Il Papa darà un nuovo contributo al dialogo cattolico-ortodosso

Intervista con il famoso teologo ortodosso Theodor Nikolaou

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ROMA, giovedì, 3 maggio 2010 (ZENIT.org).- Quando Papa Benedetto XVI arriverà venerdì a Cipro, il primo atto importante dopo l’atterraggio e i saluti di rito sarà nel segno dell’ecumenismo. A causa della sua antica indipendenza, la Chiesa di Cipro ha alle spalle un lungo e movimentato cammino.

Sabato, nella sede vescovile ortodossa di Nicosia, il Pontefice farà una visita di cortesia al suo Capo, l’Arcivescovo Chrysostomos II. Entrambi hanno rilasciato il 16 giugno 2007 una dichiarazione congiunta sottolineando molto chiaramente la loro volontà di camminare verso la piena unità.

Per questo vi sono motivi sufficienti per considerare da un lato la storia e il presente della Chiesa di Cipro e dall’altro le sfide dell’ecumenismo.

Michaela Koller ha avuto per ZENIT un colloquio con il professor Theodor Nikolaou, che è stato fino al 2005 titolare della cattedra di Teologia ortodossa all’Università “Ludwig-Maximilians” a Monaco e in seguito direttore presso la stessa università ed è il rappresentante internazionale più autorevole in questo ambito. Tedesco di origine greca ha parlato molto apertamente delle aspettative ortodosse sulla visita di Benedetto XVI a Cipro.

Nell’anno 431 la Chiesa di Cipro ha ricevuto l’indipendenza dal patriarcato di Antiochia. Che significato ha?

Prof. Theodot Nikolaou: Contrariamente all’opinione corrente secondo cui nel 431 la Chiesa di Cipro ha ottenuto la sua indipendenza da Antiochia, appare oggi certo, secondo nuove ricerche, che la Chiesa di Cipro, già alla fine del IV secolo quale provincia della diocesi d’Oriente era anche provincia della Chiesa a livello metropolita, i cui Vescovi sceglievano e ordinavano il proprio Metropolita. Ciò significa che essa era già indipendente e regolava responsabilmente le proprie questioni. Nel 431 e durante il terzo Concilio ecumenico ci fu semplicemente la conferma di tale situazione. L’occasione fu offerta dal fatto che, con l’introduzione del sistema del patriarcato nella Chiesa, il Patriarca di Antiochia cercò di estendere in suoi diritti patriarcali sulla circoscrizione metropolita di Cipro.

Con il riconoscimento dell’indipendenza della Chiesa di Cipro è stato inoltre confermato il principio religioso secondo cui le province ecclesiastiche si adeguano alle circostanze politiche e l’indipendenza, nel senso di Chiese indipendenti comunicanti fra di loro, costituisce la struttura fondamentale della Chiesa. All’epoca non esisteva un Vescovo la cui giurisdizione si estendeva sulla Chiesa globale; ciò avvenne nel corso di uno sviluppo successivo del papato, o meglio di una riforma dell’Occidente.

Durante il dominio latino sull’isola, la gerarchia ortodossa si trovò in uno stato di oppressione. Come venne ristabilita in seguito la gerarchia? Come si arrivò al titolo di Etnarca?

Prof. Theodor Nikolaou: La gerarchia ortodossa non fu solo oppressa, ma fu pressoché eliminata. A seguito delle Crociate, in particolare della terza Crociata, l’isola fu occupata nel 1191 da Riccardo I Cuor di Leone. Fu allora che ebbe inizio per Cipro l’epoca del “dominio franco” che durò fino al 1571 (alla fine sotto i veneziani). Il dominio straniero durato quasi 400 anni fu molto gravoso per la Chiesa di Cipro. Poco dopo l’occupazione vi furono ordinati quattro Vescovi latini. I Vescovi ortodossi, il cui numero passò da 14 a 4, ricevettero la loro ordinazione tramite decreto del Papa Innocenzo III dai Vescovi latini.

La “Bulla Cypria” emanata nel 1260 dal Papa Alessandro IV stabilì per legge lo scioglimento della Chiesa di Cipro. I pochi contrasti dogmatici fra ortodossi e cattolici-romani furono a quei tempi ingigantiti dall’odio. Questo fu il motivo per cui i ciprioti considerarono una liberazione la presa dell’isola da parte dei turchi nel 1571. Sotto i turchi la Chiesa di Cipro ebbe infatti un trattamento migliore ed ebbe la possibilità di riprendersi. Ciò avvenne soprattutto nel corso del XVII secolo, quando l’Arcivescovo di Cipro ottenne gli stessi privilegi politici e religiosi del Patriarca di Costantinopoli (portavoci del popolo, diritto di appello, ecc.). Come al Patriarca di Costantinopoli spettò il titolo di Etnarca per tutti i cristiani ortodossi nell’Impero ottomano, così anche l’Arcivescovo di Cipro divenne Etnarca per i cristiani dell’isola. Tuttavia a questo sviluppo non mancarono delle tensioni.

