La “Terza Roma” si riunirà con la “Prima Roma”?

Il recente incontro potrebbe costituire il punto di svolta

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di Robert Moynihan

WASHINGTON, D.C., martedì, 27 ottobre 2009 (ZENIT.org).- Talvolta avviene senza fuochi d’artificio. I momenti di svolta possono passare nel silenzio, quasi inosservati.

Potrebbe essere questo il caso, rispetto al “grande scisma”, la più importante divisione nella storia della Chiesa: la fine dello scisma potrebbe sopraggiungere più rapidamente e inaspettatamente di quanto non si possa immaginare.

Il 18 settembre scorso, nella residenza estiva papale di Castel Gandolfo, a circa 30 chilometri da Roma, l’arcivescovo russo ortodosso Hilarion Alfeyev – 43 anni, studioso, teologo, esperto di liturgia, compositore e amante della musica – si è incontrato con Benedetto XVI – 82 anni, anche lui studioso teologo, esperto di liturgia, compositore e amante della musica – per quasi due ore. Di tale incontro la Santa Sede non ha diramato alcun comunicato ufficiale.

Il silenzio indica che l’evento è stato importante, forse così importante da far ritenere alla Santa Sede che non sia ancora prudente rivelare pubblicamente ciò che è stato discusso.

Ma vi sono numerosi “segni” secondo cui l’incontro si sarebbe svolto in modo estremamente armonioso.

Se così fosse, il 18 settembre rappresenterebbe un punto di svolta nei rapporti tra la “Terza Roma” (Mosca) e la “Prima Roma” (Roma), divise sin dal 1054.

L’arcivescovo Hilarion si è trattenuto a Roma per cinque giorni, in qualità di rappresentante del nuovo Patriarca ortodosso russo Kirill di Mosca.

Una delle personalità chiave che l’arcivescovo Hilarion ha incontrato è stato il cardinale Walter Kasper. Il 17 settembre, il Cardinale ha riferito a Radio Vaticana di aver avuto con l’arcivescovo Hilarion una “conversazione molto tranquilla”.

Il cardinale Kasper ha anche svelato di aver avanzato una proposta straordinaria all’arcivescovo: che le Chiese ortodosse formino una sorta di “conferenza episcopale a livello europeo”, che possa rappresentare un “partner di cooperazione” per le prossime riunioni.

Ciò rappresenterebbe un passo rivoluzionario nell’organizzazione delle Chiese ortodosse.

Riguardo all’eventuale incontro tra il Patriarca e il Papa, il cardinale Kasper ha detto che questo non era per ora nell’agenda e che comunque probabilmente non avverrebbe a Mosca o a Roma ma in qualche luogo “neutrale” (Ungheria, Austria e Bielorussia sono tra le possibilità).

Lo stesso arcivescovo Hilarion ha parlato della sua visita, quando il 17 settembre (quindi prima del suo incontro con il Papa) si è incontrato con la Comunità di Sant’Egidio.

“Viviamo in un mondo scristianizzato, in un periodo che alcuni, erroneamente, definiscono post-cristiano”, ha detto l’arcivescovo. “La società contemporanea, con il suo materialismo pratico e con il suo relativismo morale, è una sfida per tutti noi. Il futuro dell’umanità dipende dalla nostra risposta. Oggi più che mai, noi cristiani dobbiamo unire le forze”.

L’agenzia stampa del Patriarcato di Mosca, ha riferito il 18 settembre che l’arcivescovo Hilarion ha parlato con il Papa della “cooperazione fra le Chiese russo ortodossa e cattolica nell’ambito dei valori morali e della cultura” – in particolare nell’ambito delle “Giornate della cultura spirituale russa”, una sorta di mostra con conferenze, in programma per la primavera del 2010 a Roma (si può immaginare che lo stesso Papa possa parteciparvi).

In occasione della visita, l’arcivescovo Hilarion ha donato al Papa una croce pettorale, forgiata nei laboratori artigianali della Chiesa russo ortodossa, ha riferito Interfax.

Il 21 settembre, la stessa Interfax ha aggiunto dettagli sulle parole dell’arcivescovo, pronunciate nella mattina, presso le Catacombe di San Callisto.

“Rinnegati dal mondo, lontani da occhi umani, nascosti in caverne sotto terra, i primi cristiani romani compivano con coraggio la preghiera”, ha ricordato l’arcivescovo. “La loro vita ha prodotto frutti di santità e di eroismo nel martirio. La Santa Chiesa è stata costruita sul loro sangue versato per Cristo”.

Poi la Chiesa è uscita dalle catacombe, ma si è persa l’unità dei cristiani, ha rimarcato l’arcivescovo.

Secondo monsignor Hilarion, il peccato dell’uomo è alla radice di ogni divisione e pertanto l’unità dei cristiani può essere recuperata solo attraverso il cammino della santità.

“Ciascuno di noi, nell’adempiere con coscienza il proprio compito nella Chiesa, è chiamato a contribuire al tesoro della santità cristiana e a lavorare per il raggiungimento dell’unità cristiana voluta da Dio”, ha affermato l’arcivescovo.

Con un secondo rapporto, dello stesso giorno, l’agenzia Interfax ha aggiunto ulteriori notizie sull’incontro con il Papa.

