Affrontare una società secolarizzata

Giovanni Paolo II invita i fedeli ad evangelizzare

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ROMA, sabato, 3 giugno 2004 (ZENIT.org).-L’evangelizzazione continua ad essere una delle priorità principali di Giovanni Paolo II, il quale non permette alle sue difficoltà fisiche di ostacolare i suoi sforzi. Nelle ultime settimane il Santo Padre si è espresso di frequente sulla necessità della presenza dei cristiani nella società.

Durante un incontro a Berna, Svizzera, il 5 giugno scorso, il Papa ha invitato i giovani cattolici lì radunati a non temere di incontrare e ascoltare Gesù. “Non ti accontentare di discutere; non aspettare, per fare il bene, le occasioni che forse non verranno mai”, li ha esortati Giovanni Paolo II. “E’ giunto il tempo dell’azione!”

Il Papa ha aggiunto: “Agli inizi di questo terzo millennio, anche voi, giovani, siete chiamati a proclamare il messaggio del Vangelo con la testimonianza della vita. La Chiesa ha bisogno delle vostre energie, del vostro entusiasmo, dei vostri ideali giovanili per far sì che il Vangelo permei il tessuto della società e susciti una civiltà di giustizia autentica e di amore senza discriminazioni”.

Nella sua omelia pronunciata durante la Messa del giorno dopo il Santo Padre ha proclamato: “E’ giunto il tempo di formare le giovani generazioni di apostoli a non avere paura di proclamare il Vangelo. Per ogni battezzato è essenziale passare da una fede di abitudine a una fede matura, che si esprima in scelte personali chiare, convinte, coraggiose”.

Questa fede, ha spiegato, consentirà ai seguaci di Cristo di costruire una Chiesa missionaria, “libera da false paure perché sicura dell’amore del Padre”. Giovanni Paolo II ha anche ricordato ai presenti che le basi della dignità umana e la fonte della “grandezza dell’uomo” provengono dall’immagine di Dio che “in ogni essere umano si rispecchia”.

Diffondere il Vangelo

Uno dei principali argomenti dei recenti interventi del Papa è quello relativo ai pericoli di una società secolarizzata, sempre più ostile ai principi cristiani. Questo problema comporta una duplice sfida: l’esigenza di difendere la Chiesa e i fedeli contro lo sgretolamento del Cristianesimo; e la necessità di convincere i cristiani a proclamare il Cristianesimo e a convertire la società.

Nel suo discorso del 20 maggio, indirizzato ad un’assemblea di vescovi italiani, il Papa ha ammonito contro “l’influsso penetrante che i media esercitano oggi sui modi di pensare e sui comportamenti, personali e collettivi, orientando ad una visione della vita che, purtroppo, tende spesso a corrodere i fondamentali valori etici, in particolare quelli che riguardano la famiglia”.

Allo stesso tempo egli ha evidenziato ai vescovi: “I mezzi di comunicazione si prestano però ad essere impiegati anche con finalità e risultati ben diversi, contribuendo in notevole misura all’affermazione di modelli di vita positivi e alla stessa diffusione del Vangelo”.

L’esigenza di introdurre nel testo della nuova costituzione dell’Unione europea un riferimento alle radici cristiane del continente è stata menzionata più volte dal Papa. In una lettera del 6 maggio scorso, scritta in occasione di un incontro ecumenico svolto in Germania, Giovanni Paolo II ha inoltre dichiarato: “La fede cristiana tuttavia rappresenta anche il presente e il futuro dell’Europa”.

“L’Europa ha bisogno dell’impegno e dell’entusiasmo dei cristiani, in particolare dei giovani, per essere in grado di ricevere la Buona Novella del Vangelo di Gesù Cristo”, ha dichiarato il Papa. All’inizio del nuovo millennio, ha proseguito, i credenti sono chiamati a rinnovare il loro impegno a “rispondere alle sfide della nuova evangelizzazione”.

Testimoniare la verità

Durante il suo discorso del 28 maggio ad un gruppo di vescovi statunitensi, giunti a Roma per la loro visita quinquennale, Giovanni Paolo II ha spiegato più approfonditamente il significato di questa nuova evangelizzazione.

