Desks in an empty classroom

Pixabay CC0

Non più "ragazzi" e "ragazze", nelle scuole britanniche gli studenti sono "cisgender" o "intersex"

Londra finanzia un progetto per distribuire nelle scuole un libro che invita ad usare nuovi termini neutri e spiega “la transizione medica per i bambini”

Share this Entry

Sotto alcuni aspetti, l’Italia è effettivamente un Paese arretrato. Mentre qui divampano le polemiche per la nomina a ministro dell’Istruzione di Valeria Fedeli, già relatrice di un ddl volto a introdurre nelle scuole l’educazione di genere “per eliminare stereotipi”, in Gran Bretagna si procede speditamente verso l’insegnamento di una liquidità sessuale.
Inseguendo l’utopia destabilizzante dell’uniformità, infatti, il Governo britannico – attraverso l’ex ministro dell’Istruzione Nicky Morgan – ha finanziato e avviato un progetto pilota per istruire i bambini di scuola primaria ad abbandonare i pronomi e i sostantivi maschili e femminili a vantaggio di nuovi termini neutri.
Per raggiungere questo obiettivo che si vuol presentare come pedagogico, verrà consegnato ad ogni studente di 120 istituti scolastici una sorta di “libretto rosso” dell’ideologia gender a cui attingere. Si tratta di un testo edito dalla “Jessica Kingsley Publishers” dal titolo: Posso parlarti della diversità di genere?.
Scritto da una esponente del movimento lgbt finanziato dal contribuente britannico “Educate & Celebrate”, che ha sostenuto il progetto e si sta occupando della distribuzione, è il racconto di una 12enne immaginaria che decide di cambiare sesso.
Ecco allora che questo testo è una finestra aperta sul mondo delle cure farmacologiche che bloccano la pubertà a bambini che soffrono di “disforia di genere”, una prestazione che il Servizio sanitario britannico sta già coprendo con ingenti spese e numerose perplessità di esperti e società civile. Come riferiscono gli editori, del resto, si tratta del primo volume che spiega “la transizione medica per bambini dai sette anni in su”.
Necessario, al fine di far entrare i piccoli alunni in confidenza con questa realtà, è la creazione di una sorta di “neo-lingua” di orwelliana memoria. Nel libro si invita allora a mettere in soffitta i termini “ragazzo” e “ragazza” e a inaugurare nuove parole nel linguaggio abituale come “cisgender”, per chiamare i bambini che non si identificano né come maschi né come femmine, e “genderqueer” o “intersex”, per i bambini che si percepiscono con il sesso opposto a quello loro biologico.
Ma qualche spia di dissenso si avverte anche in Gran Bretagna. Parole di condanna verso questo progetto pilota sono state pronunciate da Norman Tebbit, esponente conservatore alla Camera dei Lord, e dal reverendo Peter Forster, vescovo anglicano di Chester, i quali sostengono che un simile testo può creare confusione nella mente dei bambini. C’è qualcuno che disdegna il processo spedito verso il gender della Gran Bretagna.

Share this Entry

Federico Cenci

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione