ROMA, domenica, 10 luglio 2005 (ZENIT.org).- Dal 19 al 25 Settembre 2005, per volontà dell’Abate Primate N. Wolf OSB, avrà luogo a Roma il primo Congresso Mondiale degli Oblati secolari, i laici che hanno scelto di affiliarsi ad uno dei 1196 monasteri benedettini, maschili e femminili, sparsi per tutto il mondo.
“E’ attesa la presenza di 300 persone in rappresentanza di circa 24.000 oblati che risiedono prevalentemente in Europa e negli Usa, ma anche in America Latina, Asia, Africa e Australia”, hanno spiegato gli organizzatori in un comunicato inviato a ZENIT.
Nel suo invito a partecipare al Congresso, che si svolgerà presso il “Salesianum” di Via della Pisana, padre Wolf ha scritto: “E’ stata una mia idea, dopo aver conosciuto un numero grande e crescente di oblati in tutto il mondo. Ho pensato che dovrebbe essere interessante trovarsi tutti insieme per parlare e imparare l’uno dall’altro”.
Secondo l’Abate, quindi, il Congresso dovrebbe fornire l’occasione per ripercorrere un cammino di scoperta e di proposta universale dei valori cristiani , in continuità con la ricerca che caratterizzò la vita di San Benedetto.
L’incontro, il cui tema è “Comunione con Dio – Comunione con il mondo”, sarà centrato sul confronto delle molteplici modalità di espressione del carisma benedettino e sul valore e la modernità del messaggio trasmesso da San Benedetto.
Fedeli al motto “Ora et labora”, i 7 giorni del Congresso saranno scanditi da momenti di preghiera (Lodi, Vespri, Liturgia Eucaristica), dall’ascolto di relazioni, dalla partecipazione a conferenze e dal confronto sulle relazioni in gruppi di lavoro che potranno interagire in lingue diverse.
Ci saranno anche altre occasioni di incontro collettivo come un concerto serale tenuto dall’Abate Primate Notker Wolf (flauto traverso) e da suor Celina Galinyte (violino), un pellegrinaggio a Montecassino, culla del Monachesimo Benedettino, una visita a Castel Gandolfo, residenza estiva del Papa, dove Benedetto XVI vorrà concedere una udienza speciale agli Oblati giunti da tutto il mondo.
“Come è noto, nel 1964, San Benedetto è stato proclamato ‘Patrono d’Europa’ da Papa Paolo VI. Il Congresso degli Oblati rappresenta quindi anche un’occasione, offerta a Roma, per un approfondimento sul tema delle radici cristiane dell’Europa, che sono una realtà storica documentabile attraverso il contributo, dato dai monasteri, alla crescita umanistica, filosofica, scientifica del mondo”, hanno affermato gli organizzatori.
“Il fatto che il Papa Benedetto XVI abbia preso il nome del padre del monachesimo , occidentale e non solo, assume perciò un valore inestimabile per ricordare a tutti l’universalità del messaggio di San Benedetto e del monachesimo che, dall’Italia, ha irradiato cultura e spiritualità in Europa, nel passaggio dal mondo antico a quello moderno e che oggi è ancora più ricco, per le originali espressioni che fioriscono in tutte le parti del mondo e che troveranno occasione di confronto in questo Congresso”, hanno aggiunto.
Nel suo libro “Fede, Verità, Tolleranza”, Papa Joseph Ratzinger (allora Cardinale) cita Papa Gregorio Magno (+604), che nei suoi “Dialoghi”, narrando le ultime settimane di vita di San Benedetto, ha ricordato che “il fondatore dell’Ordine Benedettino (…) mentre nell’oscurità della notte guardava fuori, improvvisamente vide una luce che si effondeva dall’alto e dissipava tutta la tenebra notturna (…). Qualcosa di assolutamente meraviglioso si compiva in questa visione come più tardi narrò Benedetto stesso: il mondo intero gli si presentò davanti agli occhi come dentro un unico raggio di sole…”.
Il Cardinale Ratzinger nota che San Benedetto, nel momento della visione, stava in piedi. “Lo stare ritti, nella tradizione monastica, è immagine simbolica dell’uomo che si è raddrizzato da un incurvamento, non è più rannicchiato così da dover guardare solo per terra, ha riacquistato il portamento eretto e così lo sguardo libero verso l’alto – osserva –. Così egli diviene uno che vede. Non è il mondo a farsi piccolo, ma la sua anima a divenire grande, poiché egli non è più assorbito dalle cose, dagli alberi che non lasciano riconoscere il bosco, ma ha conseguito uno sguardo sul tutto”.