Ai tempi di Cristo erano i farisei, sacerdoti, capi e anziani “intellettuali della religione” che strumentalizzavano la legge o ne creavano una nuova, “intellettualistica, sofisticata, casistica”, ma dimentica di quella del Signore. Dopo oltre duemila anni, l’edizione 2016 dei farisei sono i “sedotti del clericalismo”, ovvero “i chierici che si sentono superiori, che si allontanano dalla gente”, che non hanno tempo per ascoltare i poveri, i sofferenti, i carcerati, gli ammalati.
La vittima è sempre la stessa: “Il popolo umile e povero che ha fede nel Signore”. Francesco, nella Messa a Santa Marta, si fa suo portavoce, stigmatizzando ancora una volta questo spirito di clericalismo che è una “cosa molto brutta”, un male presente nella Chiesa di ogni tempo e che abusa del popolo. Lo bastona. Lo scarta.
Come scartato è stato anche Giuda, dice il Papa proseguendo la sua opera di riabilitazione verso la figura dell’apostolo che tradì il Signore. Giuda “è stato un traditore, ha peccato di brutto, eh! Ha peccato forte” sottolinea Bergoglio, però poi si è pentito e, come dice il Vangelo, “è andato da loro a ridare le monete”. Ma loro cosa hanno fatto? Non hanno detto: “Ma, tu sei stato il nostro socio. Stai tranquillo… Noi abbiamo il potere di perdonarti tutto!”. No, hanno piuttosto risposto: “Arrangiati come tu puoi! È un problema tuo!”. “E lo hanno lasciato solo: scartato!”.
“Il povero Giuda traditore e pentito non è stato accolto dai pastori”, evidenzia Francesco. “Questi avevano dimenticato cosa fosse un pastore. Erano gli intellettuali della religione, quelli che avevano il potere, che portavano avanti la catechesi del popolo con una morale fatta dalla loro intelligenza e non dalla rivelazione di Dio”.
Loro, prosegue il Pontefice citando Gesù nell’odierno Vangelo di Matteo, “avevano l’autorità giuridica, morale, religiosa. Decidevano tutto”. Ad esempio, Anna e Caifa “hanno giudicato Gesù”, “hanno deciso di uccidere Lazzaro” e con Giuda hanno “negoziato” in modo da vendere il Messia. Avevan creato uno stato di “prepotenza e tirannia verso il popolo”, osserva il Papa, e hanno rifatto la legge “tante volte, tante volte fino ad arrivare perfino a 500 comandamenti”. “Tutto era regolato, tutto!”, era “una legge scientificamente costruita, perché questa gente era saggia, conosceva bene. Facevano tutte queste sfumature, no?”.
Ma “era una legge senza memoria”, che aveva dimenticato i Dieci Comandamenti di Mosè e il Primo Comandamento che Dio ha dato al nostro padre Abramo: “Cammina nella mia presenza e sii irreprensibile”. “Loro non camminavano – afferma Papa Bergoglio – sono stati fermi sempre nelle proprie convinzioni”. E “non erano irreprensibili”, ma si ergevano a tali davanti al popolo umile e scartato, che soffriva ingiustizie e condanne ma che conosceva il vero pentimento anche senza aver compiuto la legge.
Anche oggi ritroviamo “un popolo umile, scartato e bastonato” da chi è “vanitoso, superbo, orgoglioso”, afferma Francesco. “È una edizione nuova di questa gente. E la vittima è la stessa: il popolo povero e umile, che aspetta nel Signore”.
Tuttavia il Padre, che “sempre ha cercato di avvicinarsi a noi”, ha inviato suo Figlio, rammenta il Papa. Lui “non è mai entrato nel gioco di questa gente: il Figlio è andato con gli ammalati, i poveri, gli scartati, i pubblicani, i peccatori – ed è scandaloso quello… – le prostitute”. Anche oggi, mentre lo aspettiamo “in attesa gioiosa”, Gesù “dice a tutti noi e a anche a quelli che sono sedotti dal clericalismo: ‘I peccatori e le prostitute andranno avanti a voi nel Regno dei Cieli’”.