Open House: un progetto di pace tra israeliani e palestinesi

Dalia Landau parla a Brescia di questa esperienza di educazione alla coesistenza

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di suor Francesca Bernacchia*

BRESCIA, lunedì, 26 ottobre 2009 (ZENIT.org).- Nei giorni 15-16 ottobre, il Centro di Spiritualità “Mater Divinae Gratiae” di Brescia ha accolto Dalia Landau per una serata aperta a tutti e una mattinata rivolta agli studenti della scuola superiore.

Dalia Landau è una donna ebrea, di famiglia bulgara tornata nella “terra” di Israele. Al rientro la famiglia ricevette una casa a Ramle, una cittadina a pochi chilometri da Tel Aviv, non lontano da Gerusalemme, precedentemente appartenuta a dei palestinesi.

Fu nel ’67 (a ridosso della guerra dei sei giorni) che la sua vita cambiò radicalmente: tre uomini arabi, tra i 20 e i 30 anni, vestiti con giacca e cravatta nel pieno dell’estate mediorientale, bussarono alla sua porta. Dalia, giovane di 19 anni, si trovava sola in casa, i genitori al lavoro. I tre chiesero, con timore, se potevano vedere la “loro” casa. La ragazza ebbe come un’intuizione: ecco coloro che stavo aspettando da tempo, sono qui davanti a me.

Dovette in poco tempo prendere una decisione: aprire a tre uomini sconosciuti e “nemici” per farli entrare in casa, da sola, sarebbe stata considerata follia da chiunque. Avrebbe potuto chiedere loro di tornare nel pomeriggio, quando anche i suoi genitori sarebbero stati presenti… ma sapeva che così non li avrebbe mai più rivisti. “Prego, entrate!”, disse dopo alcuni secondi. I tre entrarono con grande silenzio, come in un tempio.

Guardavano le stanze, e uno, il più giovane, disse: “Ecco, questa era la mia camera”. C’era grande commozione. Dalia offrì loro il succo di limone dei frutti di un albero fuori dalla casa: il giovane guardò la pianta e disse: “L’ha piantato mio padre, quel limone…”.

Inizia così un lungo cammino di avvicinamento tra Dalia, la sua famiglia e i precedenti proprietari della casa araba di Ramle, coloro che l’avevano costruita. Dalia cercò lentamente di aprire il dialogo. Il desiderio di restituire con denaro la proprietà si trasformò lentamente in una nuova realtà: rendere la casa una “casa aperta”, “Open House” appunto, dove i bambini arabo-israeliani potessero frequentare la scuola dell’infanzia.

Nel ’91 è partita così un’esperienza profetica di grande portata: una casa che ora ospita il Centro per lo sviluppo dei bambini arabi (un nido per bambini di 2-3 anni, un programma di “tutoraggio” per bambini delle elementari) e un Centro per la co-esistenza arabo-ebraica che intende promuovere la coscientizzazione della reciproca diversità e dignità.

Ebrei, cristiani e musulmani collaborano in questo microcosmo di culture e storie, ricche e portatrici, ognuna, di un modo diverso di leggere la vita e di relazionarsi al mondo, a Dio. Ognuna capace di dare un apporto in più, senza il quale gli altri sarebbero più poveri.

Questo è ciò che anche come Comunità di religiose abbiamo sperimentato ospitando tra noi Dalia: noi cattoliche, consacrate, dedite alla formazione dei giovani e degli adulti, abbiamo avuto la grazia di incontrare una donna di grande carica spirituale, convinta che la pace e l’armonia promesse da Dio partano anzitutto dal cuore di ogni uomo, più che dai trattati di pace e dai movimenti sociali; convinta altresì che il nostro Dio non intervenga senza il nostro aiuto fattivo. “La nostra dimensione spirituale è attiva”, ci diceva.

“Mi attendo un miracolo dopo questo nostro incontrarci”. Un miracolo? “Sì, perché se è vero che il regno di Dio si costruisce come un seme nella terra, da questa piccola esperienza di unione e comunione non potrà che nascere qualche cosa di buono che ci stupirà”.

“Open House”, casa aperta per la co-esistenza: poiché solo quando i popoli, ma soprattutto gli individui riconoscono all’altro il fatto che “esiste”, e ricevono a loro volta tale riconoscimento di esistenza, la pace viene ad abitare sulla terra. Questo l’augurio che ci siamo lasciati al termine dello Shabbat accolto insieme.

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*Suor Francesca Bernacchia fa parte dell’Istituto Suore di Santa Dorotea di Cemmo – Brescia

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ZENIT Staff

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