Le cinque prove dell'esistenza dell'uomo (Prima parte)

In tempo di diritti, Carlo Casini spiega perché il concepito è una persona

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di Carlo Casini

ROMA, giovedì, 30 agosto 2012 (ZENIT.org).- Viviamo in tempi in cui ogni diritto cerca di essere riconosciuto, soprattutto per quanto riguarda i più indifesi.

Paradossalmente però sorgono discussioni e polemiche ogni volta che si parla del diritto del concepito.

<p>Riconoscere l’esistenza dell’essere umano fin dal concepimento è una battaglia ancora da vincere, per questo motivo i Movimenti per la vita Europei hanno dato vita ad una iniziativa per raccogliere almeno un milione di firme in sette Paesi dell’Unione al fine di far riconoscere tale diritto nell’ordinamento dell’Unione europea (http://www.mpv.org/mpv/download/UnodiNoi/homepage.html).

In questo contesto Carlo Casini, Presidente della Commissione Affari Costituzionali del Parlamento Europeo, fondatore e Presidente del Movimento Per la Vita italiano ha scritto e pubblicato un libro “Le cinque prove dell’esistenza dell’uomo” (Edizioni San Paolo, 5 Euro) in cui spiega ragionevolmente quali sono le prove biologiche, psicologiche, giuridiche, antropologiche e testimoniali, dell’esistenza della persona già fin dal concepimento.

Riportiamo di seguito una parte dell’introduzione al libro in oggetto.

Ha scritto un filosofo: “un tempo il problema era di dimostrare l’esistenza di Dio, oggi il problema è quello di dimostrare l’esistenza dell’uomo”. Può sembrare una espressione paradossale: come si può dubitare che l’uomo ci sia? Eppure quella frase esprime un problema vero e profondo. Si tratta, infatti, di capire se esista davvero una specificità umana, una diversità tra l’uomo e tutto il resto del creato oppure se egli sia parte indistinta della materia che lo circonda e di cui egli stesso è fatto.

Alcuni bioeticisti non vedono la differenza tra l’uomo e gli animali. L’australiano Singer ha scritto che un cane ammaestrato per condurre i ciechi, può avere maggior valore di un cieco e che un sofisticato computer può contare più di un embrione umano. Non ci sarebbe un perimetro entro il quale c’è solo l’uomo. L’elemento qualificante che lo identifica non sarebbe suo specifico. La caratteristica decisiva sarebbe la capacità di sentire piacere o dolore: solo essa costituirebbe un perimetro reale dentro il quale si trovano accomunati l’uomo e gran parte degli animali. L’uomo sarebbe soltanto uno dei molti viventi senzienti. In questa visione si possono scrivere opere dal titolo “i diritti umani degli animali”. Il distintivo dell’umanità sarebbe, appunto, la capacità di sentire dolore o piacere, ma allora anche gli animali partecipano della umanità, mentre l’uomo in quanto uomo diverso e superiore non esiste.

Questo discorso può apparire astruso, fuori della realtà. Invece è di estrema importanza pratica. Quando i radicali per negare l’identità umana del concepito mostrano l’ingrandimento di uno spillo sulla cui punta è collocato un embrione umano ancora allo stato di morula, cioè nella forma di un aggregato sferico di cellule, anch’essi sferiche, di grandezza inframillimetrica, suppongono che l’umanità non esiste quando non vi è capacità di provare piacere o dolore o, peggio, quando manca la forma o la grandezza di un adulto.

Esiste o non esiste l’uomo in quel puntino? La questione è tutt’altro che marginale. Lo è in primo luogo sul piano esistenziale. Per difendere quel puntino, sia quando può stare sulla punta di uno spillo sia nei mesi successivi fin quando solo i millimetri lo possono misurare, molte donne e molti uomini spendono tempo, energie, denaro. Per quanto grande sia il successo di chi cerca di cancellare il problema, per quanto coloro che oggi si alzano in piedi a proclamare il diritto alla vita fin dal concepimento possano essere una minoranza, tuttavia i difensori della vita nascente non sono una quantità trascurabile, né per numero né per esperienza e ricchezza umana. Qualcuno ha donato una parte della sua vita a servizio dei poveri del terzo mondo, altri hanno diretto comunità terapeutiche per il recupero di tossicodipendenti, altri hanno fatto esperienze di solidarietà con i disabili, qualcuno ha capacità d’impegno nella vita sociale, culturale e politica. Eppure il loro ideale di servizio al prossimo si è concentrato su quella entità così piccola e silenziosa che chiamano “embrione”.

Vale la pena? Non ci sarà una dispersione di energie che potrebbero molto più utilmente dispiegarsi in altri compiti? Perciò è urgente sapere se in quella capocchia di spillo vi è o no un essere umano.

La questione è ancora più inquietante se la esaminiamo dal punto di vista religioso – ecclesiale – pastorale. Le chiese, non solo quella cattolica come si vorrebbe far credere, ma quella cattolica con una capacità di farsi sentire decisamente più grande, continuano ad inquietare le coscienze individuali. Il Concilio Vaticano II ha qualificato l’aborto volontario “abominevole delitto”; a chi consapevolmente e liberamente vi ha fatto ricorso il codice di diritto canonico commina la scomunica; Giovanni Paolo II non ha esitato a bollare come l’aspetto “più conturbante e sovversivo” degli attuali attentati contro la vita umana la trasformazione “del delitto in diritto” parlando proprio della soppressione della vita concepita e non ancora nata; Madre Teresa di Calcutta ha detto a tutti i potenti del mondo che “l’aborto è il principio che mette in pericolo la pace nel mondo”.

Si ha un bel dire che i più scrollano le spalle, si tappano le orecchie o mostrano un disprezzo irridente. Ci sono ancora centinaia di milioni che ascoltano e tra loro molte coscienze si turbano, si addolorano, si affaticano. Vale la pena continuare a inquietare le coscienze? Vale la pena intestardirsi a proclamare l’esistenza dell’uomo in quel minuscolo comparire dal nulla, la cui silenziosa distruzione può risolvere problemi, evitare lo sconvolgimento di una già decisa programmazione di vita, rimuovere fatiche di ogni genere? Se egli è un uomo la Chiesa si pone come il grande baluardo dei diritti umani. Ma se non lo è?

* Per ogni approfondimento “Le cinque prove dell’esistenza dell’uomo” (Edizioni San Paolo – 5 Euro)

(La seconda parte verrà pubblicata domani, venerdì 31 agosto)

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ZENIT Staff

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