"Le istituzioni smettano di proteggere le nuove forme di schiavitù"

Nell’udienza ai membri della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, il Papa chiede di “camminare verso il Cielo in compagnia dei piccoli e degli ultimi”

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Ricevendo in udienza stamane i partecipanti alla Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, avviata ieri sul tema Human trafficking: Issues beyond criminalization, Papa Francesco ha rivolto un forte appello alle istituzioni chiedendo loro “di smetterla di proteggere le nuove forme di schiavitù”.

Secondo il Pontefice, in un sistema economico globale dominato dal profitto, si sono sviluppate nuove forme di schiavitù in certo modo peggiori e più disumane di quelle del passato. Per questo motivo, ha sottolineato, “dobbiamo far prendere più consapevolezza di questo nuovo male che, nel mondo globale, si vuole occultare perché scandaloso e ‘politicamente scorretto’”.

A nessuno, ha ammesso il Pontefice, piace riconoscere che nella propria città, nel proprio quartiere, nella propria regione o nazione ci sono nuove forme di schiavitù, ma è evidente che questa piaga riguarda quasi tutti i Paesi. Pertanto deve aumentare la consapevolezza delle autorità civili circa la gravità di tale tragedia, che costituisce un regresso dell’umanità.  “E tante volte – tante volte! –  ha rimarcato il Santo Padre – queste nuove forme di schiavitù sono protette dalle istituzioni che devono difendere la popolazione da questi crimini”.

Nella prima parte del suo intervento, il Papa aveva espresso la propria gratitudine per quanto la Pontificia Accademia delle Scienze Sociali sta facendo per “approfondire la conoscenza delle nuove forme di schiavitù e per sradicare la tratta di esseri umani, nell’unico intento di servire l’uomo, specialmente le persone emarginate ed escluse”.

A questo proposito, ha citato il Discorso della Montagna di Gesù, spiegando che i “benedetti dal Padre” sono quelli che si preoccupano degli ultimi e che amano i più piccoli tra i loro fratelli. “Oggi tra i fratelli più bisognosi ci sono coloro che patiscono la tragedia delle moderne forme di schiavitù, del lavoro forzato, del lavoro schiavo, della prostituzione, del traffico di organi, della droga”, ha denunciato il Pontefice.

Ha ricordato quindi tra le figure esemplari nella lotta contro la schiavitù l’esempio di san Pietro Claver (1580-1654), che si consacrò per essere “schiavo degli schiavi”, in un momento storico nel quale la schiavitù era molto diffusa e socialmente accettata, purtroppo – e scandalosamente – anche nel mondo cristiano, perché era “un grande affare”.

Anche san Giovanni de Matha (1154–1213) – ha rammentato Francesco – ha combattuto la schiavitù, seguendo il mandato di Paolo: “Non più servo né serva ma fratello e sorella in Cristo” (cfr Fm 16). 

Si può dire quindi che l’abolizione storica della schiavitù come struttura sociale sia la conseguenza diretta del messaggio di libertà portato al mondo da Cristo. Il Papa ha ricordato poi di aver più volte condannato le nuove forme di schiavitù, traffico di esseri umani, lavoro forzato, prostituzione, commercio di organi, quali  “crimini gravissimi, una piaga nel corpo dell’umanità contemporanea”

Per questo motivo “tutta la società è chiamata a crescere in questa consapevolezza”, ha detto, specialmente per quanto riguarda la legislazione nazionale e internazionale, in modo da poter assicurare i trafficanti alla giustizia e reimpiegare i loro ingiusti guadagni per la riabilitazione delle vittime”.

In conclusione, il Pontefice ha chiesto alla comunità internazionale di “penalizzare quanti si rendono complici di questo mercato disumano”, migliorando le modalità di riscatto e di inclusione sociale delle vittime, aggiornando anche le normative sul diritto di asilo.

Papa Francesco ha concluso incoraggiando i presenti a proseguire in questo lavoro, col quale contribuite a rendere il mondo più cosciente di tale sfida, perché “bisogna costruire la città terrena alla luce delle Beatitudini, e così camminare verso il Cielo in compagnia dei piccoli e degli ultimi”.

Il testo integrale delle parole del Papa è disponibili qui.

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ZENIT Staff

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