La resurrezione del Capo anticipa la resurrezione delle membra

Lettura patristica di monsignor Francesco Follo per la XXXII domenica del Tempo Ordinario

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Monsignor Francesco Follo, osservatore permanente della Santa Sede presso l’UNESCO a Parigi, offre oggi la seguente Lettura patristica sulle letture liturgiche per la XXXII.ma domenica del Tempo Ordinario – Anno C.

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Sant’Agostino d’Ippona 

ESPOSIZIONE SUL SALMO 65
DISCORSO AL POPOLO

La resurrezione del Capo anticipa la resurrezione delle membra.

1.[v 1.] Questo salmo reca nel titolo: Sino alla fine, cantico del salmo della resurrezione. Quando si canta un salmo, se udite le parole sino alla fine, intendetele ” fino a Cristo “. Dice infatti l’Apostolo: Fine della legge è Cristo, a giustificazione di ogni credente 1. Ascoltate dunque quale sia la resurrezione di cui si canta nel salmo, e chi sia il risorto. Ve ne parleremo apertamente nella misura di cui egli stesso ce ne avrà fatto dono. Noi cristiani sappiamo che la resurrezione si ègià compiuta nel nostro capo, e che si compirà nelle membra. Capo della Chiesa è Cristo, membra di Cristo èla Chiesa 2. Ciòche prima èaccaduto nel capo accadrà poi nel corpo. Questa èla nostra speranza; per la quale preghiamo, per la quale resistiamo e perseveriamo pur in mezzo alla dilagante malvagità di questo mondo. Questa speranza ci consola, finché la stessa speranza non sia divenuta realtà. Sarà infatti realtà quando anche noi risorgeremo, e, trasformati in esseri celesti, diverremo uguali agli angeli. Chi avrebbe osato sperare tanto, senza la promessa della Verità? Una tale speranza, loro promessa, i giudei tenevano gelosamente per se stessi, e si gloriavano assai delle loro opere buone e quasi giuste. Avevano infatti ricevuto la legge e, se fossero vissuti secondo questa legge, avrebbero qui posseduto beni materiali e poi, nella resurrezione dei morti, potevano sperarne altri, analoghi a quelli di cui qui avevano goduto. Per questo i giudei non erano capaci di rispondere ai sadducei, che negavano la futura resurrezione, quando proponevano loro la stessa questione che più tardi avrebbero proposta anche al Signore. Ci rendiamo conto che essi non erano stati capaci di risolvere tale questione dal fatto che ammirarono il Signore quando la risolse. Proponevano dunque i sadducei la questione di una donna che aveva avuto sette mariti, non tutti insieme, ma uno dopo l’altro. Infatti la legge per assicurare la diffusione del popolo stabiliva che, se qualcuno fosse morto senza figli, il fratello di lui, se ne aveva, doveva prendere in sposa la moglie, per dare una discendenza al fratello defunto 3. Proposero dunque la questione di una donna che aveva avuto sette mariti, tutti morti senza figli, i quali, uno dopo l’altro, avevano sposato la moglie del fratello per adempiere al precetto della legge. Chiedendo un chiarimento della difficoltà, dissero: Di quale di loro sarà sposa dopo la resurrezione? Senza dubbio, i giudei non sarebbero rimasti frastornati né si sarebbero arresi in tale questione, se nella resurrezione non avessero sperato di godere gli stessi beni di cui godevano in questa vita. Ma il Signore, che prometteva l’uguaglianza con gli angeli, non un’altra vita umana carnale e corruttibile, poté senza esitazione rispondere: Sbagliate, non conoscendo né le Scritture né la potenza di Dio. Nella resurrezione, infatti, non prenderanno marito né prenderanno moglie: e neppure moriranno, ma saranno uguali agli angeli di Dio 4. Dimostrò così che l’avvicendamento è necessario solo là ove si danno i luttuosi casi di morte; mentre lassù, dove nessuno morrà, non ci si dovrà neppure preoccupare dei successori. Per questo aggiunse: Non moriranno. Igiudei pertanto, i quali speravano, anche se carnalmente, nella futura resurrezione, si rallegrarono per la risposta data ai sadducei, con i quali essi discutevano su tale dubbiosa ed oscura questione. I giudei speravano dunque nella resurrezione dei morti; ma speravano di risorgere essi soli alla vita eterna: in forza delle opere della legge e delle giustificazioni delle Scritture, che i soli giudei possedevano e i gentili non possedevano. Da quando però Cristo è stato crocifisso, una specie di cecità è capitata a una parte di Israele, affinché entrasse la totalità delle genti 5, come dice l’Apostolo. Da allora la resurrezione dei morti si è cominciato a prometterla anche alle genti, purché credano in Gesù Cristo e alla sua resurrezione. Ecco perché questo salmo si oppone alla presunzione e alla superbia dei giudei, schierandosi a favore delle genti chiamate, per la fede, a quella stessa speranza nella resurrezione.

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Archbishop Francesco Follo

Monsignor Francesco Follo è osservatore permanente della Santa Sede presso l'UNESCO a Parigi.

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