Un libro cerca di raccontare il male

“L’arazzo rovesciato. L’enigma del male”

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ROMA, domenica, 10 aprile 2011 (ZENIT.org).- “L’arazzo rovesciato. L’enigma del male” è un libro che, prendendo spunto da una frase di Paul Ricoeur, “il male è l’assenza di spiegazione”, cerca non di spiegarlo, ma almeno di raccontarlo, indicando il libero arbitrio e la voce della coscienza come quella grande risorsa che rompe l’idea di un determinismo e che permette anche di riscattarsi.

Scritto da padre Giovanni Cucci, S.I., professore alla Pontificia Università Gregoriana e collaboratore di “Civiltà Cattolica”, e dal professore e giornalista Andrea Monda, docente di cattolicesimo e letteratura presso la stessa Università, il volume – che già si trova nelle librerie – è stato presentato questo venerdì nell’aula delle tesi di questo prestigioso centro di studio, in un incontro organizzato dall’Istituto Laikos.

Perché l’immagine di un arazzo rovesciato? “Perché questa è la condizione dell’esistenza umana”, si è affermato nella presentazione. “Vale a dire che nella nostra esistenza umana noi siamo circondati da una luce che non ci permette di vedere tutto. Vediamo quindi tutto in filigrana. Un arazzo visto dall’altra parte permette di intuire un disegno, ma non di vederlo nitidamente”.

L’idea è che la presenza del male “opacizza la realtà che ci circonda, ma non impedisce di capire che esiste un disegno, una trama, un disegno oltre. Ma bisogna rovesciarlo”. È necessario, quindi, vederlo dal lato giusto.

Per gli autori del libro, dunque, “esiste un disegno ulteriore, e anche se siamo dietro l’arazzo intuiamo che c’è un disegno. Dal retro è tutto confuso ma non è l’ultima parola. Il male sembra inquinare tutta la realtà umana. L’uomo è incline al male ma c’è sempre la possibilità di riscattarsi, di fare il bene, di compiere un’azione diversa da quella sbagliata”.

Anche se il male in senso ampio tocca tutto, la sofferenza fisica, la colpa morale, ecc., il libro si concentra sul male morale, sul comportamento dell’uomo che è segnato da questa fragilità e fallibilità.

Prima ancora di iniziare questo libro, padre Giovanni Cucci aveva già scritto una riflessione sul fascino del male, e si era imbattuto in una frase che diceva “Il male è l’assenza di spiegazione”. Questa frase del filosofo francese Paul Ricoeur, secondo la quale il male non si può spiegare ma si può solo raccontare, ha portato padre Cucci a inoltrarsi in questo argomento.

“Di fronte a questa affermazione – ha indicato Monda – Cucci si è fermato, lui che è uno psicologo e un filosofo, e ha cercato un esperto di letteratura, di racconti, e ha chiamato me. E mi ha chiesto: ‘Vuoi aggiungere alla mia riflessione psicoanalitica, analitica e filosofica un elemento di narratività, di riflessione?’ In particolare, ‘hai in mente una grande storia della letteratura che possa affrontare il tema del male?’”.

“Allora, visto che il mio ultimo libro era su ‘Il Signore degli Anelli’, gli ho detto: ‘Il Signore degli Anelli è una grande riflessione sul male, o meglio una grande narrazione. E ci può aiutare a illuminare questo grande mistero che è il male’”.

L’idea che il male non si può spiegare ma si può raccontare ha due anime, ha indicato Monda: “una è la riflessione filosofica, che però non pretende di spiegare il male, l’altra è narrativa, perché vuole raccontarlo. Cerca quindi di sciogliere in qualche modo l’enigma del male”.

“Lo scrittore fantasy J.R.R. Tolkien – ha aggiunto – era un autore cattolico e aveva questa idea della Provvidenza che regge i fili della storia e permette all’uomo di non cedere in maniera deterministica al male anche quando questo sembra prevalere”.

Nel suo intervento, uno dei relatori, Stas Gawronski, ha compiuto una splendida riflessione anche “sulla valenza pedagogica del libro, perché si instaura un dialogo degli autori con il lettore in modo da svolgere una funzione educativa e pedagogica”.

Dal canto suo, la storica, giornalista e docente Lucetta Scaraffia ha indicato che “oggi l’uomo contemporaneo e secolarizzato ha espunto il male e anche la figura del maligno, del diavolo”.

Rimane intanto “la libertà dell’uomo, il libero arbitrio – è questo è un dogma cattolico, ha indicato Mondi –, che permette all’uomo di resistere e di agire diversamente anche quando tutti fanno il male. Anche se tutti sono ladri c’è qualcuno che fa la cosa giusta. In più, il male tende a massificare, a omologare. Ma grazie al libero arbitrio l’uomo riesce sempre a ricordare l’esistenza di una coscienza morale, e se il male può considerarsi un enigma, è anche perché mostra strade inattese, rivelando possibilità di bene alla portata di ciascuno”.

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ZENIT Staff

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