Compendio di saggezza sociale

Lo storico volume chiarisce la ragione dell’impegno della Chiesa nel mondo

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CITTÀ DEL VATICANO, sabato, 6 novembre 2004 (ZENIT.org).- Nonostante la scarsa eco nei mezzi di comunicazione, la pubblicazione del Compendio della dottrina sociale della Chiesa, avvenuta lunedì 25 ottobre, è stato un evento importante. Il Compendio riunisce, per la prima volta nella storia della Chiesa, insegnamenti del Magistero sulle questioni sociali.

L’introduzione al volume spiega che il testo “si propone come uno strumento per il discernimento morale e pastorale dei complessi eventi che caratterizzano i nostri tempi” (n. 10). Esso è inteso “come una guida per ispirare, a livello individuale e collettivo, comportamenti e scelte tali da permettere di guardare al futuro con fiducia e speranza”.

Il testo inizia spiegando le basi dell’interesse della Chiesa nelle questioni sociali. All’alba del terzo millennio, la Chiesa continua a predicare il nome di Cristo come via di salvezza.

Tale salvezza si ottiene non solo nella nuova vita dopo la morte, “ma investe anche questo mondo nella realtà del’economia e del lavoro, della tecnica e della comunicazione, della società e della politica, della comunità internazionale e dei rapporti tra le culture e i popoli”, afferma il Compendio al punto n. 1.

La salvezza offerta da Cristo è propria dell’intera persona ad ogni livello, personale, sociale, spirituale e corporale. Questa salvezza è anche universale. Sussiste pertanto un collegamento “tra il rapporto che la persona è chiamata ad avere con Dio e la responsabilità nei confronti del prossimo, nella concretezza delle situazioni storiche” (n. 40).

Orientamenti fondamentali

La parte introduttiva del Compendio tratta di una serie di temi fondamentali che sono alla base dell’insegnamento sociale della Chiesa. Il testo sottolinea anzitutto che l’impegno nelle questioni sociali non è solo motivata da mere considerazioni filantropiche o di interesse politico. “Scoprendosi amato da Dio l’uomo comprende la propria trascendente dignità, impara a non accontentarsi di sé e ad incontrare l’altro in una rete di relazioni sempre più autenticamente umane”. (n. 4).

L’amore cristiano che dovrebbe trasformare i rapporti, sprona le persone ad interessarsi dei problemi di coloro che gli stanno vicino, sostiene il Compendio. Questo amore ha la sua fonte nella Trinità, ed è proprio l’amore che ha ispirato il ministero di Gesù. Il comandamento dell’amore contenuto nei Vangeli “deve ispirare, purificare ed elevare tutti i rapporti umani nella vita sociale e in politica” (n. 33).

Un altro importante elemento spirituale a fondamento dell’azione sociale è il superamento del peccato attraverso la trasformazione della persona umana. La vita personale e sociale, osserva il testo al n. 41, è minacciata dal peccato, ma Cristo ci ha dato un esempio da seguire. Trasformare noi stessi seguendo il modello dato da Cristo all’umanità “è presupposto essenziale” per trasformare i nostri rapporti con gli altri (n. 42)

Trovare il giusto equilibrio tra le realtà spirituale e temporale è un altro tema affrontato nella prima parte del Compendio. Al n. 45, il testo cita la costituzione “Gaudium et spes” del Concilio Vaticano Secondo, che riconosce l’autonomia degli affari terreni nell’ambito delle proprie leggi e dei propri valori. Allo stesso tempo questa autonomia non dovrebbe indurci a pensare che la creazione possa essere usata senza alcun riferimento a Dio.

Se l’umanità insiste nel volersi ridurre ad una visione esclusivamente terrena, questo rifiuto della trascendenza lo porterà ad un’alienazione che danneggerà anche la solidarietà tra le persone, osserva il Compendio, citando l’enciclica di Giovanni Paolo II “Centesimus annus”.

Politica e religione

Stabilire la giusta prospettiva sulla natura del ruolo della Chiesa nelle questioni sociali è un altro degli argomenti di apertura trattati dal Compendio. La Chiesa è al servizio del Regno di Dio, attraverso la proclamazione dei valori del Vangelo. Tuttavia, “tale dimensione temporale del Regno è incompleta, se non è coordinata col Regno di Cristo, presente nella Chiesa e proteso alla pienezza escatologica” (n. 50).

