"Quanti 'Stefani' oggi nel mondo, uccisi per la fedeltà a Dio!"

A Santa Marta, il Papa ricorda il primo martire, lapidato per aver annunciato la Parola “scomoda” di Dio. Spiega quindi che “la nostra è Chiesa di martiri” e chiede di unirsi a tutti i cristiani perseguitati

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“La nostra Chiesa è Chiesa dei martiri”, dice Papa Francesco nella Messa a Santa Marta di oggi. Come negarlo di fronte ai, purtroppo, numerosi casi di cristianofobia e persecuzione religiosa che si verificano ogni giorno in ogni parte del mondo?

Il Papa li ricorda uno ad uno nella sua omelia: “Pensiamo ai nostri fratelli sgozzati sulla spiaggia della Libia; pensiamo a quel ragazzino bruciato vivo dai compagni perché cristiano; pensiamo a quei migranti che in alto mare sono buttati in mare dagli altri, perché cristiani; pensiamo – l’altro ieri – a quegli etiopi, assassinati perché cristiani … e tanti altri. E tanti altri che noi non sappiamo, che soffrono nelle carceri, perché cristiani …”.

Sono questi tanti “Stefani” dell’epoca moderna, afferma Bergoglio, ricordando il Santo ucciso per lapidazione che inaugurò la lunga scia di sangue che scorre da secoli nella Chiesa. Proprio di questo drammatico episodio parla la prima Lettura della Liturgia di oggi, tratta dagli Atti degli Apostoli: Stefano viene giudicato dal Sinedrio e, come Gesù, deve affrontare falsi testimoni e un popolo che sobilla contro di lui.

Il profeta li denuncia, ricordando loro quanti sono stati uccisi per essere stati fedeli alla Parola di Dio. E quando “confessa la sua visione di Gesù”, contemplata nei “cieli aperti”, i suoi persecutori, scandalizzati, “si turarono gli orecchi e si scagliarono tutti insieme contro di lui, lo trascinarono fuori dalla città e si misero a lapidarlo”.

È lui, quindi, il primo martire che, mentre viene investito da una pioggia di sassi, grida: “Signore Gesù, accogli il mio spirito”. Lui, afferma il Papa, porta i volti e le storie di tanti che anche oggi sono perseguitati e uccisi solo perché fedeli a Cristo. Stefano “non aveva bisogno di andare al negoziato, ai compromessi”, non cercava “altri pani”, perché aveva già un pane di vita: Gesù Cristo. Lo stesso è per tutti i cristiani martiri di oggi.

“Quanti Stefani ci sono nel mondo!”, sospira il Papa. Quanta gente, oggi, vede la morte solo perché annuncia la Parola di Dio. Una parola che spesso è scomoda e che “sempre dispiace a certi cuori”, osserva il Santo Padre: “La Parola di Dio dà fastidio quando tu hai il cuore duro, quando tu hai il cuore pagano, perché la Parola di Dio ti interpella ad andare avanti, cercando e sfamandoti con quel pane del quale parlava Gesù”.

“Nella Storia della Rivelazione, tanti martiri sono stati uccisi per fedeltà alla Parola di Dio, alla Verità di Dio”, rimarca ancora il Papa. Tuttavia, è questa la storia della Chiesa, “la vera Storia della Chiesa”, la Storia cioè ”dei Santi e dei martiri, perseguitati, tanti uccisi, da quelli che credevano di dare gloria a Dio, da quelli che credevano di avere ‘la verità’. Cuore corrotto, ma ‘la verità’”.

Questa tradizione oggi prosegue: la Chiesa di oggi è “Chiesa di martiri”, ribadisce Bergoglio, “loro soffrono , loro danno la vita e noi riceviamo la benedizione di Dio per la loro testimonianza”.

Tanti sono “martiri nascosti”, ovvero tutti quegli uomini e quelle donne “fedeli alla voce dello Spirito” che – rileva il Papa – “fanno strade, che cercano strade nuove per aiutare i fratelli e amare meglio Dio e vengono sospettati, calunniati, perseguitati da tanti ‘Sinedri moderni’ che si credono padroni della verità: tanti martiri nascosti!”. Lo sono pure quelli “che per essere fedeli nella loro famiglia soffrono tanto per fedeltà”.

“La nostra Chiesa è Chiesa di martiri”, ripete ancora una volta Francesco, “e adesso – soggiunge – nella nostra celebrazione verrà da noi il primo martire, il primo che ha dato testimonianza e più: e salvezza, a tutti noi”. “Uniamoci a Gesù nell’Eucaristia”, è dunque l’esortazione del Santo Padre, “e uniamoci a tanti fratelli e sorelle che soffrono il martirio della persecuzione, della calunnia e dell’uccisione per essere fedeli all’unico pane che sazia, cioè a Gesù”.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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