San Giuseppe - Foto: M0tty - Commons Wikimedia (CC BY-SA 3.0)

La modernità di Giuseppe

Tutti hanno diritto ad un’esistenza dignitosa nella pace e nella giustizia, ma tutti hanno il dovere di cercare la strada legittima nella verità della Parola

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 Natale è alle porte e la quarta Domenica di Avvento ci conduce a riflettere su Giuseppe, uomo mite e riservato, buono e grande lavoratore. Di lui però non è rimasta alcuna parola. Ma può questa mancanza, in un mondo bombardato da mille discorsi spesso roboanti e fine a sé stessi, emarginare una figura centrale nel mistero della nascita di Cristo Gesù? Siamo vicini ormai alla celebrazione di un evento che, credenti o non, ha rivoluzionato di fatto la storia dell’Umanità. Nel mondo dei social, ma anche di una comunicazione che investe l’uomo in ogni minuto della sua giornata, cosa può sollecitare questo semplice falegname?
Quanto saprà attrarre un qualcuno che ha vissuto in uno sperduto villaggio della Galilea e di cui non resta alcuna traccia della sua vita pubblica? È vero che di lui non abbiamo alcuna parola, ma fortunatamente possediamo un pensiero. Chiunque sa che i pensieri vanno direttamente verso Dio, mentre le parole si rivolgono di solito agli uomini. Una società che vuole essere sana e vincente anche nelle buone cose della vita terrena, deve rivolgere di continuo i suoi pensieri al Signore. Tutto questo non per evadere dai problemi reali nel campo della politica, dell’economia e delle mille questioni quotidiane, ma per diventare titolari di gioia e di saggezza.
Elementi necessari a drizzare i sentieri tortuosi che impediscono all’essere umano di realizzarsi nel modo migliore possibile. Le cose grandi e belle, siano esse le più antiche o le meno considerate, sono sempre per l’uomo un tesoro prezioso nascosto.  Un capitale umano e divino lasciato nell’eternità da cui attingere le perle preziose che, tra mille scoperte e successi umani, possono indicare agli uomini di buona volontà le tante vie sconosciute.  È la strada naturale per riportare nel mondo l’equilibrio dimenticato; far gustare all’umanità il vero sapore della vita e per ridurre la corruzione, il disagio sociale, la disperazione di uomini, donne e bambini tormentati da guerre infinite e da violenze incredibili.
Giuseppe ci aiuta ad entrare in questa prospettiva che non è esclusiva, ma che appartiene ad ogni persona. Tutti hanno diritto ad una esistenza dignitosa nella pace e nella giustizia, ma tutti hanno il dovere di cercare la strada legittima nella verità della Parola. Giuseppe da uomo proiettato nel fare sempre il bene può segnalarci, anche oggi, un luogo di ristoro per poi ripartire ben rifocillati verso i traguardi da raggiungere. Il padre putativo di Gesù non concepisce, come attesta il suo comportamento con Maria, sua promessa sposa, che si possa fare del male. Quando scopre che la Madonna è incinta pensa solo di ritirarsi in segreto, per evitare qualunque sofferenza alla donna scelta per il suo matrimonio.
Anche dal ritorno dell’Egitto ascolta l’angelo che lo informava delle minacce in vista. Giuseppe preserva Gesù da ogni pericolo, grazie alla sua sapienza e ai suoi pensieri incessantemente rivolti al Signore. Gli stessi pensieri di quest’uomo rimangono sempre nel segreto del suo cuore e insegnano alla realtà odierna come non sia necessario, soprattutto in alcune circostanze, esternare le proprie amarezze interiori, specie se si confidi in Dio. Basta immaginare cosa sarebbe successo se il cuore di Giuseppe si fosse aperto a parenti, amici e conoscenti. Si sarebbe messo a repentaglio il compimento della profezia di Isaia per la salvezza del mondo.
