Javier Zanetti: confessioni di un calciatore cristiano

Il capitano dell’Inter parla della sua lunga carriera professionistica all’insegna della fede in Dio

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Anche oggi, quando farà il suo ingresso sul campo dello Stadio “Ennio Tardini” di Parma, Javier Zanetti non mancherà di adempiere quel gesto che lo accompagna da lunghi anni. Non un rito scaramantico, ma l’esibizione discreta di un’appartenenza profonda. “Durante tutta la mia carriera, prima di entrare in campo faccio sempre il segno della croce, è una maniera per chiedere la protezione del Signore prima di ogni partita e per testimoniare la mia fede, per me ha molto significato”, spiega lo stesso Zanetti in un’intervista a Sky.

Lo storico capitano argentino dell’Inter, del resto, non ha mai nascosto il suo rapporto profondo con la religione, un legame snodatosi durante i vari incontri in Vaticano con i Pontefici. “Sono molto fortunato – ammette Zanetti -, perché quando arrivai in Italia nel 1995 ho avuto subito la possibilità di incontrare papa Giovanni Paolo II; siamo andati a Roma, mi ricordo che ci siamo svegliati molto presto perché ha celebrato una Messa solo per noi alle 7 del mattino, per me e per gli altri connazionali, Batistuta, Balbo, Chamot, Fonseca (che in realtà è uruguaiano, ndr)”.

Tra pochi giorni quel Papa che lo accolse per la prima volta a San Pietro, agli albori della sua carriera in Italia, sarà canonizzato insieme a Giovanni XXIII. Un evento che Zanetti crede che “tutto il mondo lo aspetti”. “Si sentiranno tutti coinvolti da questo grande avvenimento – aggiunge – e speriamo che la gente che può partecipare da vicino e quella che dal mondo farà arrivare la propria fede, sia numerosa”.

Un ricordo speciale Zanetti lo associa anche al successore del Papa polacco, Benedetto XVI. Lo ha incontrato proprio laddove il numero 4 nerazzurro svolge da quasi vent’anni, con diligenza e successo, il suo mestiere di calciatore. “A San Siro – spiega – in occasione dell’incontro delle famiglie”. Zanetti non potrà dimenticare l’immagine degli spalti costipati, come se sul rettangolo verde si stesse giocando una partita importante. Stavolta però, l’oggetto delle attenzioni di quei tanti giovani non indossava calzoncini e una maglietta a righe, bensì l’abito bianco del Papa. Quel Papa che ha regalato a Zanetti un’emozione che custodisce gelosamente.

“Anche lì ho portato la maglia dell’Inter – racconta -, avevo il bambino appena nato da due mesi e ho un bellissimo ricordo, la foto in cui il Papa bacia la testa al mio bambino, l’ho messa in un quadro ed è sicuramente un ricordo importante”.

Ed ora che sul Soglio petrino c’è Jorge Bergoglio, argentino come lui, Zanetti prova “un’emozione enorme”. I due connazionali si sono già incontrati. “Ho avuto l’occasione di conoscerlo e mi sono trovato davanti una persona con un grande cuore”, spiega il calciatore. Zanetti è stato accompagnato all’incontro da tutta la famiglia: “da mia moglie Paula e i tre bambini, Sol, Ignacio e Tomas”. Di sicuro, aggiunge, “per me è stato un momento unico che difficilmente dimenticherò nella mia vita”.

A conferma della grande umanità del Santo Padre, Zanetti racconta della loro chiacchierata informale: “Abbiamo avuto la possibilità di parlare di calcio, dell’Inter e di quello che facciamo anche fuori dal calcio, con l’Inter, attraverso Inter Campus. Credo sia stato davvero un bel momento”.

Inter Campus è un progetto sociale realizzato dalla società milanese con l’obiettivo di organizzare nelle aree più indigenti del pianeta un supporto ai minori, attraverso il calcio, restituendo loro il diritto a un’eduzione e al gioco. Non è l’unica attività sociale cui si dedica Zanetti. Ha fondato insieme a sua moglie la Fondazione Pupi, un’organizzazione non profit a favore dei bambini poveri dell’Argentina. Un impegno, quello del calciatore dell’Inter, che testimonia “che fede e carità si esigono a vicenda, così che l’una permette all’altra di attuare il suo cammino” (Benedetto XVI – Lettera Apostolica Motu Proprio “Porta Fidei”, 2011).

Carità che fa prossimo il cristiano anche nei confronti delle povertà esistenziali. Zanetti racconta di un suo ex compagno di squadra, Wesley Sneijder, che era lontano dalla fede. Fino a quando è successo qualcosa. “Noi tutti il sabato dopo il ritiro andiamo a Messa – afferma-, viene un prete a celebrarla, e parlando con Wesley l’abbiamo avvicinato alla Chiesa. Mi ricordo che questo Padre ha parlato con Wesley, che da quel momento è diventato molto religioso e ha voluto sposarsi con questo Padre”.

Zanetti, che ad agosto compirà quarantuno anni, è uno dei calciatori attualmente in attività dalla carriera più longeva. Trascorsa, per lui, con uno smalto inossidabile e all’insegna della fede in Dio. Spiega al settimanale Tempi: “Io credo che Dio ci ha dato tantissimo, e di questo devo essergli grato, lo sarò sempre, sempre. Quando vado in chiesa, la prima cosa che faccio è ringraziare Dio per tutto quello che ci ha dato. Prima ringrazio. E dopo c’è anche molto da chiedere”.

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Federico Cenci

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