Foto: ZENIT - RR

L’uomo dal fiore in bocca? Lo siamo un po’ tutti…

Un eccellente ed esuberante Gabriele Lavia dirige e interpreta una rivisitazione del classico pirandelliano, in scena al Quirino fino al 18 dicembre

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Gabriele Lavia ritorna al dramma pirandelliano con L’uomo dal fiore in bocca… E non solo, al Teatro Quirino di Roma, dopo il successo di Sei personaggi in cerca d’autore all’Eliseo, in questo stesso anno. Ne cura la regia e l’adattamento, che si incentra su temi esistenzialisti: il senso della morte e la diatriba irrisolta tra uomo e donna.
Una scenografia imponente che riproduce alla perfezione una stazione ferroviaria di fine ‘800 – opera di Alessandro Camera – con un orologio fermo e la pioggia a catinelle, in una serata di mezza estate. Un “pacifico avventore” carico di pacchetti colorati arriva affannato nella piccola stazione provinciale siciliana, dopo aver perso il treno e inizia una conversazione astrusa con un altro avventore, che lo intrattiene con discorsi fuori dal comune. Stupito l’uomo lo ascolta, ritenendolo un pazzo. In realtà entrambi hanno molto in comune, se solo lo sapessero… Sullo sfondo aleggia una figura di donna misteriosa che passeggia su e giù per la stazione e si ferma a osservarli, dal vetro, in attesa.
Racconta Gabriele Lavia a Zenit: “L’uomo dal fiore in bocca? Lo siamo un po’ tutti: uomini e donne. Come dicevano i greci, la vita è un percorso circolare che da uno stato senza vita porta a un altro stato senza vita”. L’originale pirandelliano è stato arricchito dalla contaminazione con altri scritti del drammaturgo di Agrigento, per consentire queste digressioni sul ruolo della donna “croce e delizia” e sulla morte “compagna invisibile” del nostro passaggio terreno. “È tra gli spettacoli più difficili che abbia mai fatto”, aggiunge il regista.
Un Gabrielle Lavia sopra le righe per performance e presenza scenica che ipnotizza il pubblico, a scapito del pacifico avventore, il bravo Michele Demaria, dotato di una buona capacità espressiva, ma fagocitato dall’imponenza dell’attore protagonista. Un’ora e venti di quasi solo monologo, che riesce a divertire e tenere alta l’attenzione, con temi universali come l’amore, la morte, il rapporto donna-uomo.
Un finale amaro, sarcastico, nella migliore tradizione pirandelliana.  Assolutamente imperdibile. In scena fino al 18 dicembre.
***
Al Teatro Quirino
L’uomo dal fiore in bocca … E non solo
di Luigi Pirandello
Adattamento: Gabriele Lavia
Con Gabriele Lavia, Michele Demaria, Barbara Alesse
Scene: Alessandro Camera
Costumi: Elena Bianchini
Musiche: Giordano Corapi
Luci: Michelangelo Vitullo
Regista assistente: Simone Faloppa
Regia: Gabriele Lavia
 
 

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Rita Ricci

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