Domenica prossima il Papa beatificherà una Spagnola, messaggera d’amore

Parla padre Antonio Sáez, il postulatore della causa di Matilde Téllez Robles

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ROMA, 17 marzo 2004 (ZENIT.org).- Mentre è ancora viva la commozione provocata dagli attentati terroristici di Madrid, domenica prossima, Giovanni Paolo II proporrà al mondo il messaggio d’amore di una beata spagnola.

Nella IV domenica di Quaresima, alle ore 10:00, il Papa celebrerà l’Eucarisita sul sagrato della Patriarcale Basilica Vaticana proclamando beata, insieme ad altri tre Servi di Dio, Matilde del Sagrado Corazón Téllez Robles (Spagna, 1841-1902), fondatrice della Congregazione delle Figlie di Maria Madre della Chiesa.

Madre Matilde ha coniugato nella sua vita contemplazione e apostolato, dedicandosi all’assistenza dei più bisognosi, soprattutto dei malati, come ricorda in questa intervista concessa a ZENIT il postulatore della sua causa, padre Antonio Sáez de Albéniz, o.ss.t.

Chi è Matilde Téllez Robles? Perché la Chiesa rende universale questa figura proclamandola beata?

P.Antonio Sáez de Albéniz: Matilde Téllez Robles nacque a Robledillo de la Vera, nella provincia di Cáceres, in Spagna, il 30 maggio 1841; il giorno dopo venne battezzata. Quando aveva dieci anni, suo padre, che era notaio, decise di stabilirsi a Béjar (Salamanca).

In quella città Matilde ricevette una buona istruzione e mostrò le sue precoci inquietudini religiose. Fu Presidentessa delle Figlie di Maria, partecipò molto attivamente alle Conferenze di San Vincenzo dé Paoli e alle opere pastorali della parrocchia. Matilde fu, senza dubbio, una delle tante donne che nel corso del XIX secolo, ognuna a suo modo e con le proprie caratteristiche, si dedicarono anima e corpo alla fede e alla missione della Chiesa in tutti gli ambiti della società.

Beatificandola, la Chiesa riconosce la sua virtù, il suo potere di intercessione e il magistero del suo esempio.

La futura beata era una donna più incline alla contemplazione o all’azione?

P.Antonio Sáez de Albéniz: La contemplazione e l’azione non devono essere separate, ma presenti contemporaneamente. Una contemplazione scarna e lontana dalle necessità degli uomini si allontanerebbe da ciò che Cristo è stato in realtà: il Figlio che viveva nella perpetua intimità con il Padre e l’Inviato che andava per le strade, predicava, insegnava e curava i malati e gli indemoniati perché quella era la volontà di Colui che l’aveva mandato.

L’azione senza preghiera sarebbe forse soltanto filantropia. Fin da molto giovane, Matilde amava stare ai piedi del Tabernacolo. Scoprì molto presto il valore della riparazione, e se qualche volta pensò di entrare in un convento di clausura, in seguito decise di andare per le strade a cercare i peccatori, i poveri, i malati e tutti coloro che erano i prediletti di Gesù: “Signore, io Ti porterò tutti i cuori che potrò perché Ti amino e Ti adorino”, diceva. Durante tutta la sua vita fu profondamente radicata nella preghiera e impegnata a portare ai più bisognosi l’amore di Cristo.

Cosa spinse Matilde Téllez Robles a fondare la Congregazione delle Figlie di Maria Madre della Chiesa?

P.Antonio Sáez de Albéniz: Come Presidentessa delle Figlie di Maria, aveva delle amiche che cercavano di seguire Gesù in modo più profondo. Dopo aver parlato ed essersi consultate a lungo, decisero che si sarebbero costituite in un’associazione religiosa che chiamarono “Adoratrici di Gesù e Figlie di Maria Immacolata”.

Il giorno in cui era stato deciso che iniziassero la loro vita in comunità, però, tutto il gruppo, con una sola eccezione, si tirò indietro. Soltanto María Briz rimase con Matilde. In una casetta piccola ed umile cominciarono la loro vita in comunità e l’apostolato con i malati, con le orfane, etc.

