ROMA, domenica, 6 febbraio 2005 (ZENIT.org).- Rappresentanti della Conferenza Episcopale Italiana, della Federazione delle chiese evangeliche in Italia e della Sacra Arcidiocesi ortodossa d'Italia, si sono incontrati a Roma il 3 febbraio per discutere sul tema "Il crocefisso e gli altri simboli della cristianità, tra tradizioni religiose e spazio pubblico".

Nella memoria conclusiva dell’incontro è stato sottolineato che il crocefisso “è un simbolo religioso fondamentale”, esprime i valori “della solidarietà, dell’accoglienza, della sofferenza umana”.

“Per questa ricchezza di significati, la sua esposizione nei luoghi pubblici assume particolare rilievo non solo per la comunità dei credenti ma per l’intera società civile”, si legge poi.

Sul piano dell’uso liturgico del crocefisso, i rappresentanti delle diverse confessioni hanno rilevato che, le differenze e distinzioni che pure esistono “non ostacolano una prassi ecumenica che possa prevedere la condivisione cosciente e matura”.

La tradizione ortodossa ha posto l’accento sulla resurrezione prima che sulla crocifissione. In questo senso l’Oriente cristiano, e particolarmente quello ortodosso, non parla esclusivamente di crocefisso ma piuttosto di “Croce”.

Per quanto riguarda l’esposizione nei luoghi pubblici, in ambito ortodosso, la materia si affida alle particolari sensibilità nazionali.

La delegazione cattolica, invece, ha osservato che in Italia il crocefisso è “un simbolo religioso che risponde al sentire più profondo della comunità e concorre a definirne l’identità, in quanto radicato nella storia e nella tradizione del Paese”.

La sua esposizione non contrasta pertanto con il principio di laicità, che “implica non l’indifferenza dello Stato dinanzi alle religioni ma garanzie dello Stato per la salvaguardia della libertà di religione, in regime di pluralismo confessionale e culturale” (Corte Costituzionale, sentenza n. 203/1989).

I protestanti hanno richiamato con forza quel principio di laicità, secondo cui è proprio l’assenza di particolari simboli religiosi nello spazio pubblico a garantire a tutte le comunità di fede la libertà religiosa e un effettivo pluralismo.

La componente luterana, ha sottolineato la propria specifica sensibilità che si esprime nell’esposizione del crocefisso nell’ambito della propria liturgia.

In conclusione, i partecipanti all’incontro hanno sottolineato la necessità di costruire uno Stato che non sia un “coacervo anonimo degli indistinti”, bensì una casa capace di accogliere uomini e donne con convinzioni ed orientamenti che non coincidono, ma possono e devono pacificamente coesistere.