Qual è il ruolo politico della Chiesa di Cipro oggi?

Professor Theodor Nikolaou: Contrariamente alle ambizioni politiche del Papa, che conosciamo, ad esempio, attraverso la dottrina delle “due spade”, la Chiesa secondo gli ortodossi non mira ad un ruolo politico. Il suo rapporto con lo Stato deve essere quello dell’appianamento e della reciproca comprensione. Il tema più importante per la Chiesa rimane la cura delle anime e la salvezza dell’anima dei cristiani. In questo spirito la Chiesa di Cipro non ha oggi alcun ruolo politico, soprattutto in quanto la Repubblica di Cipro è membro dell’UE. Ma come lei sa, quasi metà dell’isola è stata occupata nel 1974 dai turchi. I cristiani ortodossi dei territori occupati hanno abbandonato le loro case e le loro chiese; in molti casi hanno assistito alla distruzione degli edifici delle loro chiese e alla vendita sui mercati mondiali delle loro icone. E’ naturale che in questi casi la Chiesa si sia presa cura delle persone con sistemi pacifici e offrendo loro conforto. Ma non si tratta di interferenza politica.

A quali problemi nazionali deve fare attenzione il Papa durante la sua visita?

Prof. Theodor Nikolaou: Da quanto detto sopra, appare evidente che le difficoltà che potrebbe avere il Papa nella sua visita a Cipro, non sono di carattere nazionale. Io non mi permetterei di dare al Papa Benedetto XVI dei consigli. La storia gravosa fra il papato e la Chiesa di Cipro che ho illustrato sopra sta molto a cuore al Papa e dal mio punto di vista è possibile che egli – come ha già fatto in Grecia alcuni anni fa il suo predecessore Giovanni Paolo II – si scusi per le traumatiche e brutte esperienze vissute dai cristiani ortodossi a causa dei cristiani della Chiesa cattolica romana.

Di cosa potranno discutere insieme l’Arcivescovo Chrysostomos II e Papa Benedetto XVI quando si incontreranno?

Prof. Theodor Nikolaou: Ritengo che il tema prioritario che affronteranno l’Arcivescovo Chrysostomos II e il Papa Benedetto XVI riguarderà i rapporti tra la Chiesa ortodossa e la Chiesa cattolica romana. E’ noto che il dialogo cattolico-ortodosso è in fase di ristagno. L’ostacolo maggiore a questo dialogo sono – come già riconosciuto da Paolo VI – i dogmi papali. E proprio per l’eliminazione di tali difficoltà i due leader religiosi e tutti i cristiani dovranno compiere dei notevoli sforzi. Personalmente, già cinque anni fa, avevo espresso in un’intervista l’opinione che il Papa Benedetto XVI è il massimo conoscitore di tale problematica. Egli sa esattamente che la Chiesa ortodossa nella sua attuale formulazione non riconoscerà in nessun caso i dogmi papali. La domanda è perciò quale possa essere il suo contributo nel senso di un nuovo approccio a tale problematica. Un tale contributo dovrebbe provenire dal Papa stesso. Ad esempio, un primo passo importante potrebbe essere l’accentuazione dell’importanza del ruolo della Chiesa e della collegialità dei Vescovi, due aspetti rivalutati nel Vaticano Secondo. Tali impulsi dovrebbero perciò provenire dal Papa, poiché non credo che la Commissione cattolico-ortodossa sia in grado di risolvere il “nodo gordiano” dei dogmi papali. In tutti i casi, il Papa e l’Arcivescovo Chrysostomos possono manifestare la loro risolutezza al dialogo e compiere ogni sforzo possibile ognuno all’interno della propria Chiesa. In questo senso Papa Benedetto XVI giocherà il ruolo decisivo.

Qual è la dimensione ecumenica globale dell’incontro tra i due leader della Chiesa?

Prof. Theo
dor Nikolaou: Una dimensione ecumenica globale potrebbe manifestarsi nel riconoscimento da parte di entrambe le Chiese (quella ortodossa e quella cattolica romana) che occorre molto coraggio per raggiungere l’unità della Chiesa auspicata da Dio. Che Dio possa dare a entrambi, il Papa e l’Arcivescovo, e ad ogni cristiano responsabile, questo coraggio. O noi raggiungeremo, con l’aiuto di Dio, il riavvicinamento e la riunione delle Chiese, o avrà luogo un ulteriore smembramento della Chiesa a livello mondiale. Ma ciò è contrario alla volontà di Dio.

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ZENIT Staff

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