Demo fur alle

Demo fur alle - Wikimedia Commons

Gender nelle scuole: anche la Germania si ribella

Circa 2mila manifestanti hanno sfilato in Assia contro un progetto di educazione sessuale per studenti bambini

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Va ascritto un merito all’ideologia gender, quello di aver ridestato le coscienze di popoli d’ogni latitudine. Dal Messico all’Italia, dalla Colombia alla Francia, imponenti manifestazioni hanno visto sfilare nelle strade gente comune – genitori con figli, giovani e anziani – per opporsi a un’antropologia che minaccia la verità dell’uomo e viola la responsabilità educativa delle famiglie.
La resistenza al gender si registra anche in luoghi dove la mentalità comune è notoriamente più aperta rispetto alle novità. In Germania, ad esempio. Destò scalpore un episodio avvenuto due anni fa, quando a una coppia di genitori fu notificato l’arresto per non aver acconsentito che la figlia partecipasse a corsi di educazione sessuale a scuola. Il carcere fu evitato solo perché la mamma era incinta.
Nella regione dove si registrò il fatto, la Renania Settentrionale-Vestfalia, si ebbero poi dei raduni in solidarietà della famiglia verso cui fu preso il provvedimento. E il tema del gender torna oggi a scuotere le coscienze dei tedeschi.
In Assia, la regione di Francoforte, tre settimane fa oltre 2mila persone hanno dato vita a un corteo per protestare contro “l’indottrinamento” dell’educazione sessuale ai bambini delle scuole primarie.
Ad agosto, infatti, in questo Land situato nel cuore della Germania, è entrato in vigore un nuovo programma di studi che ha lo scopo ufficiale di veicolare presso gli studenti la “accettazione di lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e intersessuali”.
La decisione è stata ratificata da Ralph A. Lorz, ministro della Cultura dell’Assia, nonostante il Consiglio dei genitori avesse manifestato la propria contrarietà a questo piano di studi rifiutando di firmarne il consenso. Obiezioni sono state sollevate anche da Chiesa evangelica e da esponenti cattolici, i quali avevano sottolineato che questi corsi sono indirizzati a bambini che non hanno l’età appropriata per confrontarsi con determinati temi.
Con un certo anticipo, ad inizio settembre, è stata allora organizzata per il 30 ottobre da associazioni familiari una manifestazione a Wiesbaden, capitale dell’Assia, denominata “Demo für alle” (Dimostrazione per tutti).
Circa 2mila i partecipanti. Una cifra che Hedwig von Beverfoerde, portavoce di una delle associazioni organizzatrici, non esita a definire un grande successo. “Abbiamo confutato diffamazioni e calunnie nei nostri confronti, secondo cui vorremmo negare diritti agli omosessuali”, ha detto la portavoce.
Che ha dunque aggiunto che questo piano di studi non punta a promuovere rispetto, bensì a “indottrinare e costringere bambini dai sei ai dieci anni ad affrontare argomenti che violano il loro pudore”.
Mons. Heinz Josef Algermissen, vescovo di Fulda, ha inviato un saluto ai manifestanti, ringraziandoli in quanto “consapevoli della vostra responsabilità di cristiani”.
Il curriculum prevede che nella fascia d’età dai sei ai dieci anni vengano illustrate “diverse situazioni familiari”, comprendenti genitori single, famiglie affidatarie e coppie dello stesso sesso. Per bambini dai dieci ai dodici anni, previsto un corso relativo a “diversi orientamenti sessuali e identità di genere”. Secondo i detrattori, l’obiettivo è promuovere una “autodeterminazione sessuale di bambini e giovani”.
In passato proteste analoghe anche ad Amburgo, nonché in Sassonia, in Vestfalia e in Baviera. Significativo quanto avvenuto in Baden-Wuttemberg,  dove a seguito dell’introduzione di un piano di studi all’insegna del gender nel 2013, oltre 200mila persone avevano firmato una petizione di protesta all’indirizzo del Land. Il Governo aveva così deciso di modificare il progetto venendo incontro alle preoccupazioni evidenziate dai genitori. Segno del fatto che il ridestarsi delle coscienze non è vano.

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Federico Cenci

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione