La firma di un appello di pace da parte del Papa e di 450 esponenti delle diverse religioni ha concluso l’incontro “Sete di Pace” di Assisi. Un incontro, questo del 2016, a 30 anni dal primo meeting convocato da Giovanni Paolo II, che segna un nuovo tassello per la costruzione di “un mondo migliore”, come ha detto Papa Francesco nel suo accorato discorso. Un bilancio dunque positivo, come afferma a ZENIT Andrea Riccardi, già ministro del governo Monti per la cooperazione internazionale e integrazione, fondatore della Comunità di Sant’Egidio che, insieme ai francescani, ha promosso l’appuntamento nella città serafica.
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Qual è il bilancio di questa giornata così intensa?
Il bilancio è che lo Spirito di Assisi non è morto, lo Spirito di Assisi continua, e che noi riusciamo a lavorare in questa luce in un mondo diviso. Questo mondo ha più che mai bisogno dello ‘Spirito di Assisi’, ha bisogno di unità, di amicizia e di comprensione. Non dobbiamo lasciare questi spazi immensi di comunicazione intesa al fondamentalismo e alla disgregazione.
Quando e dove si terrà il prossimo incontro?
Sarà nel 2017 in Germania, in Westfalia, perché vogliamo ridiscutere di una cosa molto importante come i rapporti con la politica.
Secondo lei, quali sono o saranno i maggiori risultati dell’incontro di oggi?
Sono un rafforzamento di questo spirito di dialogo e comunione, un’intesa tra i popoli, tra le nazioni e tra le genti. L’Islam stesso è venuto disarmato all’incontro con i cristiani e con il Papa. È un grande momento.
In che senso disarmati?
In realtà tutti siamo venuti disarmati, nel senso che tutti siamo venuti qui disposti a dialogare l’uno con l’altro. Perché tutti abbiamo compreso una cosa fondamentale, che o periremo insieme o ci salveremo insieme. E per salvarci insieme bisogna dialogare.
Un altro risultato sarà la firma degli Accordi di pace in Colombia del prossimo 26 settembre, dopo circa mezzo secolo di sanguinosa guerra civile…
Sant’Egidio sarà presente alla firma dell’Accordo definitivo perché noi abbiamo accompagnato il processo di pace e lo abbiamo seguito passo dopo passo, proprio alla luce dello “Spirito d’Assisi”.
Secondo lei, per cosa verrà ricordata questa edizione del 2016?
Verrà ricordata perché Papa Francesco, il Papa che ha voluto prendere il nome del Poverello, si è legato allo “Spirito d’Assisi”, lo ha benedetto e lo ha fatto suo.
Cosa l’ha colpita maggiormente delle parole del Papa?
Una cosa importantissima, che non avevamo mai sentito sulla sua bocca: “Mai la guerra è santa, solo la pace”
[Dal nostro inviato ad Assisi]