Presto si trasferirono a Don Benito, nei pressi di Cáceres, dove l’Istituto cominciò ad ampliarsi e durante la vita di Matilde arrivò ad avere otto case. In occasione della peste che colpì Don Benito, le Sorelle diedero il loro eroico contributo, tanto che la prima compagna di Matilde, María Briz, contagiata mentre assisteva i malati, morì, venendo poi ricordata dalle consorelle per la sua bontà ed il suo eroismo.

Il nome di “Adoratrici di Gesù e Figlie di Maria Immacolata” durò fino al 1962, quando fu sostituito dall’attuale “Figlie di Maria Madre della Chiesa”.

Come riusciva a conciliare, la beata, il vivere l’Eucarestia e l’attenzione nei confronti dei più bisognosi?

P. Antonio Sáez de Albéniz: Per Matilde non era un problema unire le due cose, l’amore per Dio e quello per il prossimo. L’amore è uno solo: si può dire che ha due aspetti, ma sono inseparabili. Gesù ha spiegato questo nel Vangelo.

Quando Matilde andava per le strade ad assistere i malati o a svolgere qualsiasi altra opera di apostolato, portava il sorriso e l’amore che aveva ricevuto ai piedi del Tabernacolo, e una volta tornata a casa si recava nella cappella per raccontare a Gesù ciò che aveva fatto, e profondersi così in espressioni d’amore e di ringraziamento. La sua vita era davvero “unificata”.

Quali tratti mariani hanno caratterizzato la vita di madre Matilde e l’opera di fondazione della sua Congregazione?

P. Antonio Sáez de Albéniz: Fin da bambina, Matilde imparò ad amare Maria. Nella sua famiglia si pregava e onorava continuamente la Madre di Dio. Ho già detto come da giovane fu Presidentessa delle Figlie di Maria. Non so dire, però, se fu Maria a portarla al Tabernacolo o se fu questo a farle comprendere il posto unico che Maria occupa nella storia della salvezza.

Il fatto è che ella ha saputo unire le sue due devozioni in modo ammirevole. “Maria mi accompagna ad ogni ora e non smette di ricordarmi un Tabernacolo”, scrisse una volta. “Madre mia, amalo con il tuo cuore attraverso il mio… Proteggi la mia inutilità di fronte a Gesù Sacramentato”.

Per Matilde, Maria era Madre, Maestra, Guida e Confidente. Amava mettersi davanti l’immagine della Vergine e raccontarle tutto ciò che faceva, le sue preoccupazioni, il suo amore per Gesù.

Madre Matilde cercava di cambiare le strutture sociali?

P. Antonio Sáez de Albéniz: Madre Matilde sapeva bene che il cambiamento delle strutture non era direttamente una sua competenza. Quello che cercò sempre di fare fu agire con amabilità e giustizia, con amore e comprensione. Fece tutto il possibile perché le cose cambiassero e si avvicinassero di più al Vangelo, e naturalmente non rimase in silenzio quando ebbe occasione di parlare con chi poteva contribuire a migliorare la situazione.

Cosa direbbe oggi Madre Matilde alle nostre società, tutte caratterizzate da carenze enormi a causa della solitudine e di molte forme di emarginazione?

P. Antonio Sáez de Albéniz: Credo che le sarebbe piaciuto molto ciò che Giovanni Paolo II ha gridato fin dal primo momento del suo pontificato: “Spalancate le porte a Cristo!”. Matilde lo avrebbe proclamato con tutte le sue forze, poichè era convinta del fatto che dove entra Cristo lì c’è Luce, c’è Vita e c’è Amore, perché Cristo, e solo Cristo, è la Via.

La Congregazione delle Figlie di Maria Madre della Chiesa è attualmente presente in Spagna, in Portogallo, in Italia e in vari Paesi dell’America Latina. La Curia Generalizia ha sede a Madrid (calle Marqués de Viana, 45 – 28039 Madrid). E-mail: hmmicg@planalfa.es.

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ZENIT Staff

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