Oratorio calcio (Kaptain - Wikimedia Commons)

Lo sport e la sua cultura del rispetto e dell’amicizia

Il valore educativo per i giovani delle attività sportive si contrappone alla moda degli sport definiti “estremi”, caratterizzati da un forte individualismo

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Alcuni giovani, negli ultimi anni, sembrano essere attratti da sport definiti “estremi”. Si tratta di attività all’insegna del rischio, in cui dominano le emozioni forti. Nella maggior parte dei casi sono caratterizzate da un forte individualismo e dal desiderio di provare il brivido dell’imprevisto, oltre ogni limite.
Mode come queste ci fanno comprendere quanto siano fragili, a volte, le nuove generazioni. Spesso i ragazzi di oggi tendono ad assorbire le tendenze del momento, senza le giuste difese o le dovute accortezze, finendo per restarne vittime.
Bisogna anche considerare il fatto che molti giovani vivono con genitori assenti. Se l’educazione della famiglia non c’è, diventa più facile dedicarsi ad attività rischiose e gettare via la vita in un attimo.
A furia di coltivare la non-cultura del pericolo, si pensa di diventare onnipotenti. Si crede di poter scherzare con il fuoco senza bruciarsi. Ma è soltanto un’illusione, figlia di un’epoca dominata dal culto dell’eccesso.
Che cosa si può fare per riportare i giovani su strade più sicure? Il primo passo da fare è certamente quello di recuperare un’autentica cultura dello sport, ben diversa da quella proposta da certe mode estreme.
In un mondo in cui il bene si confonde sempre più spesso con il male, l’idea di seguire regole e comportamenti precisi può avere una funzione educativa determinante. Nulla, più dello sport, può contribuire ad una sana formazione delle coscienze dei giovani.
La migliore risposta al caos di certe tendenze estreme, dove la voglia d’eccesso e il rischio quasi non conoscono confini, è quella di proporre una sana cultura del limite: il richiamo a regole, schemi, barriere morali da non oltrepassare.
Un altro elemento fondamentale, dal punto di vista educativo, è la cultura dell’impegno. Per conquistare un trofeo, sono necessarie tante ore di sudore e di allenamento. È importante aiutare i giovani a valorizzare sempre di più lo spirito di sacrificio, trasferendolo dalla dimensione dello sport a quella della vita quotidiana.
Infine un altro aspetto educativo fondamentale sta nella cultura dell’incontro con gli altri. Oggi, purtroppo, i ragazzi sono sempre più intrappolati nei videogiochi e nelle navigazioni di internet. Trascorrono giornate intere immersi in realtà virtuali, che impediscono un vero rapporto con il mondo.
L’individualismo di certi sport estremi si inserisce in questo stesso terreno di isolamento. I brividi del rischio sono personali, impossibili da condividere. Tutto finisce per esaurirsi nei pochi secondi di un’arida emozione.
Invece, un’autentica cultura dello sport può abituare i ragazzi ad un sincero e concreto contatto con gli altri. In un mondo giovanile che tende alla solitudine, spesso dominato dagli incontri freddi e virtuali di internet, un sano gioco di squadra potrà aiutare a costruire una migliore cultura del rispetto e dell’amicizia.

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Carlo Climati

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