"Se si esclude Dio dalla vita, non c'è più futuro"

Nella Messa per il 95° anniversario dell’indipendenza della Polonia, il Metropolita di Czestochowa ricorda che “quando una nazione perde la memoria, rischia di perdere anche la coscienza”

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“Senza verità non c’è vera libertà, e senza libertà non vi è una vera unità”. Così l’arcivescovo Waclaw Depo, Metropolita di Czestochowa, nella Messa dell’11 novembre, nella Cattedrale della Sacra Famiglia, per il 95° anniversario dell’indipendenza della Polonia (11 novembre 1918).

Nella sua omelia, mons. Depo ha sottolineato che “quando la nazione perde la memoria, perde anche la coscienza”. “Siamo insieme oggi per recuperare la memoria e l’identità come la nazione e come la Chiesa – ha detto – e dobbiamo affrontare la verità su noi stessi”.

Il Metropolita di Czestochowa ha ricordato inoltre che è impossibile riflettere sulla storia della Polonia senza la fede: “Dobbiamo vedere la nostra storia alla luce della vocazione soprannaturale” ha affermato. È stata la fede, infatti, che ha dato al popolo polacco “la forza per sopravvivere ai difficili momenti politici della storia”, secondo l’arcivescovo.

Ritornano quindi le parole di Santa Ursula Ledóchowska che, nel 1915 a Copenaghen, disse: “La Polonia non è ancora morta, mentre noi amiamo. Nel nostro paese, l’amore alla patria e l’amore della Chiesa si fondono in un amore appassionato. Noi amiamo la nostra patria, perché questo è il comandamento della Chiesa; amiamo la Chiesa, perché è il fondamento e la garanzia della nostra vita nazionale”.

Riflettendo sulla visione attuale della Chiesa nella vita pubblica, mons. Depo ha osservato che essa è vista in un modo “ingiusto”: o “in termini sociologici” o come “un supermercato delle idee”. La Chiesa invece ha un’altra natura e il suo compito è di “proclamare la verità”, cioè “predicare Cristo e il Vangelo, che è la verità dell’uomo e della sua libertà”.

Il presule ha inoltre sottolineato che la Polonia ha pagato un “prezzo pesante” per la sua libertà. Lo dimostrano i tanti cimiteri, le croci, i sacrifici e le sofferenze. “E’ più facile lottare per la libertà che essere in grado di vivere la libertà” ha detto. Il pensiero è andato alla “triste” vicenda del rifiuto del Parlamento polacco, lo scorso 27 settembre, del diritto alla vita per i bambini con disabilità prima della nascita.

“E’ sorprendente – ha affermato Depo – che l’aborto sia stato definito una ‘necessità di preservare compromessi’”. “Il diritto alla vita è un diritto umano” ha soggiunto, ricordando le parole del beato Giovanni Paolo II a Kalisz, nel 1994: “Il diritto alla vita non è solo una questione di fede, non solo la destra religiosa, ma è un diritto umano”.   “Oggi queste parole del Papa ci mobilitano” ha rimarcato l’arcivescovo. Perché “abbiamo bisogno di una generale mobilitazione delle coscienze e di un comune sforzo etico per introdurre una legge che protegga i bambini della nostra nazione nel futuro”. 

“Perché – ha poi domandato il Metropolita di Czestochowa – in nome del pluralismo e della democrazia si tollera la profanazione della croce a Varsavia o nel Museo di Arte Contemporanea, e si discriminano i diritti cattolici? Si può si realizzare la storia contro la corrente delle coscienze?”. La risposta è no, per questo il presule ha lanciato un ultimo forte appello a non escludere Dio dalla vita, né la propria, nè quella degli altri.

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Mariusz Frukacz

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