“Per avere una buona scuola bisogna darle un’anima. L’anima della scuola è l’educazione.” Questa espressione, parafrasata da un messaggio di Paolo VI, che aveva come oggetto la pace, costituisce il vero percorso da seguire per rinnovare e vitalizzare la società attraverso la scuola.

Spesso si dice che “Se un Governo investe nella scuola, ha un futuro”, oggi ne abbiamo percepiti i segni, le promesse, le buone intenzioni ed ora si attendono i fatti ed i processi che favoriscano il conseguimento degli obiettivi.

La missione della scuola, come ha detto Papa Francesco nell’incontro con gli studenti il 10 maggio, è orientata allo “sviluppo del senso del vero, del bene e del bello”. Questa triplice azione sollecita come presupposto un atteggiamento di disponibilità alla ricerca dei valori attraverso le discipline che favoriscano l’esercizio di abilità per lo sviluppo di nuove competenze.

Le discipline scolastiche che insegnano cose vere, guidano alla ricerca della verità, aiutano a scoprire il senso della bellezza e della bontà nelle cose, nell’arte, nella natura, nelle persone, si contrappongono i teoremi ideologici del neoliberismo economico e del postmodernismo culturale che caratterizza la nostra società, dominata dalla “dittatura di un’economia senza volto e senza uno scopo veramente umano”.

Educare non è un mestiere, è un atteggiamento, un modo di essere, significa scommettere e dare un contributo nel presente e nel futuro. Per educare occorre uscire da se stessi e aprirsi agli studenti, accompagnarli nelle tappe della crescita, stare accanto, prendersi cura, camminare insieme, donare loro speranza, ottimismo, insegnare a vedere la bellezza e la bontà della creazione.

Le conoscenze e i valori non si trasmettono con le sole parole, ma ancor più con la testimonianza e la coerenza della vita.

Il vero traguardo della “Buona Scuola” è quello di avere docenti-educatori, - e ce ne sono tanti - che credono a quello che fanno e lo fanno con entusiasmo e impegno.

Le norme, le disposizioni e gli incentivi per il riconoscimento del merito, la progressione di carriera non dovrebbero costituire un ostacolo all’efficienza e alla qualità del servizio scolastico.

La fatica del quotidiano scolastico accompagna i ritmi del tempo scuola e diventa ancor più pesante se non viene sostenuta da una motivazione forte e da una concretezza di positivi risultati.

L’intreccio tra l’ideale e il reale si gioca sul campo. Se è vero che si vuole una scuola migliore occorre apportare i necessari aggiustamenti che rendono efficace l’azione didattica e formativa.

La cultura della flessibilità, dell’operare in rete, e l’innovazione metodologica, sono spesso frenate dalla rigidità del sistema, dalla paura di sbagliare, dal rischio dei contenziosi e non trovando il coraggio di operare delle scelte radicali si vive alla giornata in una situazione d’incertezza e di limitata efficacia.

L’educazione, vera anima della scuola, diventa efficace e produttiva quando si manifesta come un atto di amore, un dare vita, anzi dare le cose migliori per la vita e quindi le conoscenze e le competenze più vere e più utili alla crescita e allo sviluppo.

La competenza professionale sta alla base e si nutre di costante aggiornamento didattico e metodologico, poiché l’educazione è un cantiere aperto e ciascuno collabora e apporta il proprio contributo.

Sono 10 i punti di un’educazione eticamente nuova e rinnovata, quasi un decalogo per una scuola etica:

1. Insegnare la generosità, la benevolenza ed il primato del bene comune. Non consentire che la mentalità individualista e competitiva prevalga nella scuola.

2. Sostenere i principi di fratellanza solidale, combattere ogni forma di discriminazione e di pregiudizio.

3. Sviluppare il senso critico per affinare il senso etico e migliorare la creatività, le risorse e le capacità personali.

4. Attivare una relazione educativa intessuta di attenzione, di ascolto e di dialogo per crescere e camminare insieme.

5. Costruire un clima di collaborazione e di cooperazione educativa, abbattendo le barriere della competizione, della manipolazione, degli intrighi e dei favoritismi.

6. Stimolare nel processo educativo un’efficace trasformazione, che favorisca l’autodeterminazione, la liberà e la responsabilità personale, attivando esperienze e interventi coerenti.

7. Far comprendere che i diritti della persona superano l’individualismo, consentendo a tutti di realizzare effettivamente le proprie idealità. “Una persona matura, una società matura, sarà quella la cui libertà sia pienamente responsabile e basata sull’amore”.

8. Educare alla solidarietà, insegnando ad essere buoni e generosi, creando una nuova mentalità che guidi a pensare in termini di comunità e di bene comune

9. Sollecitare la responsabilità ed il protagonismo di ciascuno, capace di trasformare la società, superando il conformismo e le regole del consumismo.

10. Spingere gli studenti ad essere il numero uno non solo nei risultati scolastici, ma anche nella capacità donare e di essere un dono per gli altri: un’eccellenza nella solidarietà.

“Se nelle nostre scuole non viene data vita ad un nuovo modo di essere uomini e donne, ad un’altra cultura e ad un’altra società, stiamo perdendo tempo e fallisce la nostra missione educativa” si legge nel volume “Scegliere la vita” di J. M. Bergoglio.

Ecco la risposta educativa alle azioni di protesta e alle manifestazioni di sciopero degli studenti che reclamano diritti negati e disattesi da tempo.

Ha scritto un ragazzo: Vorrei un educatore che non mi dica cosa devo fare, ma che, piuttosto, m’insegni a fare scelte coerenti con la mia persona. Vorrei un educatore che m’insegni a stupirmi, che mi trasmetta il suo stupore, che mi dica le cose con passione e mi dimostri che egli ci crede alle cose che dice. Vorrei, infine, un educatore che mi dia speranza, Non ho bisogno di un educatore perfetto; ho semplicemente bisogno di un abbraccio.

Questa dimensione educativa e umana, che tanti docenti riescono a mettere in atto, costituisce la vera forza della scuola che ha un cuore battente e le consente di vivere, pur tra tante difficoltà ed ostacoli, cercando di costruire la vera “buona scuola” con i fatti ed il sacrificio di ogni giorno.