«La nostra democrazia è minata. E i nostri rappresentanti mi fanno l’effetto di minatori incoscienti che si mettono a fumare sigarette in una miniera piena di grisou».
Correva l’anno 1964, dunque tempi non sospetti, quando il filosofo Norberto Bobbio, in una lettera allo storico Giuseppe Tamburrano, evidenziava segnali di pericolo i cui effetti oggi sono tristemente visibili e palpabili: la comunità ha smarrito il senso dell’unità e perduto i punti di riferimento. Le istituzioni, invece, sono concepite quasi come nemiche, perciò da combattere ed abbattere. Sul clima di disaffezione verso lo Stato e le sue articolazioni ha di certo influito la percezione della sua impotenza o del ritardo a distribuire in modo più equo la ricchezza e servizi sociali, per una cronica e colpevole inadeguatezza della burocrazia o, peggio, per colpevole disinteresse e motivi riconducibili alla corruzione. Se poi a ciò si aggiungono fenomeni recentissimi, quali una legiferazione spesso platealmente inutile tanto superflua, una lunghissima ed estenuante crisi economica aggravata dal problema delle migrazioni, balza evidente agli occhi la necessità di rifondare la politica, restituendo fiducia e voglia di partecipazione affinché non si ripetano certe devianze e quella generalizzata sensazione di impotenza e fatalismo venga cancellata da una nuova voglia di vera democrazia e partecipazione.
In questo auspicato panorama di interventi radicali, la nostra fede ci ricordai valori cristiani che a ben vedere hanno una valenza universale: il primato della dignità della persona; la concezione del potere come servizio; il rispetto per il prossimo; la giustizia sociale, da attuare attraverso l’equa divisione dei beni. Punti cardine, indispensabili per una rivalutazione del ruolo della politica in una visione laica della società, capace di dare senso alla vita dello Stato.
Per i cattolici, e non solo per loro, alcuni elementi appaiono imprescindibili: la famiglia quale luogo primo dell’apprendimento della socializzazione; la scuola, palestra del sapere ma anche della cultura dell’impegno e della responsabilità; partiti, movimenti, associazioni e sindacati oggi burocratizzati e sclerotizzati, che tornino a pulsare ed a svolgere la funzione di corpi intermedi; social network e agorà dei media vettori di informazioni e verità, e non di fango; affermazione del principio di sussidiarietà; tutela del pluralismo; senso civico; fiducia nei valori dell’Europa, non di certo quelli mercantili ed economici bensì quelli libertari, cristiani, culturali ed artistici.
È ciò che serve per ricostruire la speranza e, per molti versi, l’idea stessa di Repubblica e democrazia, tenendo presente che se è vero che ogni nazione ha i governanti che si merita, forse è il caso che l’onestà, il rigore, la preparazione, la serietà, la giustizia si affermino a cominciare dalla base della piramide sociale, secondo l’insegnamento attualissimo di Giorgio La Pira: «Non si dica quella solita frase poco seria: la politica è una cosa brutta! No: l’impegno politico è un impegno di umanità e di santità; è un impegno che deve poter convogliare verso di sé gli sforzi di una vita tutta tessuta di preghiera e di meditazione, di prudenza, di fortezza, di giustizia e di carità». Solo così si dà anima ed ideali al Paese per il bene di tutti.
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Mons. Bertolone: "Riabilitiamo la politica di cui c’è bisogno"
Forse è il caso che l’onestà, il rigore, la preparazione, la serietà, la giustizia si affermino a cominciare dalla base della piramide sociale