“Oggi sono molte le istituzioni impegnate nel servizio alla vita, a titolo di ricerca o di assistenza; esse promuovono non solo azioni buone, ma anche la passione per il bene. Ma ci sono anche tante strutture preoccupate più dell’interesse economico che del bene comune”. Parte da questa dura constatazione il discorso che Papa Francesco rivolge ai partecipanti alla XXII Assemblea plenaria della Pontificia Accademia per la Vita, ricevuti stamane in Sala Clementina.
Il Papa mette in guardia dalle “nuove colonizzazioni ideologiche che – dice – subentrano nel pensiero umano, anche cristiano, sotto forma di virtù, della moralità, atteggiamenti nuovi, ma sono colonizzazioni ideologiche! Esse tolgono la libertà alla realtà di come Dio l’ha creata”. Poi parla di “virtù” che – spiega – “significa affermare che la scelta del bene coinvolge e impegna tutta la persona”. “Non è una questione ‘cosmetica’”, afferma Bergoglio, “un abbellimento esteriore, che non porterebbe frutto: si tratta di sradicare dal cuore i desideri disonesti e di cercare il bene con sincerità”.
Nella cultura contemporanea sono ancora intatte “le premesse per affermare che l’uomo, quali che siano le sue condizioni di vita, è un valore da proteggere”. Tuttavia, rileva il Santo Padre, la vita umana “è spesso vittima di incertezze morali, che non le consentono di difendere la vita in maniera efficace. Non di rado, poi, può accadere che sotto il nome di virtù, si mascherino ‘splendidi vizi’”.
Per questo – rimarca – “è necessario non solo che le virtù informino realmente il pensare e l’agire dell’uomo, ma che siano coltivate attraverso un continuo discernimento e siano radicate in Dio, fonte di ogni virtù”, in modo da uscire “dall’egoismo e dall’ignoranza” che spesso ci permeano e “mostrare a chi soffre nel corpo e nello spirito” la misericordia di Dio.
“Il bene che l’uomo compie”, evidenzia infatti il Papa, “non è il risultato di calcoli o strategie, nemmeno è il prodotto dell’assetto genetico o dei condizionamenti sociali”, bensì “il frutto di un cuore ben disposto, della libera scelta che tende al vero bene”. Perciò “non bastano la scienza e la tecnica: per compiere il bene occorre la sapienza del cuore”.
Quel cuore da cui – come ci insegna la Sacra Scrittura – scaturiscono le “intenzioni buone o cattive”. “Nella Bibbia il cuore è l’organo non solo degli affetti, ma anche delle facoltà spirituali, la ragione e la volontà, è sede delle decisioni, del modo di pensare e di agire. La saggezza delle scelte, aperta al movimento dello Spirito Santo, coinvolge anche il cuore”.
Da qui “nascono le opere buone, ma anche quelle sbagliate, quando la verità e i suggerimenti dello Spirito sono respinti”. Il cuore, insomma, “è la sintesi dell’umanità plasmata dalle mani stesse di Dio e guardata dal suo Creatore con un compiacimento unico. Nel cuore dell’uomo Dio riversa la sua stessa sapienza”, dice il Papa.
E osserva che “nel nostro tempo, alcuni orientamenti culturali non riconoscono più l’impronta della sapienza divina nelle realtà create e neppure nell’uomo. La natura umana rimane così ridotta a sola materia, plasmabile secondo qualsiasi disegno”. La nostra umanità, invece, è “unica e tanto preziosa agli occhi di Dio!”; per questo, “la prima natura da custodire è la nostra stessa umanità”.
“Dobbiamo darle l’aria pulita della libertà e l’acqua vivificante della verità, proteggerla dai veleni dell’egoismo e della menzogna”, esorta il Vescovo di Roma. Perché solo “sul terreno della nostra umanità potrà sbocciare una grande varietà di virtù”, che è “l’espressione più autentica del bene che l’uomo, con l’aiuto di Dio, è capace di realizzare”.
La virtù – ribadisce Francesco – “non è una semplice abitudine, ma è l’attitudine costantemente rinnovata a scegliere il bene. La virtù non è emozione, non è un’abilità che si acquisisce con un corso di aggiornamento, e men che meno un meccanismo biochimico, ma è l’espressione più elevata della libertà umana. La virtù è il meglio che il cuore dell’uomo offre”.
Essa, però, rischia facilmente di perdersi nel momento in cui “il cuore si allontana dal bene e dalla verità contenuta nella Parola di Dio”. È lì che “corre tanti pericoli, rimane privo di orientamento e rischia di chiamare bene il male e male il bene”; il peccato così “subentra più facilmente”, e subito dopo “il vizio”.
“Chi imbocca questo pendio scivoloso cade nell’errore morale e viene oppresso da una crescente angoscia esistenziale” ammonisce Bergoglio. E avverte anche delle “gravi” conseguenze sociali di un cuore indurito, “inclinato all’egoismo e al male”, che sono quelle che descrive il profeta Geremia: “I tuoi occhi e il tuo cuore non badano che al tuo interesse, a spargere sangue innocente, a commettere violenze e angherie”.
“Tale condizione non può cambiare né in forza di teorie, né per effetto di riforme sociali o politiche”, sottolinea il Santo Padre; è “solo l’opera dello Spirito Santo” che “può riformare il nostro cuore”. Sempre se “noi collaboriamo”, perché “Dio stesso, infatti, ha assicurato la sua grazia efficace a chi lo cerca e a chi si converte ‘con tutto il cuore’”.
Allo stesso modo, “anche nell’ambito dell’etica della vita le pur necessarie norme, che sanciscono il rispetto delle persone, da sole non bastano a realizzare pienamente il bene dell’uomo”. “Sono le virtù di chi opera nella promozione della vita l’ultima garanzia che il bene verrà realmente rispettato”, dice Francesco.
“Oggi – soggiunge – non mancano le conoscenze scientifiche e gli strumenti tecnici in grado di offrire sostegno alla vita umana nelle situazioni in cui si mostra debole. Però manca a volte l’umanità. L’agire buono non è la corretta applicazione del sapere etico, ma presuppone un interesse reale per la persona fragile. I medici e tutti gli operatori sanitari non tralascino mai di coniugare scienza, tecnica e umanità”.
Di qui l’incoraggiamento alle Università a considerare tutto questo nei loro programmi di formazione, “affinché gli studenti possano maturare quelle disposizioni del cuore e della mente che sono indispensabili per accogliere e curare la vita umana, secondo la dignità che in qualsiasi circostanza le appartiene”. Ai direttori delle strutture sanitarie e di ricerca l’invito, invece, “a far sì che i dipendenti considerino parte integrante del loro qualificato servizio anche il tratto umano”.
“In ogni caso, quanti si dedicano alla difesa e alla promozione della vita possano mostrarne anzitutto la bellezza”, dice Francesco. Perché, come “la Chiesa non cresce per proselitismo ma ‘per attrazione’”, così “la vita umana si difende e promuove efficacemente solo quando se ne conosce e se ne mostra la bellezza”.