Il periodo che stiamo vivendo è attraversato da una fase sociale e spirituale molto difficile per il mondo intero. Ogni giorno scorrono mille problematiche insidiose sotto i nostri occhi. Papa Francesco, proprio con il sinodo straordinario dei vescovi sulla famiglia, sta cercando, con il cuore aperto alla storia che cambia, di decifrare la realtà che ruota intorno alla cellula principale della società, in ogni sua recente trasformazione. Passaggio necessario perché la Chiesa “metta riparo” alle nuove turbolenze interiori che su questa strada riflettono il quotidiano. Un intervento atteso e necessario, rimanendo sintonizzati sull’oggi, ma sempre avvolti dalla Parola universale ed eterna del Signore, così come della Sua misericordia. Noi cristiani dovremmo fare la nostra parte fino in fondo, per aiutare il tempo attuale a migliorare le sue prospettive sociali e le naturali inclinazioni di ogni singolo e quindi della comunità nel suo insieme. Siamo i primi a dover seguire il Santo Padre nelle sue raccomandazioni quotidiane, nei suoi appelli alla pace, all’invito ad amare il prossimo, al lavoro santo e responsabile nella stessa vigna del Figlio dell’Uomo. Se davanti a noi crescono numerose le insoddisfazioni, le ingiustizie, le progettualità non ponderate, le corruzioni, le improvvisazioni, le imprudenze, significa che noi non serviamo più Cristo Gesù.

Scrive a proposito il mio maestro spirituale: “I benefici che vengono da servire il Signore sono infiniti, essi vanno oltre la nostra sfera personale e abbracciano l’intera umanità. Superano gli angusti confini del tempo e si riversano nell’eternità. Vanno oltre il nostro corpo perché avvolgono anima e spirito e conferiscono a tutto l’uomo la sua vera dimensione umana. Chi serve il Signore è il solo che si costruisce da vero uomo e aiuta l’umanità nella sua vera umanizzazione. Tutto è dal servizio santo del Signore”. Io credo fermamente in queste parole e da uomo che conosce, pur con i suoi limiti, la profondità delle radici del nostro divenire sociale, sono convinto che la crisi della nostra società è di vero servizio verso Dio. Se Lui non viene servito secondo verità e giustizia, poiché è fonte della vita, della benedizione, della grazia, del progresso, della salute, della gioia, della pace, della riuscita di ogni nostro lavoro, si possono intorbidire le acque attorno alle azioni umane. Non meravigliamoci perciò se, in diverse circostanze, vediamo allontanare dalla terra quel progresso civile, sociale, morale, politico, economico, che a parole tutti i popoli e i loro governanti inseguono da sempre. Se Dio continuasse a rimanere distante dal cuore di chi ha responsabilità economiche ed istituzionali, anche se quest’ultimo non dovesse dormire la notte per la sua investitura; bisticciasse per gli altri e discutesse all’infinito; puntasse anche a cose inverosimili, come se volesse formare un cerchio quadrato e un quadrato cerchio allo stesso tempo, alla fine lavorerebbe per il nulla. La vanità delle sue decisioni sarebbe grande, infinita. Non basta certo agitarsi, parlare, dichiarare, gridare, menarsi anche, per raggiungere un risultato ottimale!  Dio non è mai con chi non si affidi in tutto a Lui. I rischi logici saranno nella perdita di autentici fari di luce, come la guida della Sua benedizione; la luce della Sua sapienza; la bussola del Suo amore. Di riflesso sarà inevitabile fallire in ogni impresa. Il potere eventualmente acquisito si rivelerà, nel tempo, solo di carta, perché non è di vita, in quanto senza Dio la vita si separa da ognuno.

Chiunque abbia deciso che il vero Dio non debba avere il posto di preminenza nella società da lui presieduta, deve sapere che il suo lavoro è vano e non solo! Sarà infatti anche dannoso per se e per la sua comunità. In questa infausta direzione ognuno rischia di vedersi divorato di notte e dal Maligno, al quale si è concesso ogni spazio nelle personali responsabilità, tutto ciò che ha costruito di giorno. L’idolatria ha sempre distrutto chi l’ha praticata e quanto è stato il frutto delle proprie azioni. Il male travolge senza sosta chi lo accoglie liberamente nel suo mondo privato, perché gli si concede il pieno diritto di operare secondo tutta la sua potenza luttuosa e distruttrice. Senza la benedizione del vero ed unico Signore ogni strada del mondo rimane in salita. Chi scarta Lui, decide di fare a meno della Sua santa presenza quotidiana. È l’uomo che in piena autonomia, nei suoi tanti ruoli pubblici e privati, ha scelto di legiferare contro gli stessi Comandamenti, relativizzando la trasgressione più acuta; presentandola come un bene e non più un male, quasi fosse una nuova strada verso il progresso e la civiltà. Leggo dal libro dell’Esodo: “Egli benedirà il tuo pane e la tua acqua”. Senza questa benedizione ogni conquista umana rischia nel tempo di aprire nuovi crateri incolmabili. Solo chi serve il Signore aiuta l’umanità a riprendere la giusta rotta e rendere possibile un domani migliore per tutti.

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