BRASILIA, mercoledì, 2 marzo 2005 (ZENIT.org).- Di fronte all’intenzione del Governo brasiliano di utilizzare embrioni umani per la ricerca, i Vescovi del Paese affermano che “l’utilizzo” “di embrioni per ottenere cellule staminali sembra non un segno di progresso, ma il segno di un atteggiamento contrario all’etica senza precedenti nella storia umana”.
La Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB) ha lanciato l’allarme martedì, di fronte alla mobilitazione nella Camera dei Deputati del Brasile per approvare la Legge di Biosicurezza. Il testo potrà essere votato dal plenum questo mercoledì.
Il testo della Legge approvato al Senato il 6 ottobre 2004 autorizza la realizzazione della ricerca con cellule staminali embrionali. Gli embrioni utilizzati devono essere stati congelati fino al giorno della pubblicazione della legge e devono avere almeno tre anni di stoccaggio.
Il progetto vieta la clonazione umana e la produzione di embrioni per ricavarne cellule staminali a scopo terapeutico.
In base alle dichiarazioni del senatore Ney Suassuna (relatore) all’epoca dell’approvazione del testo al Senato, il progetto permetterebbe la manipolazione per la ricerca di circa 20.000 embrioni congelati.
Nella nota firmata dalla presidenza della CNBB sull’argomento, divulgata martedì sera, i Vescovi affermano che “gli ultimi decenni mostrano un grande progresso nel campo della biogenetica e della biotecnologia, aprendo prospettive nel senso sia della cura di certe malattie che del miglioramento della nostra vita sulla terra”.
“Nonostante questo, con le speranze nascono anche nuovi interrogativi e nuove preoccupazioni. Questi interrogativi non sono soltanto scientifici, ma soprattutto di carattere etico”, hanno affermato il cardinal Geraldo Majella Agnelo – Arcivescovo di São Salvador da Bahia e presidente della CNBB – monsignor Antônio Celso de Queirós – Vescovo di Catanduva, SP, e Vicepresidente dell’episcopato – e monsignor Odilo Pedro Scherer – Vescovo ausiliare di San Paolo e Segretario generale della CNBB –.
“Siamo lieti per le conquiste della scienza che permettono di curare certi mali che hanno motivi genetici e, con la crescente aspettativa della biotecnologia, agire efficacemente nel caso di certe malattie di origine genetica. Il progresso della scienza e della tecnologia apre nuove possibilità perché possiamo portare avanti la missione che il Creatore ci affida”.
“In questo senso, ci congratuliamo con le ricerche recenti e con l’uso responsabile delle cellule staminali adulte che si trovano nel cordone ombelicale, nel midollo osseo e un po’ in tutto il corpo umano”.
Secondo i Vescovi, “è necessario rifiutare con decisione la produzione di embrioni o l’utilizzo di embrioni già esistenti sia per la ricerca che per un’eventuale produzione di tessuti e di organi. Per la ricerca con cellule staminali embrionali sarebbe necessaria la soppressione degli embrioni e la vita umana deve essere rispettata, sempre, dall’inizio alla fine”.
“Ci preoccupa il modo poco approfondito con il quale certe persone ed enti si pronunciano in relazione alla cosiddetta terapia genica, come se per mezzo di essa potessero essere risolti tutti i mali del mondo”.
“Una vita in salute non si riduce ai geni né agli organismi, ma fa riferimento anche ai rapporti sociali, economici, politici, affettivi e spirituali. Ci sono persone e gruppi che sembrano più venditori di speranze di una vita facile che preoccupati della salute e della vita di tutti”, aggiungono.
Secondo la presidenza della CNBB, “anche se si deve cercare di ridurre le sofferenze dei malati per via di problemi genetici, ci preoccupa anche lo sfruttamento emozionale che deriva dall’esposizione di handicappati”.
“Di fronte a questi presupposti e fondati sul Vangelo di Vita, confidiamo che non vi lascerete piegare dalla pressione dei gruppi che investono nella biotecnologia a scopo di lucro”.
“L’utilizzo di embrioni per ottenere cellule staminali sembra non un segno di progresso, ma il segno di un atteggiamento contrario all’etica senza precedenti nella storia umana”, affermano i Vescovi.
Al termine dell’Angelus del 7 novembre 2004, nel salutare i pellegrini brasiliani, il Papa Giovanni Paolo II aveva auspicato che tutti i resposabili politici nel Paese si impegnassero difendere “la vita dal suo concepimento al suo termine naturale”.