II ha deciso di giocare all’attacco, intuendo per primo il bisogno dei giovani di sentire parole di vita eterna. Le Giornate Mondiale della Gioventù nascono proprio così. Come una specie di scommessa di Papa Wojtyla contro tutto e contro tutti. Anche quelli che all’interno della Chiesa all’inizio non credevano nel successo dell’iniziativa.

Uno dei fatti sorprendenti delle GMG è l’avvicinamento dei giovani alla confessione. Pensa che sia una cosa del momento legata a questi grandi eventi di fede o un cambiamento più duraturo che prosegue anche dopo?

Mimmo Muolo: Come sempre il Papa mostra una direzione di marcia e dimostra che è possibile percorrere quella strada. Tocca ora ai sacerdoti che si occupano di pastorale giovanile (solo in Italia si calcola ce ne siano oltre 10mila) far sì che l’accesso al sacramento della riconciliazione non rimanga un fatto emotivo e occasionale, legato alla particolare atmosfera delle GMG, ma diventi consuetudine sacramentaria.

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ZENIT Staff

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