Il Papa ai seminaristi: con Cristo nella carità incondizionata

Nella cattedrale di “Santa María La Real de La Almudena”

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MADRID, sabato, 20 agosto de 2011 (ZENIT.org).- Siate “apostoli con Cristo e come Cristo, per essere compagni di viaggi e servitori degli uomini”, mostrando la carità verso tutti “senza escludere lontani e peccatori”: è questa la consegna lasciata da Benedetto XVI agli oltre mille giovani seminaristi riuniti questo sabato nella cattedrale di “Santa María La Real de La Almudena”

La cattedrale dell’arcidiocesi di Madrid, la cui costruzione è cominciata nel 1883 e che nel 1993 è stata dedicata dal beato Giovanni Paolo II, si trova nella centrale piazza de la Armería, di fronte al Palazzo Reale, e come ricordato dal nome è dedicata alla Patrona della città madrilena, la “Virgen de La Almudena”.

Secondo antiche tradizioni la Madre di Dio è ricordata con il nome di “Almudena” perché per moltissimi anni la sua statua restò nascosta in un “almudín” (in arabo: “al-mudy”), parola usata per indicare un “magazzino di grano”.

Al suo interno si trova la Statua della Vergine de la Almudena, un crocifisso ligneo del ‘600, mosaici dai mille colori sulle volte e, nell’abside, le recenti pitture con scene della vita di Cristo di Kiko Argüello, uno degli iniziatori del Cammino Neocatecumenale

Nel suo discorso il Papa ha invitati i seminaristi a vivere gli anni di preparazione al sacerdozio nel “silenzio interiore”, nella preghiera costante, nello studio, nel “prudente inserimento nell’azione e nelle strutture della Chiesa”.

Il Pontefice li ha inoltre incoraggiati a verificare “se questo cammino, che richiede audacia e autenticità, è il vostro, dice, avanzando fino al sacerdozio solo se sarete fermamente persuasi che Dio vi chiama ad essere suoi ministri e fermamente decisi a esercitarlo obbedendo alle disposizioni della Chiesa”.

La Chiesa, ha ricordato, è comunità e istituzione creata da Cristo mediante lo Spirito Santo e, “allo stesso tempo, risultato di quanti la costituiamo con la nostra santità e con i nostri peccati”. Dio, infatti, non disdegna di “fare dei poveri e peccatori suoi amici e strumenti di redenzione del genere umano”.

La santità della Chiesa è prima di tutto la Santità di Cristo, ma “noi dobbiamo essere santi, sottolinea, per non creare una contraddizione fra il segno che siamo e la realtà che vogliamo significare”.

“Configurarsi a Cristo – ha poi evidenziato – comporta, cari seminaristi, identificarsi sempre di più con Colui che per noi si è fatto servo, sacerdote e vittima. Configurarsi a Lui è, in realtà, il compito per il quale ogni sacerdote deve spendere per tutta la vita”.

Un compito, ha ammesso, che “ci sorpassa” e mai potremo raggiungere pienamente, “però, come dice san Paolo, corriamo verso la meta sperando di raggiungerla”. Bisogna dunque avere disponibilità al Maestro, che è quella che ispira il celibato, il distacco dai beni terreni e “l’obbedienza sincera senza dissimulazione”. Si deve chiedere a Cristo di imitarlo nella carità verso tutti “senza escludere i lontani e i peccatori”.

“Sostenuti dal suo amore – ha infine concluso – non lasciatevi intimorire da un ambiente nel quale si pretende di escludere Dio e nel quale il potere, il possedere o il piacere sono spesso i principali criteri sui quali si regge l’esistenza”.

“Può darsi che vi disprezzino, come si suole fare verso coloro che richiamano mete più alte o smascherano gli idoli dinanzi ai quali oggi molti si prostrano. Sarà allora che una vita profondamente radicata in Cristo si rivelerà realmente come una novità, attraendo con forza coloro che veramente cercano Dio, la verità e la giustizia”.

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ZENIT Staff

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