I cristiani del Libano tra ghettizzazione e testimonianza

L’attività dell’Ordine dei Cavalieri di Malta nel Paese dei Cedri

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Dinanzi all’erosione della loro presenza in Medio Oriente e soprattutto in Libano, i cristiani hanno due scelte: «O chiudersi in un ghetto cristiano, o diventare un ponte tra le diverse confessioni religiose attraverso l’amore». È quanto sostiene Marwan Sehnaoui, presidente dell’Associazione Libanese dei Cavalieri di Malta.

Durante un incontro tenutosi la settimana scorsa con giornalisti da Radio Vaticana, La Croix e Zenit, nella sede del Sovrano Ordine dei Cavalieri di Malta nei pressi di Piazza di Spagna a Roma, Sehnaoui ha illustrato le attività dell’Associazione libanese, in una frangente particolarmente critica della storia del paese dei Cedri, dovuta all’inondazione migratoria provocata dalla guerra siriana.

Tutelare la dignità umana

Parlando dell’attività generale dei Cavalieri di Malta in Libano, Sehnaoui è partito dal motto dell’Associazione libanese, ispirato a Louis Pasteur: “Non ti chiedo della tua razza, né del colore della tua pelle, né della tua religione, parlami piuttosto di ciò che ti fa soffrire». Ha spiegato, quindi, che l’attività ospedaliera e caritativa dell’Ordine non è confessionale, ma che si rivolge a cristiani e musulmani senza discriminazione, guardando al Libano con gli occhi di Giovanni Paolo II che vi vedeva «più di una nazione, un messaggio».

Il messaggio che l’Associazione promuove è uno di convivenza e di unione nella diversità. L’Associazione si occupa fondamentalmente di «tutelare la dignità della persona umana» attraverso «il rispetto della diversità» e in vista della «unità nell’amore».

Tutelare la presenza cristiana

Rammentando che «il Libano è terra santa, in quanto il Cristo stesso ha santificato quella terra visitandola», Sehnaoui ha indicato che un altro obiettivo dell’Associazione è conservare e sostenere la presenza cristiana nel paese mediorientale.

In questo contento, il presidente dell’Associazione in Libano ha presentato l’esempio del villaggio di Yaroun, nel sud del Libano. Il villaggio, infatti, ha una maggioranza sciita e una piccola minoranza cristiana, ma «l’Ordine di Malta crede nell’importanza di questa presenza seppur minoritaria» ed è contrario alla formazione di una zona specificamente cristiana isolata dagli altri.

I cristiani, infatti, si trovano dinanzi a due opzioni importanti che determineranno la qualità del loro futuro e il senso del loro presente: «O chiudersi in un ghetto cristiano, o diventare un ponte tra le diverse confessioni religiose attraverso l’amore, secondo quanto insegnato dal beato Giovanni Paolo II».

In questo contesto, Sehnaoui ha osservato che ai nostri tempi, le religioni tendono a voler distruggere gli stati, e le nazioni tendono a voler distruggere le religioni, mentre ciò che devve accadere è «collaborare insieme a costruire le società e l’uomo».

Per questo motivo, la croce dell’Associazione non si presenta tanto come segno di separazione e odio, ma come un «simbolo d’amore» perché il servizio che viene prestato nei centri dell’Ordine di Malta ha come obiettivo  la venerazione e il rispetto dei poveri – non a caso chiamati: nostri signori – secondo uno dei motivi del motto generale dell’Ordine: Obsequium pauperum.

L’emergenza siriana

Parlando inoltre dell’attività dell’Associazione dei Cavalieri di Malta in questi anni critici della crisi siriana, Marwan Sehnaoui ha parlato dei numeri del dramma siriano in Libano, affermando che «sebbene le statistiche ufficiali parlano di ottocentomila rifugiati, il numero effettivo è oltre un milione e duecentomila rifugiati». Se aggiunto al numero dei rifugiati palestinesi, lo scenario diventa tragico, perché il numero dei rifugiati diventa pari al 43 % della popolazione libanese.

L’Ordine di Malta presta assistenza sanitaria e umanitaria a circa 5000 famiglie (oltre 20000 rifugiati), offrendo anche pacchetti di alimenti e di prodotti di prima necessità.

L’Associazione Libanese dei Cavalieri di Malta è costituita da cinquanta cavalieri e dame. I collaboratori dell’Associazione sono 253 persone e i servizi annuali offerti nei diversi centri sparsi sul terreno libanese superano i duecentomila. Il ramo libanese dell’Ordine testimonia e vive il carisma dell’Ordine Sovrano e che si riassume in due obiettivi: la tutela e la conservazione della fede e il servizio e il rispetto dei poveri (Tuitio Fidei et Obsequium Pauperum).

Per ulteriori informazioni: 
www.ordredemalteliban.org / www.orderofmaltalebanon.org

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Robert Cheaib

Docente di teologia presso varie università tra cui la Pontificia Università Gregoriana e l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Svolge attività di conferenziere su varie tematiche che riguardano principalmente la pratica della preghiera, la mistica, l’ateismo, il rapporto tra fede e cultura e la vita di coppia. Gestisce un sito di divulgazione teologica www.theologhia.com. Tra le sue opere recenti: Un Dio umano. Primi passi nella fede cristiana (Edizioni san Paolo 2013); Alla presenza di Dio. Per una spiritualità incarnata (Il pozzo di Giacobbe 2015); Rahamim. Nelle viscere di Dio. Briciole di una teologia della misericordia (Tau Editrice 2015); Il gioco dell'amore. 10 passi verso la felicità di coppia (Tau Editrice 2016); Oltre la morte di Dio. La fede alla prova del dubbio (San Paolo 2017).

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