Incontrando il mondo della scuola italiana, il 10 maggio 2014, papa Francesco ha espresso in modo molto chiaro e profondo in quale prospettiva la bellezza abbia un ruolo educativo, offrendone anche una motivazione e una indicazione di metodo:
«La missione della scuola è di sviluppare il senso del vero, il senso del bene e il senso del bello. E questo avviene attraverso un cammino ricco, fatto di tanti “ingredienti”. Ecco perché ci sono tante discipline! Perché lo sviluppo è frutto di diversi elementi che agiscono insieme e stimolano l’intelligenza, la coscienza, l’affettività, il corpo, eccetera. Per esempio, se studio questa Piazza, Piazza San Pietro, apprendo cose di architettura, di storia, di religione, anche di astronomia – l’obelisco richiama il sole, ma pochi sanno che questa piazza è anche una grande meridiana.
In questo modo coltiviamo in noi il vero, il bene e il bello; e impariamo che queste tre dimensioni non sono mai separate, ma sempre intrecciate. Se una cosa è vera, è buona ed è bella; se è bella, è buona ed è vera; e se è buona, è vera ed è bella. E insieme questi elementi ci fanno crescere e ci aiutano ad amare la vita, anche quando stiamo male, anche in mezzo ai problemi. La vera educazione ci fa amare la vita, ci apre alla pienezza della vita!» [1].
La missione della scuola consiste nello sviluppo del “senso” del vero, del bene e del bello, ovvero nello sviluppo della capacità di conoscere, capire, apprezzare, riconoscere, la realtà nella sua verità, bontà e bellezza. Si tratta di un cammino di incontro con la realtà, incontro in cui consiste il primo aspetto della scuola[2], e si tratta di un cammino che coinvolge tutte le dimensioni umane: intelligenza, coscienza, affettività, corpo. Queste tre dimensioni sono intrecciate, ogni cosa se è vera è anche buona e bella, e reciprocamente. Il riconoscimento della verità, della bontà e della bellezza aiuta ad amare la vita anche nelle difficoltà. Dunque la scuola, compiendo la sua missione di sviluppare il senso del vero, del bene e del bello, compie anche il compito di insegnare ad amare la vita, di aprire alla pienezza della vita.
L’aspetto più evidente della realtà, in quanto visibile o più genericamente sensibile, è la bellezza, e a partire dalla bellezza si possono trovare tutte le altre dimensioni ad essa connesse ed intrecciate. L’esempio di metodo proposto da papa Francesco parte dalla bellezza di piazza San Pietro: la conoscenza di questa piazza implica una conoscenza multidisciplinare e pregnante.
La bellezza può, dunque, avere un ruolo importante in quello che il Concilio Vaticano II riconosce come «gravissimum educationis momentum in vita hominis»[3]. Nel decreto conciliare si afferma che «la vera educazione deve promuovere la formazione della persona umana sia in vista del suo fine ultimo, sia per il bene dei vari gruppi di cui l'uomo è membro ed in cui, divenuto adulto, avrà mansioni da svolgere»[4]. L’educazione è un’opera che riguarda integralmente la persona, nella sua complessità, nella sua dimensione individuale e sociale, nella sua finalità soprannaturale.
L’educazione è compito di formazione della persona ed è anche un rapporto tra persone, come ha efficacemente sottolineato Benedetto XVI presentando alla Diocesi di Roma la Lettera sull’educazione nel 2008:
«L'educazione però non è soltanto opera degli educatori: è un rapporto tra persone nel quale, con il crescere degli anni, entrano sempre più in gioco la libertà e la responsabilità di coloro che vengono educati. Perciò, con grande affetto, mi rivolgo a voi, fanciulli, adolescenti e giovani, per ricordarvi che voi stessi siete chiamati ad essere gli artefici della vostra crescita morale, culturale e spirituale. Sta a voi, dunque, accogliere liberamente nel cuore, nell'intelligenza e nella vita il patrimonio di verità, di bontà e di bellezza che si è formato attraverso i secoli e che ha in Gesù Cristo la sua pietra angolare»[5].
Benedetto XVI sottolinea il ruolo di tutte le persone coinvolte nell’educazione, e ricorda come anche coloro che vengono educati devono aprirsi al processo educativo con libertà e responsabilità. Afferma la completezza del processo formativo che coinvolge la crescita morale, culturale e spirituale e presenta l’educazione come un patrimonio di verità, bontà e bellezza che ha in Gesù Cristo la pietra angolare.
La bellezza è dunque perno della formazione completa, umana e soprannaturale, dell’uomo, che trova in Gesù Cristo il suo fondamento.
Benedetto XVI aggiunge una notazione importante: «Sta a voi rinnovare e sviluppare ulteriormente questo patrimonio, liberandolo dalle tante menzogne e brutture che spesso lo rendono irriconoscibile e provocano in voi diffidenza e delusione»[6]. Il patrimonio di verità, bontà e bellezza può essere offuscato, la percezione e la conoscenza possono essere soffocate da menzogne e brutture, ovvero esattamente dall’opposto della verità e della bellezza. In questo contesto, l’educazione si conferma come un processo ineludibile: non solo come apertura al senso della bellezza, ma anche come processo di purificazione dalle bruttezze e dagli errori e recupero della capacità di saper guardare e giudicare.
Rodolfo Papa, Esperto della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, docente di Storia delle teorie estetiche, Pontificia Università Urbaniana, Artista, Storico dell’arte, Accademico Ordinario Pontificio. Website www.rodolfopapa.it Blog: http://rodolfopapa.blogspot.com e.mail: rodolfo_papa@infinito.it .
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NOTE
[1] Francesco, Discorso Al mondo della scuola italiana (10 maggio 2014).
[2] Ibid.
[3] Concilio Vaticano II, Decreto sull’Educazione Cattolica Gravissimum Educationis (28 ottobre 1965).
[4] Ibid., n. 1.
[5] Benedetto XVI, Discorso. Udienza per la presentazione e consegna alla Diocesi di Roma della ”Lettera sul compito urgente dell’educazione” (23 febbraio2008).
[6] Ibid.