USA: "Detenzione di famiglie immigrate, una 'macchia' per Obama e il paese"

Leader religiosi hanno visitato il centro detentivo a Dilley (Texas), dove sono rinchiuse dalla scorsa estate centinaia di famiglie coi loro bambini

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Una “macchia” nell’eredità del presidente Barack Obama e nell’immagine del Paese. Così i leader religiosi Usa stigmatizzano la pratica di detenere le famiglie immigrate in fuga dalla violenza dell’America centrale. I rappresentanti delle diverse religioni hanno visitato di recente il centro di detenzione per le famiglie a Dilley, nel Texas.

Diverse le voci levatesi contro questa orribile pratica. Kevin Appleby, direttore delle politiche migratorie della Conferenza dei Vescovi cattolici degli Stati Uniti (USCCB), ha avvertito che essa “ha il potenziale sufficiente per deteriorare l’eredità del presidente sulla questione dell’immigrazione. Con una mano si dà e con l’altra si toglie”.

Il vescovo di San Antonio (Texas), mons. Garcia-Siller, ha invece affermato: “Dopo questa visita, la mia domanda principale è: perché? Perché mettere in stato di detenzione a queste persone vulnerabili, madri giovani e traumatizzate che, con i loro figli, sono fuggite dalla persecuzione nei loro paesi di origine?”.

“Una grande nazione come la nostra – ha soggiunto il vescovo – non ha bisogno di imprigionare i più vulnerabili come forma di deterrenza. Il carattere morale di una società si giudica da come tratta i più vulnerabili. La nostra politica di detenzione delle famiglie è vergognosa e prego le istituzioni di porre fine a questa pratica”.

Anche da parte di mons. Elizondo, presidente della commissione per le migrazioni della Conferenza dei vescovi degli Stati Uniti (USCCB), è arrivata una dura critica alla detenzione delle famiglie giudicata “insensata” e “particolarmente dannosa per i bambini, che subiscono danni emotivi e psicologici dopo l’arresto”. “Questa politica è una macchia nella storia dell’amministrazione americana sull’immigrazione”, ha rimarcato il presule.

Secondo mons. James Tamayo, vescovo di Laredo (Texas), infine, vanno trovate alternative alla detenzione, come ad esempio azioni umanitarie che possono essere utilizzate in favore delle persone coinvolte.

Dalla scorsa estate – riferisce la Radio Vaticana – il Dipartimento della Sicurezza Nazionale (DHS) ha arrestato centinaia di famiglie, conducendole nei centri di detenzione in New Mexico, Texas e Pennsylvania, come conseguenza delle nuova politica di detenzione rivolta a quanti fuggono dall’America centrale e attraversano illegalmente la frontiera con gli Stati Uniti. 

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ZENIT Staff

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