Annalena Tonelli è stata uccisa da un gruppo legato al terrorismo internazionale

La missionaria laica è morta in Somalia il 5 ottobre del 2003

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MOGADISCIO, giovedì, 14 luglio 2005 (ZENIT.org).- L’Agenzia missionaria della Santa Sede afferma che la missionaria laica italiana Annalena Tonelli, assassinata il 5 ottobre del 2003 nel villaggio somalo di Borama, è stata vittima di un gruppo integralista legato alla rete internazionale del terrorismo, diffusosi nella regione africana negli ultimi anni.

Nel dare questa notizia l’ Agenzia “Fides” della Congregazione vaticana per l’Evangelizzazione dei Popoli si fa eco delle informazioni contenute nel rapporto dell’ “International Crisis Group”, diffuso la scorsa domenica.

“Questa informazione è confermata all’Agenzia Fides da fonti locali che non citiamo per ragioni di sicurezza”, afferma.

“Annalena Tonelli e altri volontari occidentali uccisi negli ultimi 2 anni nel nord della Somalia sono stati vittime di un gruppo integralista legato all’internazionale del terrore” riferiscono queste fonti, ricordando anche l’allarme lanciato lo scorso anno sull’esistenza di una “taglia” sugli occidentali in Somalia.

“I terroristi stranieri presenti in Somalia, offrirebbero 5mila dollari per ogni straniero ucciso. Alla famiglia di un kamikaze verrebbero versati 25mila dollari”, aggiunge, sebbene non sia in grado di precisare se la “taglia” esista ancora.

Ad ogni modo, “i gruppi somali legati al terrorismo internazionale di matrice islamico-integralista si sono alleati con i signori della guerra di Mogadiscio che vogliono impedire l’insediamento del nuovo governo nella capitale”.

Secondo l’ “International Crisis Group” il nuovo gruppo “ha base a Mogadiscio ed è guidato da un giovane capo che è stato addestrato in Afghanistan e ha mostrato la sua presenza uccidendo 4 operatori umanitari stranieri sul territorio relativamente sicuro del Somaliland tra l’ottobre 2003 e l’aprile 2004”.

In base a quanto contenuto nel rapporto, “la minaccia di un terrorismo jihadista in Somalia è reale”; il documento mette in guardia sulla “possibile strumentalizzazione” da parte di questo gruppo della presenza di truppe straniere inviate in Somalia in funzione di peace-keeping.

In questo senso, l’arrivo di truppe straniere in Somalia – in special modo dai Paesi limitrofi – è visto dai componenti del gruppo come l’occasione “per trasformare la Somalia nel nuovo Iraq”.

Anche se piccolo, il gruppo cerca infatti di inserirsi nella vita politica somala sfruttando le rivalità tra i diversi signori della guerra e la crescente ostilità di una parte della popolazione all’invio di truppe straniere in appoggio al nuovo governo somalo.

“Se il governo somalo non riesce a esercitare il controllo della situazione – si legge nel rapporto – i jiahadisti recluteranno sempre più tra la popolazione disperata e malcontenta e l’attuazione di un attentato spettacolare contro gli interessi stranieri in Somalia non sarà che questione di tempo”.

Sulle orme di Charles de Foucald, Annalena Tonelli aveva iniziato la sua missione di volontaria a 23 anni nel 1969. Aveva conseguito una laurea in legge, ma voleva mettersi al servizio dei nomadi ammalati di tubercolosi. Così, cominciò a studiare medicina, specializzandosi poi in malattie tropicali.

Diventata responsabile di un progetto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità presso l’ospedale di Wajir in Somalia, per queste sue opere di carità fu anche aggredita, picchiata, e ferita.

Morì sotto alcuni colpi di arma da fuoco, il 5 ottobre del 2003, mentre di trovava nel suo ospedale di Borama, uno sperduto paesino nel Somaliland (nord Somalia) – regione autoproclamatasi indipendente dalla Somalia nel 1991 –, dove da 33 anni operava a favore della popolazione locale.

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ZENIT Staff

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