"Gesù non è un Messia che aspira ad un trono terreno"

A conclusione dell’Angelus, Benedetto XVI elogia la riconciliazione tra la chiesa polacca e quella russa

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di Luca Marcolivio

CASTEL GANDOLFO, domenica, 19 agosto 2012 (ZENIT.org) – Proclamare che l’umanità mangerà la carne del Figlio di Dio e ne berrà il sangue (cfr. Gv 6,54) non è certo un discorso fatto “per attirare i consensi”. Lo ha affermato oggi papa Benedetto XVI durante l’Angelus, a commento del Vangelo odierno (Gv 6,51-58), “parte finale e culminante del discorso fatto da Gesù nella sinagoga di Cafarnao”.

Se da un lato, i discepoli erano entusiasti dei tanti miracoli (l’ultimo in ordine di tempo era stata la moltiplicazione dei pani e dei pesci, avvenuta appena il giorno prima), a Gesù non interessa essere portato in trionfo come re d’Israele.

Infatti il discorso nella sinagoga di Cafarnao “smorza gli entusiasmi e provoca molti dissensi”, ha spiegato il Papa. Gesù, “spiegando l’immagine del pane, afferma di essere stato mandato ad offrire la propria vita, e chi vuole seguirlo deve unirsi a Lui in modo personale e profondo, partecipando al suo sacrificio d’amore”, ha aggiunto Benedetto XVI.

Successivamente Gesù istituirà il sacramento dell’Eucaristia, “perché i suoi discepoli possano avere in se stessi la sua carità e, come un unico corpo unito a Lui, prolungare nel mondo il suo mistero di salvezza”. Gesù, però, non è un Messia che “aspira a un trono terreno”, né si reca a Gerusalemme per conquistarla, quanto, piuttosto “per condividere la sorte dei profeti: dare la vita per Dio e per il popolo”.

Quei pani spezzati per migliaia di persone “non volevano provocare una marcia trionfale, ma preannunciare il sacrifico della Croce, in cui Gesù diventò Pane spezzato per la moltitudine, corpo e sangue offerti in espiazione per la vita del mondo”, ha proseguito il Pontefice.

Si tratta quindi di un discorso che Gesù fa, intenzionalmente, “per disilludere le folle e, soprattutto, per provocare una decisione nei suoi discepoli. Infatti, molti tra questi, da allora, non lo seguirono più”.

“Cari amici, lasciamoci nuovamente stupire dalle parole di Cristo – ha esortato il Santo Padre -. Egli, chicco di grano gettato nei solchi della storia, è la primizia dell’umanità nuova, liberata dalla corruzione del peccato e della morte”.

Benedetto XVI ha anche invitato a riscoprire “la bellezza del Sacramento dell’Eucaristia, che esprime tutta l’umiltà e la santità di Dio: il suo farsi piccolo, frammento dell’universo per riconciliarlo interamente nell’amore”.

Dopo la recita della preghiera mariana, il Papa, durante i saluti ai fedeli polacchi, ha reso il proprio omaggio al Patriarca di Mosca, Kirill I, esprimendo la propria soddisfazione per l’incontro tra il patriarca russo e il presidente dei vescovi polacchi, monsignor Józef Michalik, da cui è scaturito il documento per la riconciliazione tra le due chiese nazionali (cattolica quella polacca, ortodossa quella russa).

“È questo un evento importante – ha detto a tal proposito il Pontefice – che suscita speranza per il futuro. Affido i suoi frutti alla benevolenza di Maria, implorando la benedizione di Dio”.

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ZENIT Staff

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