Farsi l’esame di coscienza, avere il coraggio di accusare se stessi prima di accusare gli altri, altrimenti si è “ipocriti”. Lo ha detto papa Francesco durante la messa di stamattina alla Casa Santa Marta, dando continuità alla riflessione dell’omelia di ieri, sul “perdono” e sulla “misericordia”.

La “ricompensa”, ha spiegato il Pontefice, è già chiara quando Gesù afferma: “Non giudicate, non sarete giudicati. Non condannate e non sarete condannati”. Un principio molto incoraggiante, di cui il Vangelo di oggi (Lc 6,39-42) ci offre subito uno spunto di applicazione.

“Il primo passo è l’accusa di se stessi – ha proseguito il Santo Padre -. Il coraggio di accusare se stessi, prima di accusare gli altri. E Paolo loda il Signore perché lo ha eletto e rende grazie perché ‘mi ha dato fiducia mettendo me al suo servizio, perché io ero’ ‘un bestemmiatore, un persecutore e un violento’. Ma è stata misericordia”.

Dal canto suo, Gesù ci aveva già insegnato a non guardare la “pagliuzza” nell’occhio del fratello ma la “trave” nel proprio occhio. Accusare se stessi è il “primo passo” e nessuno ha mai il diritto di sentirsi “giudice per togliere la pagliuzza dagli occhi degli altri”.

Altrimenti si diventa “ipocriti” e lo si diventa tutti, “dal Papa in giù”, ha affermato Francesco. Così come non è cristiano chi non perdona (come aveva ricordato nell’omelia di ieri), non è cristiano nemmeno chi “non ha la capacità di accusare se stesso”, di entrare “in questa opera tanto bella della riconciliazione, della pacificazione, della tenerezza, della bontà, del perdono, della magnanimità, della misericordia che ci ha portato Gesù Cristo”.

È quindi fondamentale chiedere “la grazia al Signore di una conversione” e “fermarsi” quando vengono in mente i “difetti degli altri”. Un esempio da seguire, ha detto il Pontefice, è ancora quello di San Paolo che riconosce di essere stato un “bestemmiatore”, un “persecutore” e un “violento”.

Piuttosto che fare “commenti sugli altri” è meglio fare “commenti su noi stessi”: sarebbe il “primo passo” sulla “strada della magnanimità”. Al contrario chi sa solo “guardare soltanto le pagliuzze nell’occhio dell’altro”, si rivela “un’anima meschina, piena di piccolezze, piena di chiacchiere”.

La grazia da chiedere al Signore, pertanto, è quella di “seguire il consiglio di Gesù: essere generosi nel perdono, essere generosi nella misericordia”.

Il Papa ha poi concluso con una provocazione: “una persona che mai, mai, mai avesse parlato male dell’altro”, la “si potrebbe canonizzare subito”, anche senza “bisogno del miracolo”.