Pertanto, la Chiesa non deve essere confusa con una comunità politica, non essendo legata ad alcun sistema politico. “Si può anzi affermare che la distinzione fra religione e politica e il principio della libertà religiosa costituiscono un’acquisizione specifica del cristianesimo, di grande rilievo sul piano storico e culturale” (n. 50).

L’avvento del Regno di Dio, spiega il punto successivo, non si rileva nella prospettiva di una particolare organizzazione sociale, politica o economica, ma è “testimoniato dallo sviluppo di una società umana che è per gli uomini lievito di realizzazione integrale, di giustizia e di solidarietà, nell’apertura al Trascendente come termine di riferimento per il proprio definitivo compimento personale”.

Nel contesto della missione la Chiesa è coinvolta in questioni sociali come parte del suo ruolo di condividere le gioie e le speranze, le ansietà e le tristezze degli uomini e delle donne in ogni luogo e tempo (n. 60). In questo contesto la Chiesa vuole promuovere il Vangelo, perché la società non è solo una realtà terrena, ma è una realtà composta di uomini e donne che sono la via della Chiesa (n. 62).

Il fatto che la Chiesa abbia questa preoccupazione per le questioni sociali non sta a significare che essa stia deviando dalla sua missione. La redenzione, la missione di salvezza della Chiesa, si colloca certamente in un ordine sopranaturale, osserva il Compendio. Tuttavia, il sopranaturale non è un qualcosa che inizia dove finisce il naturale, ma è l’elevazione del naturale ad un livello superiore. “Così che niente dell’ordine della creazione e dell’umano è estraneo ed escluso dall’ordine soprannaturale e teologale della fede e della grazia, ma piuttosto vi è riconosciuto, assunto ed elevato” (n. 64).

Pertanto, si osserva al n. 66, la dottrina sociale forma parte integrante dell’evangelizzazione della Chiesa. Infatti, il piano di redenzione tocca questioni inerenti la giustizia e la carità. Tuttavia, vi sono dei limiti alla dottrina sociale. La Chiesa, recita il n. 68, non interviene in “questioni tecniche”, né propone sistemi o modelli di organizzazione sociale.

Il Compendio difende poi il diritto della Chiesa di proclamare i suoi insegnamenti su questioni sociali. Questa proclamazione è parte del ruolo di insegnamento della Chiesa, e le verità che essa proclama derivano dalla stessa natura umana e dal Vangelo. La Chiesa ha un diritto e un dovere a proclamare “la parola liberante del Vangelo” (n. 70), al mondo.

Un lavoro in corso

Il Compendio osserva che la dottrina sociale della Chiesa si è formata gradualmente, nel corso del tempo, attraverso una serie di dichiarazioni su diverse questioni. Questo aiuta a capire che, nel tempo, sono state apportate delle modifiche relative alla sua natura e alla sua struttura.

Questo processo è ancora in corso. Nel n. 86, il Compendio fa riferimento alla dottrina sociale come un “cantiere”, in cui “la verità perenne penetra e permea la verità contingente, tracciando vie di giustizia e di pace”.

Ma questo insegnamento non può essere ridotto ad un livello socio-economico. La dottrina sociale è teologia per sua natura ed ha il suo fondamento nella Rivelazione biblica e nella Tradizione della Chiesa (nn. 72- 74). In questo senso la fede interagisce con la ragione in maniera che “il mistero di Cristo illumina il mistero dell’uomo” (n. 75). Accanto alla Rivelazione e alla Tradizione, la dottrina sociale si arricchisce anche della filosofia e delle scienze sociali.

Nella sua presentazione del Compendio, del 25 ottobre scorso, il cardinale Renato Martino, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, ha dichiarato che
il documento “ora viene messo a disposizione di quanti – cattolici, altri cristiani e persone di buona volontà – cercano sicure indicazioni di verità per meglio promuovere il bene sociale delle persone e delle società”. Un compito più che mai necessario.

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ZENIT Staff

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