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"La misericordia ha il volto giovane. Lanciatevi nell'avventura di abbattere muri (recinti e reti)"

Un milione di giovani al parco Blonia per la cerimonia di accoglienza con il Papa, che ha chiesto di “creare un ambiente di casa e di famiglia per chi ha dovuto emigrare”

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Non poteva essere da meno delle altre 30 Giornate mondiali della Gioventù quella di Cracovia, la terra di Giovanni Paolo II, colui che diede impulso a questo evento globale che riunisce ogni tre anni in una “festa giubilare” centinaia di migliaia di giovani da tutto il mondo. La cerimonia di accoglienza con il Papa nel parco Blonia – arrivato con un tram ecologico – è stata un tripudio di colori, quelli delle bandiere e delle mantelle anti-pioggia del milione di giovani presenti; di musica, quella delle danze locali che ogni paese ha presentato sul grande palco sotto lo sguardo del Gesù misericordioso di Santa Faustina; di santità, quella dei vari “testimoni della misericordia” – da Madre Teresa a Bakhita, da Francesco de’ Paoli a Piergiorgio Frassati – la cui effigie ha sfilato grazie ai giovani in una sorta di “staffetta dei Santi”.

La festa è proseguita durante il discorso del Pontefice che ha esordito dicendo: “Finalmente ci incontriamo! Grazie per questa calorosa accoglienza!”. L’applauso – fomentato dal Papa – si è fatto più forte quando è stato pronunciato il nome di San Giovanni Paolo II, il quale “ha sognato e ha dato impulso a questi incontri”. “Dal cielo egli ci accompagna nel vedere tanti giovani appartenenti a popoli, culture, lingue così diverse con un solo motivo: celebrare che Gesù è vivo in mezzo a noi. E dire che è Vivo, è voler rinnovare il nostro desiderio di seguirlo, il nostro desiderio di vivere con passione la sequela”, ha detto Bergoglio.

Poi ha parlato di pienezza della vita, quella che può dare solo l’incontro con Cristo, e della “avventura della misericordia”. “Lanciaci nell’avventura di costruire ponti e abbattere muri (recinti e reti)” ha chiesto il Papa al Signore, “lanciaci nell’avventura di soccorrere il povero, chi si sente solo e abbandonato, chi non trova più un senso per la sua vita. Spingici, come Maria di Betania, all’ascolto di coloro che non comprendiamo, di quelli che vengono da altre culture, altri popoli, anche di quelli che temiamo perché crediamo che possono farci del male. Fa’ che volgiamo il nostro sguardo, come Maria di Nazareth con Elisabetta, ai nostri anziani per imparare dalla loro saggezza”.

La misericordia – ha affermato il Pontefice – “ha sempre il volto giovane” e ha “un cuore” che “ha il coraggio di lasciare le comodità”, che “riesce ad abbracciare tutti” e che “sa essere un rifugio per chi non ha mai avuto una casa o l’ha perduta”. Un cuore misericordioso “sa creare un ambiente di casa e di famiglia per chi ha dovuto emigrare, è capace di tenerezza e di compassione”, “sa condividere il pane con chi ha fame, un cuore misericordioso si apre per ricevere il profugo e il migrante”.

“Dire misericordia insieme a voi, è dire opportunità, è dire domani, impegno, fiducia, apertura, ospitalità, compassione, sogni”, ha sottolineato il Santo Padre. “Nei miei anni vissuti da Vescovo ho imparato una cosa: non c’è niente di più bello che contemplare i desideri, l’impegno, la passione e l’energia con cui tanti giovani vivono la vita”. È “stimolante”, infatti, sentire i giovani “condividere i loro sogni, le loro domande e il loro desiderio di opporsi a tutti coloro che dicono che le cose non possono cambiare”.

Invece, “mi addolora – ha confessato il Papa – incontrare giovani che sembrano ‘pensionati’ prima del tempo. Giovani che sembra che siano andati in pensione a 23, 24, 25 anni. Mi preoccupa vedere giovani che hanno ‘gettato la spugna’ prima di iniziare la partita. Che si sono ‘arresi’ senza aver cominciato a giocare. Che camminano con la faccia triste, come se la loro vita non avesse valore”.

Sono giovani “essenzialmente annoiati… e noiosi”, ha osservato Bergoglio. “È difficile e nello stesso tempo ci interpella, vedere giovani che lasciano la vita alla ricerca della ‘vertigine’, o di quella sensazione di sentirsi vivi per vie oscure che poi finiscono per ‘pagare’… e pagare caro”. E ancora più tristezza provoca vedere “giovani che perdono gli anni belli della loro vita e le loro energie correndo dietro a venditori di false illusioni (nella mia terra natale diremmo ‘venditori di fumo’) che vi rubano il meglio di voi stessi”.

È bene allora “aiutarci a vicenda”, perché “non vogliamo lasciarci rubare il meglio di noi stessi, non vogliamo permettere che ci rubino le energie, la gioia, i sogni con false illusioni”. “Volete per la vostra vita quella ‘vertigine’ alienante o volete sentire la forza che vi faccia sentire vivi, pieni?”, ha domandato il Papa, “vertigine alienante o forza della grazia?”.

La risposta è una e “non è una cosa, né un oggetto”, ma “una persona” che “è viva”: Gesù Cristo. Colui che “sa dare vera passione alla vita”, colui “che ci porta a non accontentarci di poco e a dare il meglio di noi stessi”; che “ci interpella, ci invita e ci aiuta ad alzarci ogni volta che ci diamo per vinti”. “È Gesù Cristo che ci spinge ad alzare lo sguardo e sognare alto”, ha affermato il Santo Padre ai giovani che applaudivano commossi.

E a braccio ha soggiunto: “Ma padre – qualcuno può dirmi – è tanto difficile sognare alto, è tanto difficile salire, essere sempre in salita. Padre, io sono debole, io cado, io mi sforzo, ma tante volte vengo giù. Gli alpini, quando salgono le montagne, cantano una canzone molto bella, che dice così: ‘Nell’arte di salire, quello che importa non è non cadere, ma non rimanere caduto’. Se tu sei debole, se tu cadi, guarda un pochettino in alto e c’è la mano tesa di Gesù che ti dice: ‘Alzati, vieni con me’”.

Bisogna andare pertanto al di là delle nostre occupazioni che ci fanno essere “attivi, distratti, sempre di corsa di qua e di là”, e invece soffermarci e riflettere, porci in ascolto e accogliere Cristo. Specie in questi giorni della Gmg, durante i quali “Gesù vuole entrare nella nostra casa; vedrà le nostre preoccupazioni, il nostro andare di corsa” e “aspetterà che lo ascoltiamo”. Infine ci farà una domanda: “Vuoi una vita piena?”. Se sì, ha concluso il Papa, “comincia a lasciarti commuovere! Perché la felicità germoglia e sboccia nella misericordia”. Questa è la “risposta” di Gesù, “questo è il suo invito, la sua sfida, la sua avventura: la misericordia” che “è la parte migliore, e che mai ci sarà tolta”.

[Dal nostro inviato a Cracovia]

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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