CITTA’ DEL VATICANO, giovedì, 10 marzo 2005 (ZENIT.org).- La Santa Sede sta impartendo a giovani sacerdoti dal lunedì al sabato un corso sull’importanza del sacramento della Riconciliazione e sulle difficoltà che si possono incontrare impartendolo.

Il “Corso sulla giurisdizione interna” è organizzata tutti gli anni dal Tribunale della Penitenzieria Apostolica ed è presieduto dal Penitenziere maggiore, il cardinale statunitense James Francis Stafford.

Alcuni professori sono padre Gianfranco Girotti, OFM Conv, Reggente della Penitenzieria, e il teologo Ivan Fuček, consulente di questo tribunale della Santa Sede, competente per tutto ciò che riguarda la “giurisdizione interna”, vale a dire le questioni di coscienza.

In alcune dichiarazioni alla “Radio Vaticana” sull’importanza di questo corso, padre Girotti ricorda una vecchia affermazione del Papa Giovanni Paolo I, che diceva che “dopo il Concilio di Trento erano aumentate le confessioni ed erano diminuite le comunioni, mentre dopo il Concilio Vaticano II sono aumentate le comunioni, ma sono diminuite le confessioni”.

Citando alcune ricerche universitarie sociologiche, il religioso riconosce che in certi Paesi è “innegabile che ci sia una ‘crisi’ della confessione sacramentale” ed attribuisce la sua origine alla “perdita del senso del peccato”.

Questa perdita ha motivazioni che il Reggente della Penitenzieria maggiore enuncia in questo modo: “In un mondo secolarizzato, la presenza di Dio non è più considerata rilevante per l’azione umana”; “c’è sempre più la preoccupazione di non colpevolizzare e di non mettere freni alla libertà”; si estende sempre di più un’etica “che relativizza la norma morale, negando il suo valore assoluto, negando che possano esistere atti intrinsecamente illeciti”.