La campagna anti-referendum in Croazia

Domani si terrà la consultazione popolare per chiedere di inserire la dizione di matrimonio come “unione tra uomo e donna” nella Costituzione

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Nel corso degli ultimi mesi, un cittadino “medio” croato che legga quotidiani, navighi in internet, guardi la TV o ascolti la radio è stato sommerso dal mare di resoconti, articoli e notizie sul referendum che avrà luogo in Croazia il 1° dicembre 2013. Sembra, tuttavia, che la maggior parte dei rapporti siano provenienti da persone che si oppongono al referendum. È perché la gente a favore del referendum ha rinunciato a far sentire la propria voce? Non è così. È perché i media appartenenti alla corrente predominante (orientata a sinistra), i quotidiani, e alcuni dei più grandi portali internet si oppongono apertamente al referendum e le voci dell’altra parte sono raramente riportate. Anche la HRT, la rete televisiva nazionale croata, non ha preso una posizione neutrale, denominando l’iniziativa “omofobica”. Nessuno dei commentatori dei giornali di più larga diffusione ha mai difeso i volontari attaccati mentre raccoglievano le firme (più di 50 casi segnalati alla polizia), mentre spesso attaccavano eljka Markić, percepita come il leader dell’iniziativa civile  “In nome della famiglia”, chiamandola “capo del gruppo criminale”, e paragonandola al criminale nazista Adolf Eichmann. Le sue dichiarazioni sono state volutamente fraintese ed è stata pubblicamente ridicolizzata dai media liberalisti.

Il governo sta portando avanti una campagna unilaterale contro il referendum, che è il mezzo più democratico a permettere che la voce del popolo possa essere ascoltata. Uno dei rappresentanti parlamentari ha qualificato l’iniziativa un “movimento sporco”, i suoi membri e sostenitori sono stati ripetutamente insultati dai media, venendo additati come clerico-fascisti, paragonati ai nazisti, e calunniati per la loro supposto avversità all’amore e ai “vari tipi di famiglia”. Il Ministero della Scienza Educazione e Sport, ha proibito agli insegnanti di manifestare agli studenti qualsivoglia parere favorevole al referendum (i.e., rispondere affermativamente al quesito referendario: “È favorevole all’introduzione di una clausola nella Costituzione della Repubblica di Croazia secondo la quale il matrimonio è un’unione di vita tra un uomo e una donna?“). Tuttavia esprimere un’opinione contro la risposta affermativa non solo non è vietato, ma incoraggiato. Alcuni dei ministri del governo croato stanno pubblicamente sostenendo la posizione “contro”, e hanno anche pubblicato un video su YouTube con l’invito a votare “contro”. Anche il Primo Ministro e il Presidente della Repubblica hanno pubblicamente espresso la loro intenzione di votare “contro”. Tutto ciò è contrario a quanto prescritto dalla Venice Commission’s Code of Good Practice on Referendums emanata dal Consiglio d’Europa.

Questo clima nei media pubblici ha fatto sì che il Comitato di Helsinki croato per i diritti umani (HHO) pubblicasse il 26 novembre una dichiarazione in cui è stata espressa “preoccupazione” per “la profonda crisi economica, sociale, morale e politica nella società croata”. “La visione del mondo e le opzioni politiche conservatrici” vengono “stigmatizzate e criminalizzate” dai media e dal governo. Un cappellano universitario a Zagabria, Don Damir Stojić, ha ricevuto molteplici minacce di morte su internet a causa del suo coinvolgimento con questa iniziativa civile. Inoltre, come riportato dalla HHO, è stato avvicinato dal direttore del centro studentesco che, in seguito ad una presunta chiamata da parte del primo ministro, lamentava il fatto che si stesse tenendo un dibattito pubblico sul referendum presso il centro. “La paura di esprimere apertamente e liberamente le proprie attitudini” viene visto come risultato di questa stigmatizzazione, in quanto “il clima politico e sociale mette in pericolo il diritto umano fondamentale di poter esprimere pubblicamente la propria visione del mondo e i propri atteggiamenti politici”. Il Comitato di Helsinki croato per i diritti umani ha concluso la dichiarazione invitando tutti i cittadini croati a “respingere tutte le paure, le pressioni e disagi, e, in conformità con la coscienza, dare personalmente legittimazione democratica al referendum”.

Mate Mrše è seminarista al Seminario Redemptoris Mater di Pola, Croazia

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Mate Mrse

Mate Mrše è seminarista al Seminario Redemptoris Mater di Pola, Croazia

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