Maculopatia: la prima causa di perdita della vista in Occidente

Buone possibilità di recupero della vista sono consentite dall’ozonoterapia

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Il dott. Giorgio Grechi, ozonoterapeuta specializzato in oculistica che esercita nella città di Roma, ci segnala il caso di una sua paziente affetta da una patologia della retina nota con il nome generico di maculopatia. Si tratta di una patologia che, specie con riferimento all’età senile, viene considerata la prima causa di perdita della vista in Occidente (all’incirca il 41% dei non vedenti secondo l’OMS).
La retina è lo strato interno dell’occhio costituito da cellule nervose. Funziona come una sorta di pellicola fotografica: raccoglie le immagini e le trasforma in segnali nervosi che vengono trasmessi al cervello attraverso il nervo ottico. La macula è la parte centrale della retina, sede della visione distinta.
Le arterie e le vene svolgono una funzione molto importante nel funzionamento della retina; qualora infatti siano presenti alterazioni o lesioni delle stesse a causa di varie patologie (ipertensione, diabete), si determina una riduzione dell’afflusso di sangue verso i tessuti oculari, con la possibilità di veri e propri infarti retinici.
La signora Matilde, paziente del dott. Grechi, presentava, da circa dieci anni, un progressivo calo della vista conseguente, appunto, a una vasculopatia ipertensiva. La paziente era affetta, per la precisione, da una degenerazione maculare nei due occhi, con una capacità visiva nulla nell’occhio sinistro e ridotta a 4/10 nell’occhio destro.
Dopo aver effettuato dodici piccole autoemoinfusioni alla percentuale di 30 microgrammi in 20 cc. di miscela O2-O3, la paziente ha evidenziato un netto recupero del visus dell’occhio destro, arrivando a riacquistare una capacità visiva di quasi 8-9/10.
Secondo il medico, tale netto miglioramento deve attribuirsi alla migliore ossigenazione delle cellule deputate al funzionamento della macula. Resta inteso che la degenerazione della struttura maculare che aveva determinato
la perdita visiva è rimasta immutata. Il miglioramento della capacità visiva dell’occhio destro è stato quindi determinato dal recupero funzionale delle cellule superstiti, che si sono parzialmente riattivate grazie ad una migliore
irrorazione di ossigeno all’interno dei tessuti. Non si tratta quindi di una restitutio ad integrum della struttura oculare, che continua a presentare le stesse criticità di prima, ma di un recupero funzionale delle cellule meno sofferenti che, riacquistando una relativa vitalità, hanno compensato il deficit delle cellule lese, migliorando così la funzione complessiva della visione.

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ZENIT Staff

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