Siria. Arcivescovo di Aleppo: "Non strumentalizzare la lettera del Papa ad Assad"

Mons. Mayarati gioisce insieme al popolo siriano per la liberazione della città da parte dell’esercito. Prosegue intanto l’evacuazione dei ribelli

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“Papa Francesco invita tutti a porre fine alle violenze, da ogni parte esse vengano, e a camminare sulla via della pacificazione e della riconciliazione”. Così mons. Boutros Marayati, arcivescovo armeno cattolico di Aleppo, commenta all’agenzia Fides la lettera inviata dal Papa al presidente siriano Bashar al Assad.
Secondo l’esponente armeno-cattolico, quella missiva “contiene parole chiare e coerenti con quello che il Successore di Pietro e la Santa Sede hanno sempre detto sulla situazione tragica della Siria. Basta leggerle, quelle parole. Non c’è bisogno di decifrare, e tanto meno serve strumentalizzare quel messaggio”.
Pertanto, “è fuori luogo – aggiunge – provare a usare quel messaggio o le parole in esso contenute come una presa di posizione pro o contro il presidente Assad”. Anche il card. Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria, si era espresso con un appello ad Assad affinché “sia pienamente rispettato il diritto umanitario internazionale in merito alla protezione dei civili e l’accesso all’aiuto umanitario”.
In queste ore ad Aleppo, liberata dall’esercito siriano, è in corso l’evacuazione dei civili nella zona orientale della città. Oggi il comando militare russo fa sapere che l’evacuazione completa è vicina, con 20 bus e 10 ambulanze pronte a partire per Idlib, città ad Est di Aleppo. Tra le persone evacuate anche 5mila miliziani che combattevano contro l’esercito.
Non è chiaro intanto chi siano gli autori dell’attacco a un convoglio umanitario che usciva dalla zona orientale di Aleppo, che ha causato la morte di quattro civili e il ferimento di altrettanti. Al Jazeera punta il dito verso non meglio identificate “milizie sciite”.
“Nei nostri quartieri – riferisce a Fides l’arcivescovo Marayati  – le persone ovviamente sono contente del fatto che i gruppi armati jihadisti siano stati allontanati, e i loro colpi di mortaio non riescano più a raggiungere le loro case. Ma la paura rimane, e rende fragile il sollievo. Avremo pace solo quando una vera riconciliazione riuscirà a prevalere nei cuori, liberandoli dall’odio. Solo così potremo ripartire insieme. Intanto, preghiamo di poter vivere il tempo di Natale nella speranza, con un po’ di serenità”.

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ZENIT Staff

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