Paraguay sospeso dal Mercosur e dall'Unasur

Il giudizio, preso dagli Stati sudamericani, avrà effetto fino alle prossime elezioni nell’aprile 2013

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di Carmine Tabarro

ROMA, martedì, 14 agosto 2012 (ZENIT.org) – Come avevo detto nel precedente articolo, il Paraguay il 13 agosto avrebbe saputo circa la sua sospensione dal Mercosur e dall’Unasur.
Il giudizio è stato negativo per il Paraguay e questa sospensione avrà effetto fino alle prossime elezioni, in programma nell’aprile 2013.

La punizione è stata presa dagli Stati sudamericani, per il modo in cui il Senato paraguayano (maggioranza partito Colorado e partito Liberale), lo  scorso 22 giugno, hanno destituito il presidente della Repubblica, Fernando Lugo. L’accordo siglato a Mendoza in Argentina, non prevede l’aggravio di sanzioni economiche.

Il Mercosur riunisce quattro Paesi (Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay) a Pil differenti, basti pensare che il Brasile da solo sviluppa il 77% del Pil del Mercosur, mentre il Paraguay  solo l’1%.

Se il Mercosur è un’unione economica, l’Unasur invece rappresenta 12 nazioni sud americane ed ha un carattere di governance politica. Il nuovo governo di Federico Franco ha definito la decisione “illegale e illegittima”.

Per Franco, in ogni sistema democratico è prevista la sfiducia del Governo, questo vale anche per la Costituzione paraguayana; quindi a suo avviso non si può parlare di golpe. La risposta del Mercosur e dell’Unasur è stata unanime: il giudizio politico sul presidente Lugo è stato preso in maniera veloce e senza aver garantito il giusto processo.

Sempre nella stessa riunione il Mercosur ha accordato l’ingresso del Venezuela che verrà formalizzato a Rio de Janeiro il 31 luglio. Difatti Il Venezuela di Chavez è considerato strategico, soprattutto per il Brasile nell’ottica di uno scambio tra risorse
petrolifere e innovazione tecnologica. Ancora una volta le logiche sono governate dal criterio del business is business e l’etica e’ un concetto sconosciuto.

Dalle mie fonti ad Asuncion, sono temute manifestazioni rinvigorite dalla sospensione del Paraguay dal Mercosur e dall’Unasur, mentre nell’interno del Paese il gruppo terroristico Epp di estrema sinistra sembra pronto a scatenare attentati, violenza e sequestri.

La situazione nel corso di questi giorni si è improvvisamente aggravata, c’è bisogno subito di una  pacificazione sociale e la Chiesa paraguayana è la sola che puo’ esercitare questo ruolo. Già nel precedente articolo ho riportato il documento della Conferenza Episcopale del Paraguay. In questi giorni la Chiesa del Paraguay sta lavorando per la pace.

Bisogna pero’ ammettere che soprattutto fra alcuni religiosi che avevano appoggiato l’ascesa di Fernando Lugo e che non hanno gradito le modalità della sua destituzione si sono e si stanno manifestando forti malumori. Ma si tratta di poche voci, la Chiesa nel suo insieme sta dimostrando di essere unita e di guardare al bene supremo del Paese in questa difficile fase di transizione.

Mi sono sembrate molto sagge parole del nunzio apostolico Mons. Eliseo Antonio Ariotti pronunciate in occasione della Festa della Santa Sede davanti al presidente Franco, ad alcuni ministri, al corpo diplomatico e ai sacerdoti e religiosi. Mons. Ariotti ha ricordato la missione della Chiesa nella società, citando l’episodio del giovane Re Salomone ripreso da Benedetto XVI nel discorso del settembre 2011 al Bundestag.

“I valori religiosi della fede cristiana nobilitano le relazioni tra le persone e i gruppi, favoriscono la coesione sociale e la libertà nella giustizia e nel rispetto”. Attualizzando l’episodio del giovane re Salomone, il nunzio ha esortato i politici ad avere un cuore docile, a saper distinguere il bene dal male.

“L’imperativo è difendere e rispettare le vittime e coerentemente gli interessi di tutti senza menzogne né illusioni che sono sempre fonte di inquietudini e pericolosi egoismi”.
Proseguendo il suo discorso ha aggiunto: “Il sangue dei martiri  non chiama vendetta ma riconcilia, il sangue dei caduti in Paraguay chiede giustizia, pace e riconciliazione”. Solo questo può essere il “programma intenso e il cammino sicuro di questa nobile nazione”.

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ZENIT Staff

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