La Santa Sede denuncia all'ONU violazioni alla libertà d'espressione

Contro quanti non approvano i comportamenti omosessuali

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GINEVRA, giovedì, 24 marzo 2011 (ZENIT.org).- Il rappresentante della Santa Sede presso l’Ufficio ONU di Ginevra (Svizzera), monsignor Silvano M. Tomasi, ha affermato questo martedì che quanti attaccano chi ha opinioni contrarie al comportamento omosessuale violano il diritto alla libertà d’espressione.

Monsignor Tomasi ha dichiarato che la Chiesa non giustifica in alcun caso la violenza contro nessuno per le sue preferenze o condotte sessuali.

Ha tuttavia avvertito che nelle leggi internazionali la definizione “orientamento sessuale” si riferisce a sentimenti e pensieri e non a condotte. Per questo, non sono giustificati gli attacchi contro chi si oppone a determinate condotte sessuali, in virtù della libertà d’espressione e di credo.

Il presule è intervenuto durante la discussione dell’item 8, “Orientamento sessuale”, alla XVI Sessione del Consiglio dei Diritti Umani, esprimendo la sua preoccupazione per l’“allarmante tendenza” ad “attaccare le persone perché non sostengono le condotte sessuali tra persone dello stesso sesso”.

“Quando esprimono le proprie convinzioni morali o il proprio credo sulla natura umana, che possono essere anche espressioni di convinzioni religiose, o opinioni dello Stato su rivendicazioni scientifiche, sono stigmatizzate, o peggio ancora vilipendiate e perseguitate”.

“La Santa Sede approfitta di questa opportunità per affermare la dignità e il valore di tutti gli esseri umani, e per condannare la violenza contro le persone a causa dei loro pensieri e sentimenti sessuali, o comportamenti sessuali”, ha sottolineato monsignor Tomasi.

Il presule ha affermato che si sta producendo una “confusione superflua” sul significato della definizione “orientamento sessuale”, che secondo la legislazione internazionale vigente si riferisce a “sentimenti e pensieri”, non a “condotte”.

“Per i propositi delle leggi dei diritti umani, c’è una differenza fondamentale tra sentimenti e pensieri da un lato e comportamento dall’altro. Uno Stato non dovrebbe mai punire una persona, o privarla del godimento di un diritto umano, basandosi solo sui sentimenti o sui pensieri di questa persona, inclusi quelli sessuali”.

Ad ogni modo, gli Stati “possono, e devono, regolare i comportamenti, inclusi vari comportamenti sessuali. In tutto il mondo, c’è un consenso tra le società sul fatto che certi tipi di comportamento sessuale devono essere proibiti per legge. La pedofilia e l’incesto sono due esempi”.

La Santa Sede, ha aggiunto, “desidera affermare il suo credo profondamente sostenuto del fatto che la sessualità umana è un dono che si esprime in modo autentico nella dedizione completa e per tutta la vita di un uomo e una donna nel matrimonio”.

“La sessualità umana, come qualsiasi attività volontaria, possiede una dimensione morale: è un’attività che mette la volontà individuale al servizio di un fine, non è un”identità’. In altre parole, deriva dall’azione e non dall’essere, anche se alcune tendenze o ‘orientamenti sessuali’ hanno radici profonde nella personalità”.

“Negare la dimensione morale della sessualità porta a negare la libertà della persona in questa materia, e mina in ultima istanza la sua dignità ontologica”, ha concluso il presule.

“Questa convinzione sulla natura umana è condivisa anche da molte altre comunità religiose e da tante persone”.

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ZENIT Staff

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