Un progetto internazionale per salvare Pompei

Il programma per la messa in sicurezza e la valorizzazione del sito archeologico durerà dieci anni a partire dalla prossima estate

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Pompei è uno dei siti archeologici più noti al mondo, visitato da oltre 2 milioni e mezzo di persone. Il sito soffre però perché, col passare degli anni, le intemperie rischiano di arrecare danni irreparabili se non si interviene prontamente. Per questo, a partire dall’estate 2014, verrà dato l’avvio al ‘Pompei Sustainable Preservation Project’: un piano di lavori sviluppato in dieci anni, promosso e coordinato dal Fraunhofer-Institut für Bauphysik Ibp, dall’Istituto di restauro della Technische Universität di Monaco di Baviera (Tum) e dall’International Center for the Study of the Preservation and Restoration of Cultural Property (Iccrom)con la partecipazione dell’Istituto per i beni archeologici e monumentali del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibam-Cnr) di Catania. Tre le azioni chiave: formazione, ricerca e restauro.

“Il progetto prevede lo studio e lo sviluppo di metodi e tecnologie innovative per gli improcrastinabili interventi di restauro e messa in sicurezza degli edifici antichi, per prevenirne l’ulteriore decadimento e per tutelare i visitatori”, spiega Daniele Malfitana, direttore dell’Ibam-Cnr. “Saranno allo studio anche aeree verdi compatibili con il valore storico dei giardini antichi. Inoltre formeremo in loco una nuova generazione di ricercatori e restauratori provenienti da diversi paesi che si confronteranno con gli esperti del settore. Le best practices messe in campo per Pompei potranno essere poi impiegate in altri siti”.

Gli istituti coinvolti collaboreranno con la Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Napoli e Pompei e l’Istituto superiore per la conservazione ed il restauro, per far divenire Pompei un centro di ricerca sulla conservazione dell’architettura antica. “L’insieme di saperi e competenze che possiamo fornire al progetto internazionale comprende diagnostica, prospezioni geofisiche, telerilevamento, bioarcheologia, archeometria dei manufatti, restauro di pitture, sistemi informativi territoriali, carte del rischio, documentazione e comunicazione”, conclude Malfitana. “L’Ibam-Cnr vuol orientare sempre più la propria missione verso le richieste della società: offrendo non solamente ricerca, sperimentazione di metodologie e tecniche, ma divenendo hub di riferimento per le grandi realtà archeologiche e monumentali del Paese”.

Il programma coinvolge anche la School of Geography and Environment dell’Università di Oxford, ilDipartimento di storia antica dell’Historicum della Ludwig-Maximilians-Universität München (Lmu München), il Deutsches Archäologisches Institut (Dai) di Roma e l’Università di Pisa. Gli interventi consentiranno di completare e ampliare quelli già previsti da Italia e Unione Europea con il ‘Grande Progetto Pompei’.

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ZENIT Staff

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