Crescente influenza

“Durante un colloquio con il Papa Benedetto XVI, l’arcivescovo Hilarion di Volokolamsk ha posto l’attenzione sullo status dei credenti ortodossi dell’Ucraina occidentale, dove tre diocesi ortodosse erano state quasi eliminate attraverso un’azione di forza da parte dei cattolici greci tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta”, ha riferito Interfax.

L’arcivescovo Hilarion “ha sottolineato la necessità di compiere passi concreti per migliorare la situazione nell’Ucraina occidentale”, tra i territori delle diocesi di Lvov, Ternopol e Invano-Frankovsk, ha riferito il servizio.

Intanto, nella stessa Russia, l’influenza della Chiesa russo ortodossa, guidata dal Patriarca Kirill, sembra essere in crescita, sebbene non senza opposizione.

L’avvento, in Russia, del Patriarca Kirill e la sua crescente influenza negli affari legislativi, sembra sollevare opposizione da parte dei “siloviki”, forze legate al vecchio KGB.
 
In un articolo apparso sull’edizione di settembre di Argumenty Nedeli, Andrey Uglanov afferma che la straordinaria attività di Kirill ha attratto l’attenzione di coloro a cui non piace essere additati e tanto meno sfidati. E questo è diventato il “grande problema” di Krill.

Questi “siloviki”, afferma Uglanov, sono stati offesi dalle “azioni anti staliniste e anti bolsceviche” di Kirill, come quella della sua presenza presso la pietra di Solovetsky, nella piazza di Lubiana a Mosca, nella giornata della memoria delle vittime della repressione politica.

In questo contesto, la visita di Hilarion a Roma assume un rilievo ancora maggiore.

La Chiesa russo ortodossa è molto forte in Russia, ma deve fare i conti con una certa opposizione e ha bisogno di alleati.

L’importanza della visita di Hilarion a Roma, allora, può avere risvolti non solo per il superamento del “grande scisma”, ma anche per il futuro culturale, religioso e politico della Russia e dell’Europa nel suo insieme.

È particolarmente significativo, in questo contesto, che Hilarion, il “Ministro degli esteri” del Patriarca, abbia degli interessi personali che coincidono con quelli di Benedetto XVI: la liturgia e la musica.

“Quando ero un ragazzo quindicenne sono entrato per la prima volta nel santuario del Signore, il Sancta Sanctorum della Chiesa ortodossa”, disse una volta Hilarion, parlando della liturgia ortodossa. “Ma fu solo dopo il mio ingresso presso l’altare che iniziò la ‘theourgia’, il mistero, e la ‘festa della fede’, che prosegue tutt’oggi.

“Dopo la mia ordinazione ho visto il mio destino e la mia chiamata al servizio della Divina liturgia. Ogni altra cosa, i sermoni, la pastorale e lo studio teologico, si sono incentrati su questo punto centrale della mia vita: la liturgia”.

Liturgia

Queste parole sembrano echeggiare i sentimenti e l’esperienza di Benedetto XVI, il quale ha scritto che le liturgie del Sabato santo e della Domenica di Pasqua, vissute in Baviera quando era un bambino, sono state formative per tutta la sua vita, e che i suoi scritti sulla l
iturgia (uno dei suoi libri è intitolato “Festa della fede”) rappresentano per lui il più importante lavoro di approfondimento accademico.

“Le funzioni liturgiche ortodosse sono un tesoro inestimabile che dobbiamo tutelare con cura”, ha scritto Hilarion. “Ho avuto l’opportunità di essere presente sia alle funzioni protestanti, sia a quelle cattoliche, che con qualche rara eccezione sono state alquanto deludenti. Sin dalle riforme liturgiche del Concilio Vaticano Secondo le funzioni in alcune chiese cattoliche si sono differenziate un po’ rispetto a quelle protestanti”.

Di nuovo, queste parole dell’arcivescovo sembrano riflettere le stesse preoccupazioni di Benedetto XVI. Il Papa ha espresso chiaramente il suo desiderio di riformare la liturgia della Chiesa cattolica, preservando i contenuti dell’antica liturgia che oggi rischia di perdersi.

Hilarion ha citato con approvazione l’ortodosso San Giovanni di Kronstadt, il quale scrisse: “La Chiesa e il suo divino servizio sono l’incarnazione e la realizzazione di tutto nel Cristianesimo… È la sapienza divina, accessibile ai cuori semplici e pieni di amore”.

Queste parole echeggiano quelle scritte dal cardinale Ratzinger, ora Benedetto XVI, il quale ha spesso ripetuto che la liturgia è una “scuola” per i cristiani semplici, che impartisce le verità profonde della fede anche a chi non è istruito, attraverso le preghiere, i gesti e gli inni.

Negli ultimi anni, l’arcivescovo si è rivelato anche come compositore di musica, soprattutto per le liturgie del Natale e del Venerdì santo, che celebrano la nascita e la Passione di Gesù Cristo. Queste opere sono state eseguite a Mosca e in Occidente, a Roma nel marzo 2007 e a Washington nel dicembre 2007.

Rapporti più stretti tra Roma e Mosca, allora, potrebbero comportare profonde implicazioni anche per la vita culturale e liturgica della Chiesa in Occidente, con un rinnovamento dell’arte e della cultura cristiana e anche della fede.

Tutto questo ha rappresentato il quadro nel quale si è svolto il tranquillo incontro tra l’arcivescovo Hilarion e Benedetto XVI, nel pomeriggio del venerdì 18 settembre 2009, nella residenza che si affaccia sul Lago di Albano.

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ZENIT Staff

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