Quante volte l’uomo invece, proprio per la sua voglia di esternare ogni cosa non solo direttamente, ma anche attraverso gli svariati mezzi comunicativi, rischia di suscitare drammi personali e non solo? Quanti infatti subbugli del cuore, gravi sofferenze, sfiducia nel proprio modo di essere e in tutto ciò che gli sta attorno! Una vera tragedia sociale da evitare e da sanare in nome della bellezza della vita. Ci sono segreti che salvano una persona o anche una comunità intera. Oggi, in questa direzione, c’è molto da lavorare per far capire il valore di questa verità. Giuseppe pensa e non dice. La sua saggezza non finisce comunque qui! C’è da sottolineare innanzitutto la sua obbedienza.
Tutto ciò che l’angelo gli riferisce lui all’istante lo realizza. Non aspetta, non si crea mille ragnatele mentali, come spesso si usa fare dinnanzi a paure e debolezze, fuori dal privilegio di osservare la Parola e presi da inutili interrogativi individuali. Ci sono momenti in cui c’è bisogno di determinazione e fiducia nel prossimo, per mettere a frutto la qualità dei propri talenti. Se Giuseppe avesse rinviato di qualche anno la sua intenzione di eseguire nell’immediatezza quanto gli era stato riferito dall’Angelo, anche per questa condizione sarebbe cambiata la natura cristiana della storia, bloccando di riflesso la via che porta alla redenzione.
È grazie a lui e alla sua la discendenza che si consente a Cristo di divenire figlio di Davide, assumendo nel contempo la veste regale richiesta perché venga riconosciuto come il Messia. Giuseppe con il suo comportamento insegna all’uomo l’importanza di non rinviare le cose da fare o le risposte da dare, ma di agire con tempestività. Se in ogni articolazione della società attuale si continuasse a giocare al rinvio perenne delle cose da fare, si rischierebbe di compromettere il buon cammino dell’intera collettività. Giuseppe è silenzioso, ma non apatico; è umile, ma non sfiduciato; è obbediente, ma libero; è essenziale al disegno della salvezza, non una comparsa occasionale.
Il Vangelo infine ci riferisce che era uomo giusto e che quindi osservava e viveva la Parola di Dio. È anche questo un modo di agire in piena modernità, suggerendo a ciascuno la presenza più idonea da mantenere davanti al Signore e davanti agli uomini. Quante volte Dio chiama e nessuno risponde? Quante volte c’è da salvare un pezzo di comunità e l’uomo si nasconde tra le sue false certezze?
Il risultato è che si impedisce a Dio di compiere la sua opera e di rallentare il benessere comune. È perciò necessario capire quanto la disponibilità verso Dio, così come quella di Giuseppe, sappia tutelare il cammino e l’essenzialità del singolo. Un modo sicuro per garantire quella giustizia sociale, di cui ogni uomo di buona volontà ne chiede da sempre l’ordinata attuazione.

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Egidio Chiarella

Egidio Chiarella, pubblicista-giornalista, ha fatto parte dell'Ufficio Legislativo e rapporti con il Parlamento del Ministero dell'Istruzione, a Roma. E’ stato docente di ruolo di Lettere presso vari istituti secondari di I e II grado a Lamezia Terme (Calabria). Dal 1999 al 2010 è stato anche Consigliere della Regione Calabria. Ha conseguito la laurea in Materie Letterarie con una tesi sulla Storia delle Tradizioni popolari presso l’Università degli Studi di Messina (Sicilia). E’ autore del romanzo "La nuova primavera dei giovani" e del saggio “Sui Sentieri del vecchio Gesù”, nato su ZENIT e base ideale per incontri e dibattiti in ambienti laici e religiosi. L'ultimo suo lavoro editoriale si intitola "Luci di verità In rete" Editrice Tau - Analisi di tweet sapienziali del teologo mons. Costantino Di Bruno. Conduce su Tele Padre Pio la rubrica culturale - religiosa "Troppa terra e poco cielo".

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