Fray Angelo Paleri postulator of priest died by Sendero Luminoso in Perú - april 2015

ZENIT

Perù. Domani Beati i francescani polacchi, uccisi per la loro carità

Il postulatore Fra’ Angelo Paleri racconta l’opera di evangelizzazione e il martirio di questi giovani sacerdoti che diedero la vita per Cristo e la Chiesa nelle Ande 

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Fra’ Angelo Paleri, dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali, è il postulatore della causa di beatificazione dei due sacerdoti martiri appartenenti al suo ordine, Michal Tomaszek e Zbigniew Strzakowski, uccisi in Perù l’8 agosto 1991 da Sendero Luminoso, la guerriglia maoista che imperversava in Perù, che il 25 agosto dello stesso anno assassinò don Sandro Dordi, sacerdote diocesano fidei donum di Bergamo.

I due frati polacchi furono uccisi dopo una celebrazione eucaristica, su di loro fu posto un cartello con la scritta: “Così muoiono i lacchè del capitalismo”. Il loro ‘crimine’ era infatti la carità che realizzavano, attraverso la distribuzione di cibo della Caritas ai campesinos, che secondo i guerriglieri era un’azione “controrivoluzionaria” che ammorbava la coscienza della popolazione, impedendogli di abbracciare la lotta armata e ribellarsi. “La religione è l’oppio dei popoli”, dicevano. 

Tomaszek e Strzakowski verranno elevati agli onori degli altari domani, sabato 5 dicembre, a Chimbote (Perù), in una grande cerimonia presieduta dal cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi. In vista dell’evento, ZENIT ha incontrato fra’ Paleri che ci ha rilasciato un’intervista per raccontare l’opera di evangelizzazione e il martirio di questi giovani che diedero la vita nelle Ande per seguire Cristo. 

***

Ci racconti il contesto in cui operavano i tre religiosi

I due polacchi erano frati recentemente ordinati, al tempo di Solidarnosc. Avevano lasciato  il paese prima della caduta del muro di Berlino. Entrambi sono stati uccisi l’8 agosto; don Sandro, sacerdote diocesano italiano, invece, nel pomeriggio del 25 agosto. Lavoravano a pochi chilometri di distanza. A quel tempo Chimbote era nel mirino del gruppo marxista-maoista Sendero Luminoso, il cui obiettivo era dominare la zona come era avvenuto in altre regioni. I terroristi avevano minacciato il vescovo Bambarén che se non si fosse rassegnato, avrebbero ucciso un missionario ogni settimana. Abbiamo anche una lettera di Bambarén che disponeva le sue dimissioni al Papa. Non abbiamo però la risposta ufficiale di Giovanni Paolo II al presule; sappiamo solo che egli si trasferì dopo alcune settimane a Lima con la Conferenza Episcopale.

Ci furono altri attacchi?

Nove mesi prima, durante un viaggio nella zona la macchina che trasportava il vescovo aveva trovato un posto di blocco. Don Sandro volle scendere per rimuovere le pietre, ma Bambarén gli disse di tornare indietro e rapidamente. C’erano state anche due bombe contro il palazzo vescovile di Chimbote.

E la polizia, l’esercito?

I guerriglieri dominavano la zona di Pariacoto, ai piedi della cordillera, dove non c’era né polizia né esercito. Anche il sindaco, che era stato eletto da un movimento popolare, fu ucciso come i due frati.  

Sendero non voleva che venissero forniti aiuti alimentari, la consideravano un’ingerenza esterna della Chiesa alla loro rivoluzione. In ogni parrocchia c’erano delle persone responsabili che facevano recapitare il cibo nei villaggi più remoti. Pariacoto, ad esempio, è situata ai piedi delle Ande, ma la parrocchia dista circa 4000 metri. Di quella zona si occupavano i due polacchi. I terroristi dicevano: “Sono un aiuto degli imperialisti… Mentre i religiosi, i pastori e la chiesa distribuiscono aiuto materiale alle persone, queste rimangono tranquille e non si ribellano”. Un giorno, quindi, i guerriglieri sono arrivati all’interno della Chiesa, dopo la celebrazione eucaristica, e li hanno catturati. Qualcuno li aveva pure avvertiti che avevano visto i senderisti tra la gente.

Fu realizzato una sorta di processo sommario?

Il processo ai frati è stato fatto in chiesa, non era presente tutta la cittadinanza. “Voi confondete la gente, la religione è l’oppio dei popoli”, accusavano i guerriglieri. Pretesero pure di avere la chiave del camion per constatare che “era stato fornito dagli imperialisti”, nonostante fosse stato spiegato loro che era stato inviato ai frati dal ministro generale di Roma.  

E, dopo le accuse, cosa successe?

Furono portati al municipio, dove fu rapito anche il sindaco eletto grazie all’influenza di Sendero. che però ora veniva accusato di non piegarsi alle loro esigenze. “Siete diversi da quello che pensavamo”, dice il sindaco. Tutti furono poi caricati su un furgoncino con le mani legate dove venne fatta salire pure una suora peruviana, che però venne spinta durante il tragitto fuori dal camion. Si fermarono dopo il ponte e lo fecero saltare in aria.

I due sacerdoti erano consapevoli di star andando incontro alla morte?  

I frati lo avevano capito già una settimana prima quale sarebbe stato il loro destino, quando un altro sacerdote spagnolo, Miguel Company, era stato colpito alla testa, senza però morire. Padre Miguel  (come si faceva chiamare Michal per comodità) in macchina disse qualcosa tipo: ‘Perché ci vogliono uccidere?’, e l’altro rispose: ‘Tranquillo Miguel’ e cominciarono a pregare l’Ave Maria. Un chilometro dopo l’esecuzione, vicino al piccolo cimitero, assieme ai sindaci di Pariacoto e Pueblo Viejo. Sulla via del ritorno uccisero a colpi di fucile anche il sindaco di Cochabamba. Un solo colpo alla testa ad un frate, all’altro due colpi, uno dei quali alla testa. In più l’umiliazione del cartello  con la scritta “Così muoiono i lacchè del capitalismo”.

 

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Sergio Mora

Buenos Aires, Argentina Estudios de periodismo en el Istituto Superiore di Comunicazione de Roma y examen superior de italiano para extranjeros en el Instituto Dante Alighieri de Roma. Periodista profesional de la Associazione Stampa Estera en Italia, y publicista de la Orden de periodistas de Italia. Fue corresponsal adjunto del diario español El País de 2000 a 2004, colaborador de los programas en español de la BBC y de Radio Vaticano. Fue director del mensual Expreso Latino, realizó 41 programas en Sky con Babel TV. Actualmente además de ser redactor de ZENIT colabora con diversos medios latinoamericanos.

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