Ogni cristiano, ha affermato, ha la “responsabilità della verità” che è stata tramandata nella Tradizione della Chiesa, e che a sua volta deve essere consegnata ai fedeli. Proclamare il messaggio del Vangelo nella società contemporanea non è facile, ha osservato il Papa, e richiede un confronto diretto con “lo spirito dilagante dell’agnosticismo e del relativismo che ha messo in dubbio la capacità della ragione di conoscere la verità che appaga l’affannosa ricerca di senso del cuore umano”.

Il Papa ha inoltre fatto appello ad “un profondo rinnovamento del senso missionario e profetico dell’intero Popolo di Dio e alla consapevole mobilitazione delle risorse della Chiesa nell’opera di evangelizzazione”.

Questa evangelizzazione, ha osservato Giovanni Paolo II, deve essere portata avanti anche attraverso la rete di istituzioni dedite all’istruzione ed alle opere di carità, sviluppata dalla Chiesa negli Stati Uniti. Ma egli ha anche messo in rilievo il ruolo dei laici: “Oggi è soprattutto il tempo dei fedeli laici, i quali, grazie alla loro specifica vocazione a plasmare il mondo secolare in conformità al Vangelo, sono chiamati a portare avanti la missione profetica della Chiesa, evangelizzando nell’ambito delle varie sfere della vita familiare, sociale, professionale e culturale”.

Riprendendo la sua esortazione apostolica “Christifideles Laici”, il Papa ha spiegato ai vescovi che il messaggio del Vangelo è “l’unica risposta pienamente valida, ai problemi e alle speranze che la vita pone ad ogni uomo e ad ogni società”.

Incontrare Gesù

In un discorso del 4 giugno, rivolto ad un altro gruppo di vescovi statunitensi, il Papa ha spiegato più in dettaglio cosa significhi proclamare oggi il Vangelo. Il meccanismo che sottende la missione profetica della Chiesa è quello di fare in modo che le persone “siano trasformate dal potere del Vangelo, che penetra nel loro modo di pensare, nei loro criteri di giudizio e nelle loro regole di comportamento”.

Per ottenere questa trasformazione il Papa ha invitato i vescovi a centrare la loro predicazione del Vangelo sull’incontro con Cristo. “Infatti è solo conoscendo, amando e imitando Cristo che, con lui, possiamo trasformare la storia, portando all’affermazione dei valori del Vangelo nella società e nella cultura.”

Ricevendo, giovedì 24 giugno, un ulteriore gruppo di vescovi statunitensi, il Papa ha affrontato un altro aspetto dell’evangelizzazione. “Oggi la creatività è particolarmente necessaria, per plasmare meglio le istituzioni ecclesiastiche, in funzione della loro missione profetica”, ha affermato.

Egli ha chiesto loro di dare “una chiara testimonianza istituzionale” alla verità salvifica del Vangelo. Questo implica dover “riesaminare costantemente le proprie priorità alla luce della missione e offrire, in una società pluralista, una testimonianza convincente degli insegnamenti della Chiesa”.

Il terzo millennio

La necessità di evangelizzare ha rappresentato uno dei principali argomenti della lettera apostolica del Papa “Novo Millennio Ineunte”, pubblicata agli inizi del 2001 alla chiusura dell’anno giubilare. Giovanni Paolo II ha spiegato che dalle celebrazione del Giubileo “dobbiamo attingere un rinnovato slancio per la vita cristiana, facendone anzi la forza ispiratrice del nostro cammino”. In questo cammino non abbiamo bisogno di inventare un nuovo programma. “Il programma c’è già: è quello di sempre, raccolto dal Vangelo e dalla viva Tradizione” (N. 29).

Egli ha fatto appello alle chiese locali perché elaborino i loro programmi pastorali in modo da consentire “all’annuncio di Cristo di raggiungere le persone, plasmare le comunità, incidere in prof
ondità mediante la testimonianza dei valori evangelici nella società e nella cultura”.

Concludendo il Papa ha esclamato: “Andiamo avanti con speranza! Un nuovo millennio si apre davanti alla Chiesa come un oceano vasto in cui avventurarsi, contando sull’aiuto di Cristo”. Questo compito, insiste il Papa, rappresenta una responsabilità urgente per tutti i membri della Chiesa.

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ZENIT Staff

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