GMG 2016, Pranzo con i giovani / © PHOTO.VA - OSSERVATORE ROMANO

Francesco a pranzo con 12 giovani di tutti i continenti. "Una lezione di vita"

Tra un piatto di pierogi e un dolce al formaggio, il Papa ha incontrato 12 volontari della Gmg con cui ha parlato di preghiera, confessione, speranza dei giovani

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“Sì è stato un pranzo, ma più che altro una lezione di vita”. Hanno tutti il sorriso stampato sul volto i 12 giovani che hanno partecipato al pranzo con Papa Francesco nell’Arcivescovado di Cracovia e che hanno raccontato la “gioia” di questo “appuntamento unico” ai giornalisti nel Media Center.

Una tradizione, quella del pranzo del Papa con i giovani di tutti i continenti e del paese ospitante, divenuta ormai fissa di tutte le Giornate Mondiali della Gioventù, iniziata con Giovanni Paolo II e proseguita poi con Benedetto XVI. Con Francesco, al tavolo c’erano oggi ragazzi e ragazze che veniva da zone del mondo come Nuova Zelanda e Canada, Costa Rica e Costa d’Avorio, Zwimbabwe e Vietnam, Russia e Polonia. In tutto erano 12 accompagnati da Dorota Abdelmoula, portavoce di questa Gmg 2016, e dall’arcivescovo di Cracovia, il cardinale Stanislaw Dziwisz, insieme a un sacerdote italo-polacco che faceva da traduttore.

I giovani, quasi tutti impegnati nel comitato organizzativo dell’evento mondiale, hanno parlato con il Papa principalmente in italiano e spagnolo, ma Bergoglio ha tentato di rispondere anche con qualche frase in inglese, francese e, addirittura, polacco. Il pranzo è durato circa un’ora e mezza, anche se – raccontano i giovani – “l’incontro è stato così gradevole che il tempo ci è sfuggito di mano”.

Tra una porzione di pierogi (un piatto tipico polacco simile ai nostri ravioli), di riso con carne e di sernik, un dolce tipico alla base di formaggio bianco, il Santo Padre “ha scherzato e ha risposto a tutte le nostre domande”, come riferisce José Pasternak di Sao Paulo, Brasile. Lui, con i suoi 36 anni, era il ‘meno giovane’ del gruppo (composto per la maggioranza da ventenni) ma ha fatto un po’ da guida degli altri colleghi vista l’ottima conoscenza dell’italiano dovuta ai nove anni vissuti in Italia come volontario della Comunità Shalom. Da gennaio è qui a Cracovia per aiutare, invece, la missione di evangelizzazione dei giovani.

“Ho visto il Papa felice, come sempre, ma anche stanco perché la sua vita è molto impegnativa”, spiega. Tuttavia “la sua è la sana stanchezza di chi lavora per gli altri. Una delle cose che ci ha detto è, infatti, che l’importante non è vivere per sé stessi ma donarsi agli altri. Si vede dagli occhi che il Santo Padre è un uomo che ha capito la sua missione e sa che vive per il mondo e per la Chiesa. Non fa niente per sé stesso”.

Una persona “umile”, dunque – confermano i ragazzi – ma anche estremamente “sorridente, accogliente e simpatico”. Ad esempio, racconta José, “quando ho parlato personalmente con lui, mi ha domandato: ‘Chi è meglio Maradona o Pelé?’. Ci ho pensato due minuti e ho risposto: ‘Sono brasiliano, ma comunque dico che è meglio Messi’. Lui ha riso molto”.

Il clima, come prevedibile, era di “grande fraternità”: “Stare con lui era come stare con un papà in un pranzo normalissimo”. Non sono mancati, però, anche momenti più seri durante i quali “Papa Francesco – racconta Dorota – ci ha fatto quasi una catechesi”. Uno degli argomenti era le sfide che i giovani devono affrontare: “Il Santo Padre ci ha detto che i giovani non devono mai perdere la speranza” riferisce Fatima Leung-Wai dell’Australia, “anche se adesso è un momento di crisi, dove ci sono molte cose cattive, al contempo esistono anche tante cose belle, quindi dobbiamo guardare la vita in positivo”. 

“Questo incontro – prosegue Fatima – mi ha fatto capire che per noi giovani c’è un futuro, che non dobbiamo arrenderci a quello che impone il mondo. Francesco, aggiunge, “ci ha parlato della vita concreta ma sempre basata sul Vangelo”. Per esempio rispondendo alla domanda su come avvicinare i ragazzi lontani oggi dalla Chiesa, il Papa “ci ha dato bei consigli di evangelizzazione” spiegando che “è meglio agire, fare un’attività, essere cristiani con gli atti prima che con le parole”.

“Il dire viene dopo – ha detto il Pontefice, secondo quanto riportato dai ragazzi – prima fai testimonianza, fai amicizia con questo giovane, lo chiami, lo coinvolgi nel servizio che stai svolgendo e allora lui vede la gioia che tu hai e che lui non ha, e ti domanda che cosa tu abbia che lui non ha. È lì che arriva il momento delle parole”.

Il Vescovo di Roma non si è sottratto poi alle curiosità dei ragazzi. Tipo: “Cosa ha provato quando è stato eletto Papa?”. “La risposta mi ha sorpreso – spiega ancora José – perché in un caso come quello io mi sarei chiesto: ‘Ce la faccio, non ce la faccio…’. Invece lui ci ha detto di aver avuto in quel momento il dono della pace, che sicuramente veniva Dio. E questa pace la mantiene ancora”.

Della preghiera il Pontefice ha detto che “è un dialogo personale con Dio, è lasciare che Lui ci ami”. Lo stesso dialogo va instaurato nella confessione, perché “noi uomini ci facciamo delle idee, e invece se c’è un dialogo trasformiamo la nostra idea in qualcosa di concreto e siamo sicuri di aver ricevuto il perdono”.

Personalmente, Francesco si confessa in un intervallo di 15-20 giorni con un sacerdote francescano. “La cosa di cui più sento vergogna quando vado a confessarmi – ha confidato ai ragazzi – è quello che dico all’inizio, perché so che quello dispiace al Signore”. Tuttavia “non bisogna avere vergogna di dire i nostri peccati perché il Signore è sempre pronto a perdonarci e ad accoglierci”.

Come ieri nel suo terzo saluto dalla finestra dell’Arcivescovado, il Papa ha parlato anche della difficoltà di essere cristiani in certe parti del mondo e delle condizioni dei carcerati. “Quando vedo un detenuto – ha detto – io penso che ci sarei potuto essere io al posto suo se la grazia di Dio non mi avesse salvato”; quindi “mi sento molto vicino ai carcerati, uno con loro”.

“Gli abbiamo chiesto anche se gli mancasse il mate” racconta José, e lui ha risposto: ‘Sì, mi piace molto, ma ho imparato a vivere senza berlo’”. Insomma “Papa Francesco aveva una risposta giusta per tutto”, conclude Dorota. “Per noi è stato un onore pranzare con lui. Un momento eccezionale e ispirante perché siamo riusciti a dialogare tutti insieme e questo dialogo costituisce l’essenza della Gmg che fa sentire la voce della Chiesa dei giovani”.

Non sono mancati selfie e fotografie; Bergoglio ha poi donato a ciascuno dei commensali un rosario e si è complimentato per il buon pranzo. “In Curia si mangia bene – ha spiegato Dziwisz – soprattutto oggi che è un giorno di festa perché c’è il Papa”.

[Dal nostro inviato a Cracovia]

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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