"È in atto un 'progetto mirato' per sradicare i cristiani dalla Siria"

Il vicario di Aleppo denuncia i drammi che vive la popolazione a causa dei bombardamenti con armi pesanti in corso sui quartieri cristiani, e dopo gli attacchi a chiese e scuole a Pasqua

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È “peggiorata” la situazione ad Aleppo: in città si assiste “a una progressiva escalation militare” a fronte di una popolazione civile, cristiani e musulmani, “stanca” della guerra e di questi “atti terribili di violenza”. Tuttavia, potenze e interessi “regionali e internazionali” mantengono vivo il conflitto, inviando “armi e munizioni sempre più potenti e letali”.

Il drammatico reportage che si vive in queste ore in Siria giunge dal vicario apostolico di Aleppo dei latini, mons. Georges Abou Khazen, il quale all’agenzia Asia News spiega che la città, un tempo motore economico del paese, rischia di essere distrutta dalla follia di una guerra che non risparmia case, chiese, scuole e organizzazioni umanitarie. Sono state decine, infatti, le vittime cristiane uccise dagli attacchi degli ultimi giorni. E il numero, afferma il prelato, “potrebbe aumentare perché vi sono ancora diversi cadaveri intrappolati fra le macerie degli edifici crollati a causa dei bombardamenti”. 

L’escalation del conflitto ha coinvolto anche i quartieri cristiani, che registrano numerose vittime e feriti gravi. “Nella notte fra venerdì e sabato scorso, al culmine della Pasqua ortodossa – racconta mons. Khazen – i quartieri cristiani sono stati bombardati con armi pesanti, missili mai visti prima d’ora, razzi lunghi fino a tre metri”. Per il prelato è “una cosa nuova, dall’enorme potenza distruttiva”.

Finora, aggiunge, “eravamo abituati a pallottole e colpi di mortaio. Abbiamo visto palazzi di cinque piani sventrati, edifici rasi al suolo, gente che aveva paura ad uscire per strada ed è rimasta intrappolata… Mai visto nulla del genere”. 

Gli attacchi sono continuati anche nei giorni successivi: “ad esempio, la scorsa notte – racconta il vescovo – abbiamo vissuto momenti terribili vicino al vescovado, miliziani ed esercito regolare che combattevano fra loro. Ma non sappiamo perché ora abbiano preso di mira anche i civili”. Nei giorni scorsi sono state colpite poi anche chiese e scuole, chiuse per le festività della Pasqua: “Ora hanno riaperto ma il pericolo di nuovi attacchi resta” e anche gli istituti educativi ora sono obiettivi sensibili. 

Una grave denuncia arriva pure dai salesiani del Medio Oriente che confermano la morte di due fratelli cristiani di 21 e 17 anni, Anwar Samaan e Misho Samaan, insieme alla loro madre, causata da un missile che ha centrato la loro abitazione lo scorso 10 aprile. Due giorni più tardi, il 12, un raid aerei dell’aviazione siriana ha colpito una scuola in un quartiere di Aleppo nelle mani dei ribelli, uccidendo cinque bambini, tre insegnanti donne e un uomo.

In risposta, nei quartieri controllati dai ribelli, 135 istituti educativi e i mercati rionali resteranno chiusi per tutta la settimana. Testimoni locali riferiscono che le persone sono “più spaventate” del solito e dozzine di famiglie hanno lasciato le loro case in cerca di rifugio nei campi profughi in Turchia o sono sfollati interni nella stessa Aleppo.

I vescovi cattolici chiedono quindi alla comunità internazionale di intervenire per fermare il conflitto. Anche se, come spiega mons. Georges, sono proprio le potenze in campo – ovvero Stati Uniti, Arabi Saudita, Turchia, Francia – che “soffiano sul conflitto e forniscono armi sempre più pesanti e letali ai combattenti”. “Siamo stanchi della guerra, non mandate più armi” è dunque l’appello del presule, che sottolinea come tutto ciò sia la dimostrazione “che è in atto un progetto mirato per sradicare i cristiani” dalla Siria, dall’Iraq, dal Medio Oriente.

“Bombe e missili – soggiunge – non sono fatti per stuzzicare, ma per uccidere” e per far crollare il mosaico di convivenza e sentimenti comuni che era la Siria prima della guerra, dove cristiani e musulmani “vivevano uniti e senza tensioni di natura confessionale”. 

Nel colloquio con Asia News, il prelato esprime infine la propria gratitudine a Papa Francesco per gli appelli a favore dei cristiani perseguitati in Medio Oriente. Un grazie va anche alla Chiesa di Aleppo che continua i progetti di accoglienza e aiuto alle vittime della guerra, cristiani e musulmani, in condizioni che si fanno sempre più difficili.

“In passato abbiamo distribuito cibo, vestiario. Ora stiamo allestendo Centri di accoglienza nelle parrocchie – spiega mons. Khazen – perché vogliamo trovare un riparo per quanti hanno abbandonato le loro abitazioni, colpite dai missili. Le porte sono aperte a cristiani e musulmani, come è sempre avvenuto anche in passato. Questa è la bellezza della Siria, il dialogo e l’accoglienza fra persone di religione diversa, che i combattenti provenienti dall’estero e imbevuti di ideologia vogliono distruggere”.  

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ZENIT Staff

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