Padre Dall'Oglio è con gli islamici: lo conferma il gesuita stesso con un sms

Ancora incerte le fonti sul messaggio che padre Paolo avrebbe inviato ad un attivista dell’opposizione al regime del presidente al-Assad

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“Sono ancora presso lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante per discutere la questione dei due vescovi rapiti nella Siria settentrionale”. E’ l’sms che padre Paolo Dall’Oglio, il gesuita scomparso a Raqqa in Siria il 28 luglio, avrebbe mandato nei giorni scorsi ad un attivista dell’opposizione al regime del presidente siriano Bashar al-Assad. Lo riferisce l’agenzia di stampa AkiAdnkronos International, confermando di aver appreso la notizia da fonti dell’opposizione del regime di Damasco al confine turco-siriano.

I due vescovi di cui parla Padre Dall’Oglio nel messaggio sono il siro-ortodosso Mar Gregorios Yohanna Ibrahim e il grecoortodosso Boulos al-Yazigi, entrambi di Aleppo. Il gesuita stava operando per trattare la loro liberazione dal sequestro – mai rivendicato –  avvenuto lo scorso 22 aprile.

Riguardo alla sorte di Dall’Oglio, già ieri il ministro degli Esteri Emma Bonino, confermando un pensiero comune, ha dichiarato che il gesuita è stato rapito dai terroristi dello ‘Stato islamico Siria-Iraq’, la versione locale di Al Qaeda. Il ministro ha inoltre parlato di “molte voci che si accavallano tra gruppi in guerra tra di loro”, che si combattono anche attraverso “comunicati e notizie” difficilmente verificabili.

Padre Victor Assouad, provinciale dei Gesuiti in Medio Oriente, nei giorni scorsi aveva espresso la propria “inquietudine profonda” per la sorte del confratello. Confermando la presenza dei Gesuiti nella regione medio orientale e la “solidarietà con la sofferenza di tutto il popolo”, il Provinciale aveva ringraziato tutte le persone che si stanno preoccupando per il ritrovamento di Dall’Oglio e anche “tutte le istanze e le autorità che si mobilitano per la sua ricerca”, auspicando che “si ponga presto fine a questa prova” e che “padre Paolo possa ritrovare i suoi al più presto”.

Padre Paolo era da anni in contrasto con il regime di Bashar al-Assad. Tanto che quest’ultimo ne ha decretato l’espulsione in quanto “persona non gradita”, nel 2011, durante le prime proteste popolari. Dal 12 giugno 2012 è stato imposto dunque il divieto di rientrare in Siria, nonostante ciò il sacerdote è comunque tornato nel Paese per visitare le zone controllate dall’opposizione al regime. Addirittura, a febbraio era penetrato nel Paese passando dal Kurdistan iracheno.

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ZENIT Staff

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